L’esercito in piazza a tutela dell’ordine pubblico è stato un vecchio cavallo di battaglia della destra che adesso, dopo i fatti di sangue di via Padova, ha trovato un nuovo cavalcatore nel neo-sindaco di sinistra di Milano, Giuseppe Sala.
Ma l’esercito in piazza contro la criminalità era un’idea fasulla prima e lo è ancora di più adesso, dopo che l’esperienza ha dimostrato come la presenza di soldati armati agli angoli delle strade serva solo a fornire una tranquillità illusoria ed irreale ai cittadini.
Sala, quindi, sbaglia quando pensa di risolvere con i militari il problema delle bande di “latinos” che infestano alcuni quartieri di Milano. E con lui sbagliano anche coloro i quali, seguendo la vecchia logica della sinistra secondo cui la mancata integrazione è solo colpa della società occidentale capitalistica e razzista, sostengono che solo con grandi interventi di tipo sociale sia possibile creare una realtà multietnica e multiculturale sicura e tranquilla. Per dare lavoro, case ed istruzione agli immigrati che non hanno nessuna delle tre condizioni basilari per una integrazione effettiva ci vogliono risorse al momento inesistenti ed anni ed anni di impegno continuo. Nel frattempo l’insicurezza collettiva cresce e la tendenza delle minoranze etniche disperate a delinquere diventa sempre più forte ed incontenibile.
E allora? L’unica risposta immediata capace di bilanciare l’accoglienza non gestita ed incontrollata è quella della restituzione ai rispettivi Paesi di provenienza degli accolti che delinquono. Questo significa imitare Donald Trump e la sua proposta di espellere gli immigrati clandestini che finiscono nei circuiti criminali? In apparenza è così, ma nella realtà è imitare una pratica già abbondantemente utilizzata durante la presidenza Usa di Barack Obama e che ha portato all’espulsione di oltre due milioni di clandestini condannati per reati comuni.
Se poi si vuole nascondere Obama e scaricare su Trump la responsabilità del progetto, si imiti pure Trump! Chiedere che gli immigrati colpevoli di reati vengano rimandati nei Paesi d’origine non è una misura razzista ma solo di buon senso. E se il buon senso arriva dal nuovo Presidente degli Stati Uniti, ben venga!
di Arturo Diaconale - 18 novembre 2016
fonte: http://www.opinione.it/editoriali/2016/11/18/diaconale_editoriale-18-11.aspx
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