L'ANNO SANTO SI AVVICINA
Abbiamo ricontato gli abusivi un anno fa: erano 503 oggi sono 1054 Turisti presi d’assalto. Solo in Vaticano sono oltre duecento
Roma caput abusive venditorum. A poco più di due mesi dall’inizio del
Giubileo la presenza degli abusivi aumenta vertiginosamente. Il Tempo ne
ha contati più di mille tra venditori di merce contraffatta e urtisti. A
meno di un anno dall’ultima inchiesta la cifra è raddoppiata. I numeri
che si sciorinano percorrendo le zone particolarmente turistiche sono
choccanti: orde di venditori irregolari deturpano strade e marciapiedi
con bancarelle improvvisate, pronte ad essere smontate in tempi record.
Il viaggio nel mondo dei vu’cumprà parte da piazza Venezia. Sono da
poco passate le 9 del mattino, grappoli di turisti incominciano a
radunarsi nei punti da dove s’intraprenderanno le diverse visite.
Palazzo Venezia, Altare della Patria e via dei Fori Imperiali sono i
luoghi solitamente utilizzati dalle guide e sono i punti ad alta densità
di abusivi. Stendono lenzuola bianche sulle quali espongono borse
contraffatte: Vuitton, Chanel e Prada vanno per la maggiore. Ne abbiamo
contati ben 1054. A dirigere il commercio ci sono perlopiù nord
africani. Parlano bene le lingue: francese o inglese, a seconda del
pullman che attracca. Sono loro i primi a dare il benvenuto nella città
eterna. Il turista, appena sceso dal bus, si trova accerchiato da
ragazzi che con sorrisi e pacche sulle spalle invitano all’acquisto
della merce. Cento, poi 80, «per te amico oggi 50 Euro». I prezzi si
dimezzano con l’avanzare della contrattazione. Se l’affare non si
conclude allora come un disco rotto parte il «my friend, help me
please». Chiedono un euro per mangiare, con lo smartphone d’ultima
generazione sempre in mano. Un messaggio avvisa che i controlli sono
dietro l’angolo e allora gli abusivi infagottano tutta la merce esposta e
si dileguano come fulmini. Tutto questo sotto gli occhi di stranieri
spaesati e sorpresi dalla scena.
Quello che accade appena messo piede su suolo romano è solo l’inizio di
una lunga ed estenuante passeggiata tra i mercanti della città.
Aggirato il primo ostacolo ecco che se ne ripresentano altri cento. Il
bastoncino con il «take selfie» di sottofondo è lì pronto per essere
appioppato al passante di turno. Dieci euro per immortalarsi con il
Colosseo alle spalle. I venditori di gadget per cellulari sono
innumerevoli. Si confondono tra i turisti, viaggiano con zaini pieni
zeppi di cover, carica batteria e altre cianfrusaglie. Il business della
patacca elettronica è affidato agli asiatici. C’è chi ha il banchetto,
come quelli presenti su via del Corso, piazza di Spagna e del Popolo.
Altri invece sono itineranti. Qui ne abbiamo contati 176. Inseguono il
turista fino a quando non riescono a convincerlo all’acquisto. Gli
abusivi fanno da brutta cornice ai più bei luoghi dell’Urbe: Pantheon,
Fontana di Trevi, Trinità de’ Monti. Invadono persino via Condotti:
totale 386. La situazione certo non migliora nei pressi del Colosseo e
dei Fori. La scena è la stessa, cambia la merce. Le borse cedono il
passo a spade e corazze di plastica da centurioni. Le bancarelle sono
piazzate su via dei Fori Imperiali, via del Teatro Marcello e via di San
Gregorio. Qui ci sono anche gli urtisti italiani. Vendono souvenir di
Roma: portachiavi a forma di arena, il Colosseo in miniatura, magneti e
immagini di Roma in bianco e nero. Le tariffe vanno dai 5 ai 15 euro. Ma
qui il vero guadagno lo fanno i venditori di bibite. Con l’ordinanza
che vieta la sosta dei camion bar, la rivendita di bibite è il lavoro
più redditizio. I pakistani girano con sacche termiche: due euro per
mezzo litro d’acqua, non sempre fredda. Un furto al quale si
sottopongono turisti assetati a spasso per i fori. Il bilancio di zona
supera i 300. L’andazzo non migliora andando verso San Pietro. Da Castel
Sant’Angelo a via della Conciliazione fino ai Musei Vaticani è uno
slalom. C’è chi li chiama ricordari, chi madonnari, ma il loro nome è
urtisti, da quel piccolo urto che i loro padri, e prima ancora i loro
nonni, con la cassetta piena di santi, papi, madonne e rosari, portata
al collo con una cinghia di tela, davano ai pellegrini di piazza San
Pietro per attrarre l’attenzione. Una toccatina per attaccare discorso,
per vendere un ricordo e ricominciare la danza: con qualche lira in
tasca in più e una statuetta del Papa di turno in meno. Negli anni sono
entrati in affari anche gli asiatici e i nord africani. Oggi sono
centinaia coloro i quali che, più che toccare con discrezione la spalla
del potenziale cliente, diventano veri e propri «stalker» del rosario.
Nonostante l’Angelus di Papa Francesco non sia stato recitato, sotto il
colonnato di San Pietro è pieno di venditori. Ne abiamo contati 212. C’è
da scommettere che con l’avvicinarsi dell’8 dicembre, aumenterà
vertiginosamente anche la presenza di urtisti e abusivi. La loro
crescita sarà proporzionale rispetto all’arrivo dei pellegrini.
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