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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

16/11/16

Matteo Renzi insulta i sostenitori del “No”



 



Non posso dire: “Non era mai successo”. Ma posso dire che raramente era successo che il Presidente del Consiglio lanciasse insulti così beceri alle opposizioni. Badate bene: non insulti a questo o quel politico avversario, bensì a tutti quelli, politici e no, che avversano lecitamente e virilmente il “disegno deformatore” della sovranità popolare e della democrazia parlamentare che il presidente Renzi, “pro domo sua”, tenta d’imporre ai riluttanti Italiani.
Egli, urlando come un pazzo alla platea dei suoi sostenitori, ci ha definiti “accozzaglia”. Questo infame insulto, che squalifica chi lo ha lanciato, non chi lo ha ricevuto, dimostra il livello di paura che attanaglia il nostro piccolo primo ministro. Secondo “Il principio di Peter”, “la carriera fa salire la gente fino al proprio livello di incompetenza”. Secondo il mio adattamento di tale principio, la carica fortunosamente conquistata ha fatto salire Renzi al proprio livello di maleducazione politica. Possibile che un fiorentino, seppure del contado, non conosca appieno il significato delle parole che usa? Bisogna allora ricordarglielo, prendendolo dal Vocabolario della lingua italiana della Treccani. Accozzaglia: “Turba confusa di persone spregevoli o massa discordante di cose”. Poiché gli oppositori riuniti nel No alla riforma costituzionale non sono “cose”, ne risulta che formano, secondo il volgare e ingiurioso epiteto di Renzi, una “turba confusa di persone spregevoli”. Non so a voi, ma a me questa storia rattrista, non indigna. Vedere il capo del mio governo, perché infatti il governo della Repubblica è anche mio sebbene lo avversi; vedere il primo ministro agitarsi scomposto, con il volto teso, e digrignare i denti contro i suoi oppositori mi ha fatto pena assai. E in questa pena il tarlo della paura si è fatto strada.

È questo l’uomo che sta cercando d’imporre una riforma costituzionale ed elettorale che gli consegnerebbe il bastone del comando, con o senza la maggioranza degli elettori? È questo l’uomo di cui dovremmo fidarci approvandogli una riforma costituzionale ed elettorale che concentra nella sola Camera il potere legislativo ed il controllo parlamentare? È questo l’uomo a cui la legge elettorale assegna la potestà di nominare i deputati che gli daranno la fiducia contro l’opposizione frammentata in minoranze fragili? Mi rattrista profondamente un capo di governo che vuole vincere, ma non sa convincere; apparire forte politicamente, ma mostrandosi debole moralmente; infondere coraggio, incutendo paura; preconizzare un grande futuro, esorcizzando le previsioni e le ragioni avverse. Tuttavia, riesco a sollevarmi dallo stato di tristezza persuadendomi che il presidente Renzi è il Mago Otelma della politica, tanto quanto la ministra Boschi ne è la Wanna Marchi. Sono due impostori politici: l’uno prevede che, se vince il sì, l’albero degli zecchini d’oro comincerà a dare frutti nel Campo dei Miracoli; l’altra spaccia la sua riforma come una panacea contro i peggiori mali che ci affliggono. Al signor Renzi debbo precisare che il Campo dei Miracoli sta a due passi dalla città di Acchiappacitrulli. Alla signorina Boschi devo ricordare che chi propina il sale come farmaco contro il cancro non guarisce ma truffa.

di Pietro Di Muccio de Quattro - 15 novembre 2016

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