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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

14/05/14

India, il tramonto della dinastia dei Gandhi







Le operazioni di voto per rinnovare i 545 seggi del Lok Sabha, la Camera bassa indiana, sono terminate il 12 maggio. Tutti gli exit poll danno il Bjp di Modi in ampio vantaggio su Sonia Gandhi e il National Congress in crollo verticale.

Sembra essere finito il tempo di Sonia Gandhi, superata dal leader del Bharatiya Janata Party (Bjp), Nerendra Modi, un nazionalista di origini umili e indianissime diventato oggi alfiere del libero mercato. Durate più di un mese, le operazioni di voto per rinnovare i 545 seggi del Lok Sabha, la Camera bassa indiana, sono terminate il 12 maggio: 815 milioni di cittadini in 35 Stati hanno espresso il loro voto e probabilmente segnato la storia.


IL CROLLO DEL NATIONAL CONGRESS L'attesa dei risultati durerà fino al 16 maggio, ma tutti gli exit poll danno il Bjp in ampio vantaggio e assegnano ai conservatori una forbice tra i 270 e i 289 seggi. E anche se la loro vittoria fosse sovrastimata, il crollo del National Congress è certo. Il partito dei Gandhi dovrebbe ottenere tra i 92 e i 102 parlamentari: il risultato peggiore di sempre, destinato a mettere fine a 66 anni di quasi interrotto governo del National Congress sul grande Subcontinente indiano.
Il fallimento verrà imputato forse al figlio di Sonia, Rahul, riluttante candidato alla premiership. Ma la vera sconfitta è la signora che da 10 anni presiede il Congresso e l'intera dinastia dei Gandhi Nehru. 


L'ASCESA DI MODI Solo 10 anni fa, la prospettiva del trionfo del Bjp sembrava impossibile. Per le élite intellettuali dell'India, per i professionisti della silicon valley di Bangalore, il partito di Modi era la pericolosa formazione degli estremisti religiosi. Nel 2002, l'uomo che oggi sembra destinato a diventare primo ministro, governava lo Stato del Gujarat da appena un anno. Allora gli integralisti hindu che lo avevano eletto uccisero in un progrom un migliaio di cittadini indiani di fede musulmana, fu la più grande strage religiosa dell'India indipendente.
L'inchiesta della Corte costituzionale scagionò il governatore, ma ancora oggi il candidato alla premiership è ritenuto persona non grata negli Stati Uniti d'America.
I Gandhi allora rappresentavano il partito dell'India interreligiosa. Ma l'India non è diventata cosmopolita. 


I GANDHI COME SINONIMO DI CORRUZIONE Le disparità sociali sono cresciute. I poveri, dice il Fondo monetario internazionale, sono ancora il 40% della popolazione. Allo sviluppo partenalista del partito di governo, Modi ha opposto la rivincita degli umiliati. I Gandhi per molti sono sinonimo di corruzione. Negli Anni 80 Rajiv Gandhi, primo ministro e marito di Sonia, finì coinvolto in un grosso scandalo: Roberto Quattrocchi, un faccendiere italiano vicino a Sonia, riuscì a vendere armi all'esercito indiano, incassando milioni di dollari di tangenti.
E la storia ha continuato a ripetersi. Nel 2011, Mahommad Singh è stato costretto al rimpasto di governo dopo la scoperta di un giro di mazzette nell'assegnazione delle frequenze telefoniche alle multinazionali straniere. Poi è arrivato lo scandalo per le licenze sullo sfruttamento delle miniere, per le assunzioni nelle ferrovie e per l'acquisto di elicotteri. E ancora, nei giorni della campagna elettorale, Robert Vadra, marito di Priyanka Gandhi, figlia di Sonia, è stato accusato di aver usufruito degli incentivi per l'energia solare elargiti dallo Stato, e di averci guadagnato milioni.


fonte: http://www.cadoinpiedi.it - 14 maggio 2014

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