Chi sostiene che il Presidente
del Consiglio sia nominato dal Capo dello Stato ha ragione, ma dimentica
di integrare il dettato costituzionale con la svolta maggioritaria
degli anni ’90 e l’inserimento nelle schede elettorali dei candidati
premier di coalizione, che oggi permettono di affermare che, anche se a
Costituzione invariata, il premier è senza dubbio scelto dal popolo.
di
Alessandro Di Marzio - 17 dicembre 2016
Negli ultimi
giorni, in seguito all’insediamento del governo Gentiloni, in molti
sulle bacheche dei social network hanno osservato con un certo sdegno
che si tratta del quarto governo in ordine di tempo a non essere stato eletto dai cittadini.
Da questa semplice osservazione è nata una polemica infuocata, che ha
visto scendere in campo nell’arena social, ma anche su svariati
quotidiani, tanti più o meno improvvisati difensori della Costituzione,
che hanno tuonato a gran voce che il Presidente del Consiglio non venga
eletto dal popolo, e che chiunque osi affermare il contrario sia un
incolto bifolco, che ignora finanche i capisaldi della nostra carta
costituzionale. In campo è sceso anche un tale professor Guido Saraceni
dell’Università di Teramo, che dall’alto della sua cattedra ha
paternalisticamente redarguito tutti coloro che avessero scritto sui
propri social “un altro Presidente non eletto dal popolo”, invitandoli a
lasciare seduta stante la facoltà di Giurisprudenza, ponendo così
simbolicamente la parola “fine” alla diatriba. Ad una
prima lettura in effetti sembrerebbe proprio che abbiano ragione il
prof Saraceni e i suoi. D’altronde l’articolo 92, comma II della nostra
Costituzione è molto eloquente: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.
Ne completa poi il significato l’articolo 94, che al comma I recita
lapidario: “Il Governo deve avere la fiducia delle camere”.
Più chiaro di così non si può: il
Presidente del Consiglio non viene eletto dal popolo, bensì viene
designato dal Presidente della Repubblica e poi assieme ai suoi ministri
deve ottenere la fiducia del Parlamento per entrare nei pieni poteri.
Il popolo non c’entra un bel niente! Tuttavia è necessario andare più a fondo del
semplice dettato costituzionale e fare un po’di chiarezza; non ce ne
voglia il buon professor Saraceni se a tentare di farla sarà uno che la
facoltà di Giurisprudenza l’ha effettivamente lasciata già un paio
d’anni fa. Quindi, i solerti
studiosi degli oscuri meandri della nostra Costituzione e dei suoi mille
cavilli che in questi giorni si sono sollevati contro chi sosteneva che
Gentiloni non fosse stato eletto da nessuno devono essere rimasti
sepolti tra i polverosi tomi di diritto troppo a lungo, tanto da non
essersi resi conto delle evoluzioni che ha subito la nostra politica
negli ultimi due decenni. Forse presi dallo studio pazzo e
disperatissimo della nostra Carta si sono persi, poco più di vent’anni
fa, il passaggio dalla “Prima” alla “Seconda Repubblica”,
locuzione giornalistica con cui si indica una serie di eventi che
all’inizio degli anni ’90 cambiarono fortemente i connotati dell’assetto
politico italiano. Tra questi quello di più forte impatto fu certamente il passaggio da un sistema elettorale proporzionale a uno maggioritario.
Tale cambiamento, che all’epoca fu
rivenduto come provvidenziale rimedio per garantire finalmente la
stabilità governativa (s’è visto infatti…), delineò un sistema fondamentalmente bipolare,
con i vari partiti portati a convergere in due coalizioni contrapposte,
e in cui il capo della coalizione vincente alle elezioni diveniva
automaticamente capo del governo. Se aggiungiamo che dal 2001 in poi
nelle schede elettorali iniziarono a essere inseriti i nomi dei candidati premier
di coalizione si capisce bene come la svolta maggioritaria, unitamente a
questa circostanza, abbia dotato negli ultimi vent’anni la figura del
Presidente del Consiglio e in generale il Governo di un fortissimo
elemento di legittimazione popolare diretta, anche se a Costituzione
formalmente invariata. Si è in altre parole creata una prassi costituzionale,
consistente nell’automatica nomina a premier da parte del Presidente
della Repubblica del capo della coalizione rivelatasi vincente alle
elezioni, pur essendo rimaste formalmente invariate le prerogative
costituzionali del Capo dello Stato circa la scelta della personalità
cui conferire il mandato di formare il nuovo Governo. E non a caso in
questo quadro profondamente mutato le fasi preparatorie dell’iter di formazione del governo
hanno assunto un’importanza decisamente minore rispetto al passato,
essendosi le consultazioni svolte negli ultimi vent’anni con estrema
velocità, poichè già chiaro a tutti il verdetto del popolo.
Ecco quindi che vengono smentite le
teorie dei tanti azzeccagarbugli che in questi giorni hanno voluto dare
lezioni di Costituzione a chi la pensava diversamente da loro: alla luce
di tutto ciò che è stato esposto infatti, oggi non è per nulla
scorretto affermare che il governo Gentiloni, allo stesso modo dei
precedenti governi Renzi, Letta e Monti, non è stato “eletto” (leggasi
scelto) dal popolo, e che rappresenta il quarto esecutivo di
fila a non essere stato votato da nessuno, bensì calato a forza
dall’alto. Sarebbe stato invece senza dubbio inesatto affermare una tal
cosa per un Fanfani o un De Mita eletti negli anni ’80. Eppure la
Costituzione era anche allora la stessa di oggi, ma a cambiare era il
contesto sociale e politico. Infatti la semplice conoscenza a memoria
degli articoli della nostra carta fondamentale, in cui molti si sono
rivelati maestri negli ultimi giorni, da sola serve a ben poco, se non
si è in grado di saperla integrare con le variegate e sfaccettate
contingenze dei differenti momenti storici. E non stiamo perorando
qualche fantasiosa idea personale: le argomentazioni qui sostenute si
possono trovare scritte su un qualsiasi manuale universitario di diritto
pubblico, eppure sembrano essere ignorate dai più. Noi abbiamo
consultato il temibile Modugno, capitolo V: “Il Governo e la Pubblica Amministrazione”.
Senza dubbio anche tutti i ferrei costituzionalisti fioriti in questi
giorni, compreso il prof Saraceni, ne avranno uno a casa da interrogare.
di Alessandro Di Marzio - 17 dicembre 2016
fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/il-presidente-del-consiglio-e-eletto-dal-popolo/
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