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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

01/12/15

Turchia terrorista e guerrafondaia? L’Ue la premia con tre miliardi


Bruxelles, 30 nov – Dopo i drammatici eventi della scorsa settimana che hanno visto la Turchia violare le regole d’ingaggio non scritte della Nato e abbattere un jet russo, insieme all’assalto ai diritti civili e d’espressione attraverso l’arresto di due giornalisti che avevano rivelato il contrabbando di armi alla Siria, e culminato nell’assassinio del capo degli avvocati curdi in diretta televisiva, chiunque si sarebbe aspettato che i paesi occidentali tanto democratici e umanitari almeno condannassero aspramente il comportamento del padre-padrone di Ankara, Erdogan.
Al contrario, quello che è accaduto è che l’Unione Europea, dopo il tavolo di confronto bilaterale ai massimi livelli con la controparte turca, ha deciso di pagare alla Turchia stessa tre miliardi di euro per aiutarla a interrompere il flusso di rifugiati dal conflitto in Siria, 2,2 milioni dei quali si trovano attualmente in Turchia, e per impedire che la peggiore crisi immigratoria europea peggiori ulteriormente.
Inoltre, sono stati riavviati i colloqui per l’adesione della cleptocrazia islamica – involuzione della Turchia laica nell’era del clan Erdogan – alla stessa Unione Europea, che oggi sembra più vicina. Tanto che nel frattempo è prevista la facilitazione dei visti per l’ingresso di cittadini turchi nell’area Schengen.
In una conferenza stampa congiunta con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu, il presidente della Ue – il polacco molto filo-americano Donald Tusk – ha dichiarato: “Il nostro accordo definisce un piano molto chiaro per il tempestivo ristabilimento dell’ordine alle nostre frontiere comuni. Inoltre, aumenteremo la nostra assistenza ai rifugiati siriani in Turchia attraverso nuove infrastrutture”.
Più in dettaglio, l’accordo prevede che la Turchia chiuda i propri confini ai veri o presunti rifugiati siriani, inoltre che accetti gli immigrati deportati dall’Europa, impegnandosi altresì a organizzare il ritorno degli immigrati non aventi diritto alla protezione internazionale ai rispettivi paesi d’origine.
La somma già ingente di tre miliardi di euro potrà anche essere rivista al rialzo in base agli sviluppi della situazione.


turkey pathway


Infografica della AFP sulla via turco-greca dell’immigrazione in Europa
Dal canto suo, l’inviato di Erdogan, quel Davutoglu che dovrebbe rappresentare il volto pacifico e accomodante di Ankara, ha sostenuto che l’accordo servirà ad accelerare l’adesione della Turchia alla Ue, aggiungendo che si tratta “di un giorno storico, del primo meeting di questo tipo in 11 anni”, avvertendo al contempo che “nessuno può garantire alcunché sul futuro della questione siriana… ma posso assicurare che la Turchia soddisferà le promesse del piano congiunto [con la Ue]. Un obiettivo [comune] con la Ue è quello di impedire nuove ondate di rifugiati dalla Siria e di gestire la crisi esistente”.
Rimandando per ogni dettaglio ulteriore al testo completo della dichiarazione ufficiale congiunta Ue-Turchia, scaturita dalla riunione dei capi di Stato o di governo del 29 novembre, non si può fare a meno di notare che si tratta del più classico caso di compensazione illecitamente corrisposta a un soggetto che ha attivamente e proditoriamente contribuito a creare lo stesso problema che i tre miliardi di euro che i cittadini europei saranno costretti a sborsare intenderebbero risolvere.
In altre parole, la Turchia si è fatta beffe di un’Europa inetta e colpevole, prima creando il problema e poi guadagnando a piene mani a fronte di una mera promessa di risolverlo.
Che dire, poi, sull’affidabilità del partner turco?
Vogliamo ricordare, a monte e all’origine del disastro siriano, gli interessi vitali della Turchia rispetto alla questione del gasdotto qatariota che avrebbe dovuto attraversare il territorio di Damasco contro la volontà del legittimo governo di Assad?
Oppure, a valle del conflitto siriano, la vera e propria mafia dedita al contrabbando del petrolio dell’Isis, che vedrebbe coinvolti la stessa Turchia con ruolo di primo piano (e in testa il clan Erdogan), il Kurdistan iracheno, Israele e perfino l’Italia?
Ma tutto questo non ha evidentemente avuto alcuna importanza per Donald Tusk come per Renzi, Merkel, Cameron e compagnia brutta, incluso quell’Hollande cui i recenti fischi diretti alle vittime di Parigi nello stadio turco non devono aver fatto nemmeno sollevare un sopracciglio.
Speriamo soltanto che i tre miliari di euro che ci tiriamo fuori di tasca non siano immediatamente sottratti alla causa ufficiale per – chi lo sa – finire nell’acquisto di nuove navi petroliere da parte dei figli di Erdogan, oppure in nuovi caccia F-16 di fabbricazione americana, o perfino nell’estensione della reggia dell’autocrate di Ankara.

Francesco Meneguzzo - 30 novembre 2015
fonte: http://www.ilprimatonazionale.it

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