Dice: il Consiglio europeo straordinario non è stato del tutto un
flop perché almeno ha triplicato gli stanziamenti per Triton. Poi vai a
vedere nel dettaglio in cosa mai consista praticamente questo benedetto
triplicamento. E a quel punto il sospetto che da Bruxelles ti stiano
prendendo in giro non te lo leva più nessuno. Basti dire che, dei
ventinove Paesi coinvolti, l’unico a risultare generoso è la Norvegia.
Cioè il solo a non far parte dell’Unione europea.Ulteriori dettagli.
Tredici Stati non forniranno alcunché: non un mezzo, non un centesimo.
Se i Paesi del blocco meridionale (Italia, Grecia, Spagna, Malta e
Cipro) sono da considerarsi ampiamente giustificati in quanto aventi
sopportato sulle proprie spalle l’intero peso delle operazioni fino ad
ora, lo stesso non può dirsi per gli altri. E cioè per Paesi Bassi,
Slovacchia, Estonia, Bulgaria, Austria, Romania, Slovenia e Croazia.
A
quale titolo ed in virtù di quali motivazioni a questi Stati sia stato
concesso di non muovere letteralmente un dito resta un autentico
mistero.E non si pensi che con chi qualcosa l’ha promesso vada tanto
meglio. In parecchi casi si tratta di impegni vincolati a non meglio
chiarite «necessità» o «condizioni»: ad esempio, gli aerei e le navi
messi a disposizione dalla Svezia arriveranno o meno «a seconda delle
necessità operative».
Idem per la flotta britannica, che sarà impiegata «a condizioni da
stabilire» (e cioè che nessun profugo possa fare richiesta di asilo nel
Regno Unito).
Di
Danimarca e Portogallo è noto solo che contribuiranno «sulla base delle
necessità» con cosa non è dato sapere, mentre l’invio di una nave da
parte dell’Irlanda è soggetto a «considerazioni di natura legale».
Dal Lussemburgo fanno sapere di essere disposti ad offrire, oltre a
personale e ad un sistema di sorveglianza satellitare, una cifra «ancora
da definire».
Appena più precisa la Repubblica Ceca, che offre 370mila euro,
specificando tuttavia che si tratta di una «indicazione
previsionale».Capitolo a parte le offerte a tempo.
C’è
la Lettonia che mette a disposizione mezzi per periodi dai 30 ai 180
giorni, la Lituania che presta un esperto per un mese ed un elicottero
per due, la Francia che schiera due aerei per 15 giorni ed una nave
pattuglia per 30 e la Finlandia che impiega un aereo di pattuglia per un
mese ed un altro velivolo per periodo imprecisato ma comunque non
eccedente l’autunno.
Chiudono la sfilata i Paesi virtuosi, che per qualificarsi come tali
più che presentare un’offerta minimamente seria non hanno dovuto fare.
Appello nominale: Polonia (un aereo di sorveglianza); Ungheria (quattro
esperti); Belgio (una nave); Germania (dieci navi più un pool di
esperti).
Come detto, alla fine a fare la figura migliore è l’unico Paese che
della Ue nemmeno fa parte: la Norvegia. Il governo di Oslo ha infatti
messo sul piatto sei milioni e duecentocinquanta-mila euro di aiuti
umanitari ed un vascello, senza porre condizioni o limiti di tempo. Gran
signori, questi norvegesi. Ti credo che con quegli sparagnini di
Bruxelles non vogliono avere niente a che spartire.
foto: Marina Militare
Vignetta: Alberto Scafella
di Marco Gorra da Libero Quotidiano del 25 aprile 2015
tramite: http://www.analisidifesa.it
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