Bruxelles, 30 nov – Dopo i drammatici eventi della scorsa settimana
che hanno visto la Turchia violare le regole d’ingaggio non scritte
della Nato e abbattere un jet russo, insieme all’assalto ai diritti civili e d’espressione attraverso l’arresto di due giornalisti che avevano rivelato il contrabbando di armi alla Siria, e culminato nell’assassinio del capo degli avvocati curdi in diretta televisiva, chiunque si sarebbe aspettato che i paesi occidentali tanto democratici e umanitari almeno condannassero aspramente il comportamento del padre-padrone di Ankara, Erdogan.
Al contrario, quello che è accaduto è che l’Unione
Europea, dopo il tavolo di confronto bilaterale ai massimi livelli con
la controparte turca, ha deciso di pagare alla Turchia stessa tre miliardi di euro
per aiutarla a interrompere il flusso di rifugiati dal conflitto in
Siria, 2,2 milioni dei quali si trovano attualmente in Turchia, e per
impedire che la peggiore crisi immigratoria europea peggiori
ulteriormente.
Inoltre, sono stati riavviati i colloqui per l’adesione della cleptocrazia islamica
– involuzione della Turchia laica nell’era del clan Erdogan – alla
stessa Unione Europea, che oggi sembra più vicina. Tanto che nel
frattempo è prevista la facilitazione dei visti per l’ingresso di
cittadini turchi nell’area Schengen.
In una conferenza stampa congiunta con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu, il presidente della Ue – il polacco molto filo-americano Donald Tusk
– ha dichiarato: “Il nostro accordo definisce un piano molto chiaro per
il tempestivo ristabilimento dell’ordine alle nostre frontiere comuni.
Inoltre, aumenteremo la nostra assistenza ai rifugiati siriani in
Turchia attraverso nuove infrastrutture”.
Più in dettaglio, l’accordo prevede che la Turchia chiuda i propri
confini ai veri o presunti rifugiati siriani, inoltre che accetti gli
immigrati deportati dall’Europa, impegnandosi altresì a organizzare il
ritorno degli immigrati non aventi diritto alla protezione
internazionale ai rispettivi paesi d’origine.
La somma già ingente di tre miliardi di euro potrà anche essere rivista al rialzo in base agli sviluppi della situazione.
Dal canto suo, l’inviato di Erdogan, quel Davutoglu che dovrebbe
rappresentare il volto pacifico e accomodante di Ankara, ha sostenuto
che l’accordo servirà ad accelerare l’adesione della Turchia alla Ue,
aggiungendo che si tratta “di un giorno storico, del primo meeting di
questo tipo in 11 anni”, avvertendo al contempo che “nessuno può
garantire alcunché sul futuro della questione siriana… ma posso
assicurare che la Turchia soddisferà le promesse del piano congiunto
[con la Ue]. Un obiettivo [comune] con la Ue è quello di impedire nuove
ondate di rifugiati dalla Siria e di gestire la crisi esistente”.
Rimandando per ogni dettaglio ulteriore al testo completo della dichiarazione ufficiale
congiunta Ue-Turchia, scaturita dalla riunione dei capi di Stato o di
governo del 29 novembre, non si può fare a meno di notare che si tratta
del più classico caso di compensazione illecitamente corrisposta a un soggetto che ha attivamente e proditoriamente contribuito a creare lo stesso problema che i tre miliardi di euro che i cittadini europei saranno costretti a sborsare intenderebbero risolvere.
In altre parole, la Turchia si è fatta beffe di un’Europa
inetta e colpevole, prima creando il problema e poi guadagnando a piene
mani a fronte di una mera promessa di risolverlo.
Che dire, poi, sull’affidabilità del partner turco?
Vogliamo ricordare, a monte e all’origine del disastro siriano, gli interessi vitali della Turchia
rispetto alla questione del gasdotto qatariota che avrebbe dovuto
attraversare il territorio di Damasco contro la volontà del legittimo
governo di Assad?
Oppure, a valle del conflitto siriano, la vera e propria mafia dedita al contrabbando del petrolio dell’Isis, che vedrebbe coinvolti la stessa Turchia con ruolo di primo piano (e in testa il clan Erdogan), il Kurdistan iracheno, Israele e perfino l’Italia?
Ma tutto questo non ha evidentemente avuto alcuna importanza per Donald Tusk come per Renzi, Merkel, Cameron e compagnia brutta, incluso quell’Hollande cui i recenti fischi diretti alle vittime di Parigi nello stadio turco non devono aver fatto nemmeno sollevare un sopracciglio.
Speriamo soltanto che i tre miliari di euro che ci tiriamo fuori di tasca non siano immediatamente sottratti alla causa ufficiale per – chi lo sa – finire nell’acquisto di nuove navi petroliere da parte dei figli di Erdogan, oppure in nuovi caccia F-16 di fabbricazione americana, o perfino nell’estensione della reggia dell’autocrate di Ankara.
Francesco Meneguzzo - 30 novembre 2015
fonte: http://www.ilprimatonazionale.it
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