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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

01/12/15

La Ue, la Turchia e il compromesso al ribasso


merkel erdogan 


Unio­ne eu­ro­pea
e Tur­chia si­gla­no un ac­cor­do per fer­ma­re il flus­so di mi­gran­ti che, par­ten­do dal­l’A­na­to­lia, sta som­mer­gen­do il Vec­chio Con­ti­nen­te. A que­sto scopo ad An­ka­ra sa­ran­no ver­sa­ti 3 mi­liar­di di euro l’an­no. Non solo: la Ue apre ul­te­rior­men­te le porte sul fu­tu­ro in­gres­so della Tur­chia nel­l’U­nio­ne.

In que­sto modo An­ge­la Mer­kel porta a com­pi­men­to la pro­mes­sa fatta a Er­do­gan alla vi­gi­lia delle re­cen­ti ele­zio­ni po­li­ti­che tur­che, quan­do, con il ri­sul­ta­to an­co­ra for­mal­men­te in bi­li­co (anche se la stret­ta sulle op­po­si­zio­ni non la­scia­va molto spa­zio a pos­si­bi­li al­ter­na­ti­ve), si recò in Ana­to­lia ad of­fri­re il suo so­ste­gno, e quel­lo del­l’Eu­ro­pa tutta, al pre­si­den­te turco, fa­vo­ren­do così il suc­ces­so elet­to­ra­le del suo par­ti­to.

Ciò av­vie­ne men­tre la Tur­chia di Er­do­gan è preda di una de­ri­va au­to­ri­ta­ria senza pre­ce­den­ti. In un’in­ter­vi­sta ri­la­scia­ta alla Re­pub­bli­ca del 29 no­vem­bre, Yavuz Bay­dar, gior­na­li­sta turco che vive a New York, ha ri­cor­da­to i 23 cro­ni­sti rin­chiu­si nelle se­gre­te di An­ka­ra per «lesa mae­stà». A que­sti si ag­giun­go­no Can Dun­dar e Erdem Gul, ri­spet­ti­va­men­te di­ret­to­re e gior­na­li­sta di Cu­m­hu­riyet, im­pri­gio­na­ti con l’ac­cu­sa di spio­nag­gio per aver do­cu­men­ta­to i ri­for­ni­men­ti di armi ai mi­li­zia­ni ji­ha­di­sti si­ria­ni.

Pro­prio que­sti ul­ti­mi hanno scrit­to una let­te­ra in­di­riz­za­ta ai ver­ti­ci della Ue nella quale si legge: «Vor­rem­mo anche spe­ra­re che il vo­stro de­si­de­rio di porre fine alla crisi [dei mi­gran­ti ndr.] non osta­co­le­rà la vo­stra sen­si­bi­li­tà verso i di­rit­ti umani, la li­ber­tà di stam­pa e di espres­sio­ne come va­lo­ri fon­da­men­ta­li del mondo oc­ci­den­ta­le».
Mis­si­va che è stata di fatto oblia­ta, in con­tra­sto con quei va­lo­ri ai quali i due cro­ni­sti si erano ap­pel­la­ti: a quan­to pare l’on­da lunga della re­to­ri­ca sulla li­ber­tà di in­for­ma­zio­ne che seguì alla stra­ge di Char­lie Hebdo è già in piena ri­sac­ca…

Non è solo la li­ber­tà di in­for­ma­zio­ne a ri­schio nella Tur­chia di Er­do­gan: men­tre Ue e Tur­chia fir­ma­va­no l’in­te­sa, ve­ni­va uc­ci­so Tahir Elci, av­vo­ca­to che di­fen­de­va i di­rit­ti della mi­no­ran­za curda. Non un av­vo­ca­to qual­sia­si, ma una fi­gu­ra ca­ri­sma­ti­ca nel­l’am­bi­to del va­rie­ga­to mo­vi­men­to po­li­ti­co curdo.
L’op­po­si­zio­ne ha par­la­to di omi­ci­dio di Stato, lo Stato ha ne­ga­to. Resta che da tempo i curdi, e in ge­ne­re i par­ti­ti di op­po­si­zio­ne, sono al cen­tro del mi­ri­no: non solo le stra­gi di Soruc e alla Sta­zio­ne fer­ro­via­ria di An­ka­ra, che hanno fatto cen­ti­na­ia di vit­ti­me, ma anche sva­ria­ti omi­ci­di mi­ra­ti.

