Cose mai viste: l’Italia che fa la voce grossa con l’Europa. Ci voleva il fenomeno Trump per convincere Renzi
che con le minacce fatte per bene l’indice di gradimento vola. E con
una fava si prendono due piccioni. Il primo obiettivo, quello a cui oggi
il premier tiene di più, è scuotere l’elettorato nazionale indeciso sul
referendum. E un Presidente del Consiglio che tiene in scacco i
burocrati di Bruxelles acchiappa senz’altro voti. Il secondo traguardo è
mettere la Commissione Ue con le spalle al muro. Secondo una
ricostruzione vista ieri su Repubblica il via libera alla flessibilità
sui conti pubblici sarebbe cosa fatta.
Ma forse le cose non stanno esattamente così e la minaccia di veto
diventa allora una pistola puntata alla tempia di chi non crede alle
previsioni economiche fornite dal nostro Governo, da molti ritenute
troppo ottimistiche. Ieri su questo fronte Renzi ha incassato una stima
di crescita dello 0,8% quest’anno. Esattamente quanto prevedeva il
Tesoro, dopo aver però tagliato la stessa previsione fissata in
precedenza sull’1,4%. Numeri che continuano a ballare sullo zerovirgola.
Con gli attuali tassi così bassi, un flop pazzesco.
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