Diciotto progetti in totale, per un costo complessivo di 5,5
milioni di euro. Il tutto col chiaro fine da una parte di promuovere il
“confronto tra le politiche per l’integrazione sviluppare in Italia e in
altri Stati membri” e dall’altra di incentivare la “qualificazione dei
servizi pubblici a supporto dei cittadini di Paesi terzi”. Insomma,
anche così il Viminale cerca di affrontare (e nei limiti risolvere) il
problema migranti, intervenendo fattivamente per un fronte e
confrontandosi con le politiche altrui sull’altro. Tutto lecito, ci
mancherebbe. Tanto che tra i 18 progetti ammessi al finanziamento ne
spuntano alcuni encomiabili proposti da Regioni (dal Piemonte alla
Campania), Comuni (da Palermo a Isola Capo Rizzuto) e Università (da
Roma Tre a quella del Molise fino all’ateneo del Salento). Il secondo
dei progetti più finanziati dal Viminale mira a creare un osservatorio
sulla “inclusione finanziaria dei migranti”. Un programma di tutto
rispetto, dato che costerà al ministero di Angelino Alfano qualcosa come 733mila euro.
A proporlo, però, non è un ateneo, né una Regione, ma un centro studi
che conosce molto bene il mondo politico. Parliamo del Cespi, il Centro
Studi di Politica Internazionale. Tutto legittimo, per carità. Se non
fosse che nel comitato direttivo del pensatoio troviamo non pochi
esponenti del mondo politico di primo piano. Qualche esempio? Presto
detto: presidente del pensatoio è Piero Fassino. E nel comitato di presidenza spiccano l’ex premier Enrico Letta, il sottosegretario agli Esteri Sandro Gozi, il viceministro della Farnesina Mario Giro. Finita qui? Certo che no. Nel direttivo spuntano altri nomi altisonanti: dall’ex sottosegretario ai tempi di Romano Prodi, Donato Di Santo, fino a Stefano Gori, storico capo del cerimoniale al Quirinale durante i mandati di Pertini, Cossiga, Scalfaro, senza dimenticare Piero Scarpellini, a lungo fedelissimo di Romano Prodi.
Legami d’oro – Insomma, al di là degli indiscussi
meriti del centro studi, la presenza di tanti esponenti vicini a questo
(e a passati) Governi, non passa inosservata. E non è un caso che, nel
corso degli anni, il Cespi ha sempre attinto ai fondi pubblici. Pochi
sanno, ad esempio, che il think-tank diretto da Fassino risulta anche
“ente internazionalistico” e, come tale, gode dei finanziamenti messi a
disposizione dalla Farnesina (per inciso: nel Cespi, come visto prima,
siedono diversi uomini del ministero): 123mila euro complessivi nel
triennio 2016-2018. Ma non basta. Stando alla relazione depositata a
fine 2015 e relativa all’anno 2014, il Cespi riesce ad attirare anche
altri fondi. Nel corso di quell’anno il pensatoio ricevette 236mila da
enti pubblici, 36mila euro dalla Regione Piemonte, 198mila euro da
privati. Ma tra i tanti finanziatori, incuriosisce lo stanziamento di
20mila euro circa disposto dalla Compagnia San Paolo di Torino. Un
particolare non da poco considerando che fino a qualche mese fa a
nominare due membri del Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo
era proprio l’amministrazione facete capo a Piero Fassino. Casualità e
nulla più.
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