"Quel produttore lì non ne ha mai azzeccata
una, è uno che lavorava per motivi strettamente politici". A parlare,
intercettato, è Pippo Baudo. E l'imprenditore a cui lo showman si riferisce è Pietro Di Lorenzo, patron della società Ldm comunicazioni,
che nel 2012 denunciò la Rai sostenendo di aver subito una sorta di
boicottaggio dopo essersi opposto al pagamento di alcune tangenti
richieste da funzionari di viale Mazzini. Dall'altra parte del telefono
c'è Chiara Galvagni, una delle iniziali indagate, che
si sfoga con Baudo: "Sono incazzata come un bufalo!", si legge nelle
intercettazioni pubblicate dal Tempo. "Non ho niente da
difendere, non ho accuse di nessun genere se non insinuazioni e falsità
già provate, sono incazzata con un'azienda che non difende un patrimonio
che paga quotidianamente per far bene il suo lavoro". Baudo da parte
sua le consiglia di reagire attaccando: "La cultura del sospetto è
tremenda. (...) Poi questi due personaggi di cui parliamo sono veramente
squallidi. (...)Quel produttore lì è un produttore che non ne ha mai
azzeccata una, cioè è uno che lavora per motivi strettamente politici
non per merito. (...) A me la cosa che mi meraviglia è quell'altro, il
lungagnone, Paglia. (...) Lui pretendeva di essere e... consigliere,
vice direttore Generale. E non lo hanno fatto. E la colpa è la tua? No.
Perché ormai non lo filano per niente, lui per loro è un combattente
caduto". Spiega De Lorenzo al Tempo: "Le parole di Baudo sono
dovute a vecchie ruggini: noi abbiamo portato la lirica su Rai Uno,
mentre lui non c'è mai riuscito. Poi quando è venuto nel mio ufficio a
chiedermi di fare un programma con Ldm, nel periodo in cui non lavorava
più, non l'ho preso. Quanto ai presunti "sponsor" politici, tutti i miei
programmi sono stati chiusi quando Mauro Mazza era direttore di Rai Uno". Guido Paglia,
ex responsabile Relazioni esterne della Rai, risponde piccato al "Pippo
nazionale": "Mi ricordo ancora quando Baudo mi regalava cravatte di
Battistoni, forse con la speranza che intercedessi per lui con Del
Noce".
Paragone "epurato" - Nell'inchiesta per la quale la
procura ha chiesto l'archiviazione spiegando al gip che "l'estrema
omertà e la vischiosità che si respira in seno a tutti coloro che
lavorano o hanno lavorato per il sistema radiotelevisivo, con speranza
di farvi rientro, non ha consentito di trasformare questi meri sospetti
in concreti elementi di prova", si trova anche il motivo per cui "fu
epurato Gianluigi Paragone". Stando a quanto emerge dagli atti pubblicati dal Tempo,
il giornalista sarebbe stato messo alle strette. In particolare, su
richiesta di un vice direttore, avrebbe dovuto scrivere un programma
musicale in appena tre giorni. Infatti, si legge nel verbale, "giova
evidenziare che Gigi Paragone precisa all'agente (Lucio Presta)
di aver avuto dei chiarimenti con (...) in merito al programma musicale
che lui si è rifiutato di scrivere tenuto conto del poco tempo
rimastogli, e quindi, ora teme delle ritorsioni da parte dell'azienda".
http://www.liberoquotidiano.it - 27 gennaio 2015
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