In­fi­ne, sul­l’ac­cor­do pesa il so­ste­gno, più o meno na­sco­sto, di An­ka­ra allo ji­ha­di­smo ar­ma­to in­ter­na­zio­na­le, da tempo og­get­to di con­tro­ver­sia sui media e nel di­bat­ti­to po­li­ti­co. Una con­tro­ver­sia che non ha tro­va­to spa­zio nel dia­lo­go tra Ue e Tur­chia av­ve­nu­to a Bru­xel­les.
Par­ti­co­la­re che stri­de, e non poco, sia con l’or­ro­re delle stra­gi di Pa­ri­gi che con i pro­cla­mi e le ini­zia­ti­ve eu­ro­pee con­tro il ter­ro­ri­smo.

Sem­pre sul fron­te ester­no, va in­fi­ne ri­cor­da­to che la Tur­chia si è lan­cia­ta in un duro con­fron­to con la Rus­sia. A Putin, giu­sta­men­te in­di­gna­to per l’ab­bat­ti­men­to del bom­bar­die­re russo da parte del­l’a­via­zio­ne di An­ka­ra, Er­do­gan ha ri­spo­sto con la boria del bullo di quar­tie­re, af­fer­man­do: «Mosca non scher­zi con il fuoco».

Un bullo, tra l’al­tro, che non ha i mezzi per un con­fron­to vero e pro­prio, dal mo­men­to che la Rus­sia po­treb­be in­ce­ne­ri­re l’an­ta­go­ni­sta in due mi­nu­ti, ma che pren­de la sua forza dal­l’ap­par­te­nen­za al bran­co, nel caso spe­ci­fi­co l’am­bi­to Nato.
Così, in­ve­ce di ri­por­ta­re il bullo alla ra­gio­ne (ché nella con­tro­ver­sia con Mosca ha torto mar­cio), il bran­co, la Ue nel caso spe­ci­fi­co, fir­man­do ac­cor­di ed elar­gen­do lauti fi­nan­zia­men­ti, lo spal­leg­gia, ac­cre­scen­do i ri­schi glo­ba­li in­si­ti in que­sto ir­ra­gio­ne­vo­le con­fron­to.

È in que­sta tem­pe­rie che la Ue si ac­cor­da con il Ca­lif­fo di An­ka­ra. Anzi la Mer­kel, la quale, ar­ro­gan­do­si senza al­cu­na le­git­ti­mi­tà il ruolo di do­mi­nus d’Eu­ro­pa, ha por­ta­to a com­pi­men­to l’in­te­sa rag­giun­ta in pre­ce­den­za con Er­do­gan.
Al­tret­tan­to tra­gi­co che quan­to av­ve­nu­to a Bru­xel­les sia in­qua­dra­to nel­l’ot­ti­ca della real­po­li­tik.

In real­tà la real­po­li­tik è ben altra cosa: è alta po­li­ti­ca che vive della ri­cer­ca del com­pro­mes­so in ra­gio­ne di un bene su­pe­rio­re. Nel caso spe­ci­fi­co si trat­ta di una po­li­ti­ca di bassa lega, dove si è ot­te­nu­to un mi­ni­mo be­ne­fi­cio (che pe­ral­tro si po­te­va ot­te­ne­re in altri modi) ce­den­do a un ri­cat­to. Un com­pro­mes­so al ri­bas­so che raf­for­za Er­do­gan sia sul fron­te in­ter­no che in­ter­na­zio­na­le, a danno dei di­rit­ti del po­po­lo turco e della si­cu­rez­za e del­l’e­qui­li­brio del mondo.

30 nove,bre 2015
fonte: http://piccolenote.ilgiornale.it

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