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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

20/06/14

Il Governo che tassa un popolo alla fame


 


 
In materia fiscale assistiamo sempre al vergognoso balletto della ipocrisia e della sfrontatezza. Per non dire che la vera ragione del dissesto dei conti in Italia è figlio degli scandali, delle ruberie, delle tangenti e della disonestà della politica, si continua ad accusare l’evasione come motivazione del debito ciclopico.
È certo, che l’evasione esista e vada combattuta severamente, ma altrettanto certo è che, in un Paese nel quale da sempre si è pensato di tappare buchi con nuove impensabili tasse gettate a raffica addosso al contribuente e riscosse con metodi terroristici, sarebbe difficile immaginare l’assenza di reazioni uguali e contrarie.
È indubitabile che una parte di evasione o sottrazione sia dovuta o all’impossibilità di farcela, o alla scelta per la sopravvivenza, o peggio ancora all’antagonismo con una classe politica tra le più corrotte del mondo. È difficile parlare di fisco amico e comprensivo in un Paese che inonda di scandali tutti i giorni i media, in un Paese che ossessiona la proprietà, che offre servizi da terzo mondo facendoli pagare per diamanti puri.
Come se non bastasse, in Italia, in nome di un federalismo fiscale vergognoso, si impone ai contribuenti di pagare 3 o 4 volte la stessa cosa, allo Stato, alle Regioni, ai Comuni e così via, con un sistema di addizionali a dir poco scandaloso. Il risultato di tutto ciò ha stratificato negli anni una confusione esasperante, un contenzioso esplosivo, una vera e propria guerra tra Stato e contribuenti che con la crisi ha raggiunto oggi livelli inimmaginabili.
Eppure si continua ad aumentare le tasse in modo folle, salvo dichiarare come fosse presa in giro che le si vorrebbe diminuire. È di questi giorni la schifezza della Tasi, che non solo costerà molto di più della vecchia Ici, ma che porterà il livello di imposizione sulla casa a cifre uniche al mondo. Eppure la casa da noi viene considerata rendita, dunque tassabile come fosse improduttiva, non considerando scelleratamente che dietro la casa c’è il settore immobiliare, con il suo immenso indotto produttivo ed occupazionale, che infatti a forza di insistere sta letteralmente morendo portandosi dietro un gran pezzo del Paese. Tutto ciò alla faccia del patrimonio e del risparmio. Beceri, parassitari, antieconomici.
In questo pericoloso e desolante quadro, il Governo Renzi annuncia in modo a dir poco ridicolo che la grande novità sarà il modello fiscale precompilato, omettendo di dire che quel sistema può funzionare solo se la base di partenza è chiara, definita e, diciamo così, “pulita”. Esattamente l’opposto che da noi, dove non c’è famiglia che non abbia contenziosi, dispute, ricorsi (spesso plurimi) con il fisco e l’Agenzia delle entrate. Immettere in questa situazione un sistema nuovo, che in quanto tale all’avviamento sconterà errori ed omissioni, significherà esasperare ancora di più i contribuenti, costringendoli ad ulteriori azioni nei confronti dell’amministrazione, con i risultati immaginabili. Ossessione su ossessione, persecuzione, file su file, rabbia su rabbia; questa con tutta probabilità sarà la conseguenza in mancanza di un intervento preliminare che non può che essere di sistemazione, sanatoria, pacificazione che sia, di tutta l’enormità delle liti fiscali che hanno famiglie ed aziende in questi anni.
O si ha il coraggio di azzerare (seppur in modo ragionevole) tutto il pregresso, consentendo una grande pacificazione fiscale fra Stato e contribuenti, o si andrà a sbattere contro il muro della rivolta, vista la raggiunta linea della sopportabilità fiscale in Italia. Ci auguriamo che un sussulto di ragionevolezza nei confronti di questa emergenza sociale spinga il Governo a provvedere, prima di insistere, a risolvere prima di rompere, l’ultimo filo di seta che sorregge il sistema fiscale.
L’Italia va male e, al contrario delle favolette che raccontano, il 2014 sarà brutto ed il debito sempre più insostenibile. Il punto di non ritorno è sempre più vicino. Le azioni del Governo, se possibile, hanno peggiorato il quadro. Solo il coraggio di rimettere vicini ed in buona pace, cittadini e istituzioni, politica e persone, aziende e amministrazione, potrà consentire di guardare avanti e riprendere il giusto cammino. Fiscalità, burocrazia, alleggerimento di ogni obbligazione dovranno essere le stelle polari della rinascita, altrimenti sarà sempre più notte fonda.

di Elide Rossi
20 giugno 2014
fonte: http://www.opinione.it

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