Frontex è l’agenzia che coordina il pattugliamento delle frontiere esterne della Ue. Negli anni scorsi di Frontex si è detto peste e corna, per esempio che non aveva strumenti a sufficienza ma solo un piccolo ufficio a Varsavia con qualche dipendente. Poi però la situazione è lentamente cambiata, il budget è aumentato e lo scorso 6 ottobre è stata istituita la Guardia di frontiera e costiera europea. Ma Frontex torna nell’occhio del ciclone per un report riservato, su cui ha messo gli occhi il Financial Times pubblicando un articolo qualche giorno fa, in cui se ne dicono di cotte e di crude sui presunti collegamenti tra le ONG occidentali, le organizzazioni non governative, e gli scafisti, i trafficanti di uomini che lucrano sulle rotte che dalla Libia portano a Lampedusa. Le più frequentate, dopo l’accordo fra Ue (vedi Germania) e Turchia che ha chiuso il “corridoio balcanico”.
Dunque, secondo Frontex, ci sarebbero ONG impegnate a salvare i migranti in combutta con chi organizza il traffico di uomini nel Mediterraneo. Nel pezzo del FT si legge che gli immigrati riceverebbero “chiare indicazioni” su come raggiungere le imbarcazioni delle ONG, su come rifiutarsi di farsi identificare una volta tratti in salvo, e in generale su come evitare di “cooperare con le autorità italiane o con Frontex”. Un dato, soprattutto, impressiona. Dall’estate scorsa a oggi è calato drasticamente il numero delle telefonate che lanciavano allarmi in mare, innescando l’intervento dei mezzi di Frontex per i salvataggi, mentre sono aumentati notevolmente le operazioni condotte direttamente dalle ONG, anche a ridosso delle coste libiche.
Ovviamente il pezzo del Financial Times ha innescato una levata di scudi delle ONG, tanto più che di questi tempi fioriscono inchieste scomode sul terzo settore, come quella sulla “industria della accoglienza” scritta da Valentina Furlanetto, per non parlare della nostra Mafia capitale. Insomma, le organizzazioni non governative che si occupano dei migranti farebbero bene a smentire fino all’ultimo dettaglio le accuse mosse dal giornale inglese citando il report di Frontex, prove alla mano, per una ragione molto semplice: il cash che finisce nelle tasche degli scafisti in Libia e altrove non ingrassa solo le mafie nordafricane ma, insieme al traffico di armi, droga e prostitute, è diventato il volano economico dello Stato islamico, presente anche nella ex "Jamaria" del defunto Gheddafi. Stiamo parlando di ISIS, del terrorismo che insaguina le capitali europee.
Nel giugno scorso, una delle più celebri ONG, Medici Senza Frontiere, aveva dichiarato polemicamente di voler rinunciare ai fondi Ue come risposta alla stretta imposta da Bruxelles sui controlli alle frontiere europee. “Chiediamo ai governi europei di rivedere le loro priorità,” aveva detto il segretario di MSF, Oberreit, “invece di massimizzare il numero di persone da respingere devono massimizzare il numero di quelle da accogliere e proteggere”. Alla luce di quanto è accaduto lunedì sera a Berlino, viene da chiedersi se il segretario di MSF è anche solo sfiorato dal dubbio che una accoglienza indiscriminata porti in Europa persone come il tunisino su cui in queste ore pende un taglia da centomila euro, sospettato di essere l’autore della carneficina nel mercatino natalizio berlinese.
Secondo quanto si apprende dalla agenzie di stampa, il tunisino è arrivato in Italia all'epoca delle primavere arabe, nel 2011, dopo una traversata in barcone insieme ad altri immigrati. Finito in un CIE, Centro di identificazione ed espulsione, a Catania, ha collezionato una serie di reati come danneggiamento (fece scoppiare un incendio), lesioni, furto. Condannato, ha scontato qualche anno nel carcere di Palermo. Una volta fuori, scattato il provvedimento di espulsione, è rimasto in Italia perché le procedure che spettavano alle autorità tunisine non sono state assolte in tempo. Di lui si perdono le tracce nel 2015, sempre in Sicilia, dove si sarebbe reso responsabile di lesioni ai danni di una persona. Poi la taglia da centomila euro in Germania. Il tunisino al momento è sospettato di aver ucciso 13 persone a Berlino, facendo decine di feriti prima di darsi alla fuga.
Chissà se qualche solerte impiegato o volontario di questa o quella ONG, magari in buona fede, ha ‘salvato’ il presunto killer di Berlino accogliendolo in Italia, e magari ha protestato perché l'uomo era stato rinchiuso in un CIE. Proprio le ONG hanno sempre denunciato il “trattamento inumano” nei centri di identificazione ed espulsione. Com’era? I “lager” italiani...
di Elena De Giorgio 22 dicembre 2016
fonte:https://www.loccidentale.it/articoli/144088/il-killer-di-berlino-frontex-e-la-dark-side-dellaccoglienza
Nessun commento:
Posta un commento