- Tra le 4 e le 4 e 30 pm del 15 febbraio 2012 – ora indiana – la Enrica Lexie è
avvicinata da un’imbarcazione sospetta. Non ricevendo risposta a
segnalazioni luminose e acustiche, il team dei fucilieri di marina a
bordo spara dei colpi in acqua, mentre l’equipaggio viene fatto riparare
nei locali blindati della cosiddetta “cittadella”. L’imbarcazione
sospetta cambia rotta e si allontana. Nella circostanza il comandante
Vitelli lancia l’allarme SSAS Alert, che avvisa in tempo reale, tra gli
altri, anche la Guardia Costiera indiana.
- «Erano le 9 e 30 della sera. Ho sentito un grande rumore. Mi sono svegliato e ho visto Julas che perdeva sangue dal naso e dalle orecchie. Ho gridato. Ho svegliato gli altri. Anche loro urlavano. Quando ci hanno sentito, dalla nave hanno cominciato a spararci addosso. Era nera in alto e rossa alla base». Freddy Bosco, il proprietario del peschereccio Saint Antony, è appena sceso su un molo a Neendakara. Parla a una selva di microfoni. Vicino a lui c’è un poliziotto. Un cronista, sorpreso, lo interrompe. «L’incidente — obietta — è avvenuto prima delle 17!». Bosco insiste: «Erano le 9 e 30 di sera»
- «Erano le 9 e 30 della sera. Ho sentito un grande rumore. Mi sono svegliato e ho visto Julas che perdeva sangue dal naso e dalle orecchie. Ho gridato. Ho svegliato gli altri. Anche loro urlavano. Quando ci hanno sentito, dalla nave hanno cominciato a spararci addosso. Era nera in alto e rossa alla base». Freddy Bosco, il proprietario del peschereccio Saint Antony, è appena sceso su un molo a Neendakara. Parla a una selva di microfoni. Vicino a lui c’è un poliziotto. Un cronista, sorpreso, lo interrompe. «L’incidente — obietta — è avvenuto prima delle 17!». Bosco insiste: «Erano le 9 e 30 di sera»
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27 gennaio 2015 - L'idea di Manconi & Co. per riportare in Italia i due fucilieri è mortificante e nasconde gli errori commessi
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27 gennaio 2015 - L'idea di Manconi & Co. per riportare in Italia i due fucilieri è mortificante e nasconde gli errori commessi
Hanno ragione a dire che Le Carré a loro gli fa un baffo. Un senatore Pd campione dei diritti umani di tutti,
proprio tutti, anche del più fetido spacciatore e del più spietato
criminale; un senatore Fi che si suppone essere liberale, garantista e
rispettoso del ruolo dei militari; un avvocato che fa yoga, si è fatto
induista e naturalmente non se lo è tenuto come evento privato, no, e
sta in una associazione nazionale di cui è presidente: tutti insieme
hanno fatto la bella pensata di far condannare per omicidio colposo,
d'ufficio, a opera di due governi, neanche di una Corte, insomma a
prescindere, come diceva Totò, due militari che, per conto dell'Italia,
rischiavano la vita in missione antipirateria, per i quali non esiste
ancora neanche un capo d'accusa, e che patiscono da tre anni un calvario
indignitoso per la nazione, facendolo in silenzio e dignità.
È la riforma della giustizia all'italiana, tutti
colpevoli, poi si svuotano le carceri, e dell'onore perduto chi se ne
frega. Siccome io sono malpensante, mi viene anche in mente che sia un
assist fornito gratis al governo Renzi. Il premier un anno fa inaugurò
il suo incarico con pubblica telefonata ai due marò in India, con
promesse rivelatesi fallaci. Le ha tentate tutte tranne quelle giuste,
ha lasciato trapelare che era fatta altrettante volte, ora sta cercando
vie traverse per chiudere l'accordo, pronto anche in questo a pagare di
straforo chiunque in loco, pronto a tutto tranne che a iniziative
internazionali limpide a schiena dritta. Un aiutino gli serve, devono
essersi detti alcuni volenterosi.
Non ci facciamo mancare niente.
Siamo al terzo anniversario del calvario di Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone, una storia che ai lettori de Il Giornale è stata
raccontata tappa dopo tappa e bugia dopo bugia, e ora arriva in soccorso
la soluzione creativa bipartisan con contributo della società civile,
all'italiana, anzi all'italo-indiana in salsa yoga. I tre pensatori sono
Luigi Manconi, Lucio Malan e Franco di Maria Jayendranatha, e auspicano
che la loro idea venga presa in considerazione dai governi di Roma e
Nuova Delhi «per risolvere finalmente il problema che, oltre ai due
militari e alle loro famiglie, ha incrinato i rapporti fra i nostri
Paesi». Si stanno dando da fare. Prima lo hanno fatto in un convegno
tenuto al Senato, poi Manconi lo ha messo nero su bianco nel suo blog
per Huffington Post , infine diciamo che ai due politici in queste ora
tocca qualche insulto veloce via Twitter , magari da parte di chi da tre
anni per i due fucilieri di marina si spende e fatica, e che non ha
apprezzato quel che Manconi si sente di definire così: «E se uno scatto
di fantasia e un lampo di immaginazione nell'irrigidito scenario delle
relazioni internazionali risultassero più efficaci della consunta
grammatica della tradizionale attività diplomatica? D'altra parte il
George Smiley di John Le Carré non ricorreva mica alla geometrica
potenza di chissà quale strategia dell'intimidazione, bensì - e con
quali risultati - alle risorse più callide e sottili dell'invenzione
intellettuale».
I tre di fatto propongono una sentenza di condanna
a tavolino, ovvero omicidio colposo, che indica l'assenza di
intenzionalità, e permetterebbe la liberazione dei due fucilieri perché
sia in Italia che in India la pena prevista è di cinque anni, se ne
sconta la metà, e due anni e mezzo sono già trascorsi abbondantemente.
Sfugge loro, o non gliene importa niente, una serie di cose molto serie.
La dignità dei due militari e dello Stato, la possibilità mai esperita
di un arbitrato internazionale, l'illegalità di un processo in India
visto che i fatti sono avvenuti in acque internazionali, la naturale
immunità di funzione di cui avrebbero dovuto godere... I 600 militari
che proteggono oggi le petroliere italiane in pericolo nei mari del
mondo e verrebbero consegnati a una possibile sorte analoga... Le bugie
raccontate da tre governi, la commissione d'inchiesta sempre negata, le
dimissioni di un ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che ancora si
chiede perché Mario Monti abbia deciso di rispedire i marò in India. La
presunzione di innocenza, valida sempre e per tutti, tanto più ora che
finalmente risulta da scambi ufficiali di email che l'incidente
denunciato dalla Lexie avvenne quasi tre ore prima dell'uccisione dei
pescatori indiani... I nostri tre la buttano in sociologia, «si deve
considerare la rispettiva storia diplomatica di Italia e India e il
fatto che ogni vicenda sovranazionale viene regolarmente sopraffatta dal
peso delle diverse tradizioni nazionali, dalle tragedie e dai
pregiudizi che le segnano, dai conflitti geopolitici e, infine, dal peso
vischioso delle cronache domestiche». Già, è tutto molto vischioso,
diciamo che fa schifo.
di Maria Giovanna Maglie - 27 gennaio 2015
fonte: http://www.ilgiornale.it
Questi tre evidentemente hanno parlato a cervello scollegato. Vero che in India i carcerati possono chiedere la scarcerazione trascorso metà periodo della pena prevista ma dev'esser stato avviato un processo e devono trovarsi in carcere. I nostri marò invece sono in un assurdo limbo giuridico, né in carcere né con capi d'accusa espressi. Ce li vedete a chiedere un'udienza per farsi leggere l'accusa, accettarla senza prove e dichiararsi colpevoli di un crimine di cui sono innocenti?
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