Gli Stati hanno tre modi per finanziare i
propri bilanci. Oltre che attraverso le tasse o la vendita di titoli
del debito pubblico, possono sanare i propri bilanci con l’inflazione
che, di fatto, non è altro che la riduzione di valore del debito
pubblico. Quando gli Stati hanno difficoltà nel finanziare il proprio
debito pubblico, quando la pressione fiscale supera il 50 percento e il
rischio inflazione cresce, questi metodi classici per sostenere il peso
del welfare state e delle sovvenzioni non sono più sufficienti.
Per continuare a reperire risorse e alimentare i loro farraginosi
apparati, sempre più Stati dell’Eurozona si cimentano in forme
alternative di finanza creativa. Con il controllo sulla
circolazione dei capitali, la fissazione dei limiti massimi dei tassi
d’interesse e altri provvedimenti coercitivi, gli Stati intervengono sul
mercato dei capitali cercando di rendere attraenti i loro titoli del
debito pubblico. Una forma particolarmente subdola di questa repressione
è la limitazione della circolazione del contante.
Dal gennaio 2011, in Grecia è stato introdotto il divieto di effettuare transazioni in contanti per valori superiori a millecinquecento euro per i privati, e tremila euro
per le imprese. Le attività commerciali sono obbligate ad avere a
disposizione strumenti atti a consentire il pagamento con moneta
elettronica. In Italia, uno dei primi provvedimenti adottati dal Presidente del Consiglio Mario Monti è stato quello d’introdurre un tetto massimo di mille euro per gli acquisti in contante. In Spagna, da novembre 2012 le transazioni in contante oltre i duemilacinquecento euro
sono rigorosamente proibite, e i privati cittadini sono obbligati a
conservare per cinque anni gli scontrini di tutte le transazioni
effettuate. Dal 2014 anche la Francia ha introdotto un tetto di mille euro per il contante, ma ad oggi è stato elevato già a tremila. In Svezia, sindacati, aziende e pubblici funzionari chiedono già una totale abolizione del contante;
c’è da sottolineare, tuttavia, che in Svezia il contante ha già un
ruolo marginale nell’economia, ma molte persone desiderano comunque
poter continuare a disporre liberamente di questo metodo di pagamento.
A consumatori e aziende questi
provvedimenti vengono motivati come necessari per la lotta al
riciclaggio e all’evasione fiscale. La realtà è che è il contante è
molto più discreto dei pagamenti per mezzo di carta elettronica ed è
molto più sicuro sul mercato nero, perché non tracciabile. Ma la
questione va ben oltre la semplice lotta al riciclaggio e all’evasione.
Gli Stati, infatti, intendono introdurre norme per fermare la fuga di
capitali e per monitorare le spese dei cittadini, così da allargare la
base imponibile per la tassazione. Per gli Stati il contante rappresenta
una spina nel fianco in quanto rende il cittadino indipendente
dal moderno sistema bancario e dallo spasmodico desiderio di controllo
della politica. Ma non solo i politici della finanza degli iper
indebitati Stati desiderano limitare la circolazione del contante.
Anche le aziende affamate di dati
desiderano poter avere una conoscenza dettagliata sui modi e i consumi
dei propri clienti. Anche coloro che desiderano avere un profilo sempre
più dettagliato della clientela cantano nel coro. Anche per le banche
l’abolizione del contante è un affare, in quanto consente di seguire in
maniera più dettagliata l’elargizione del credito e contemporaneamente
evitare la possibilità di massicci ritiri di contante con la conseguente
riduzione delle riserve monetarie dal sistema bancario. Per gli altri
Paesi della zona Euro non sono al momento in programma provvedimenti
simili, ma è solo ed esclusivamente una questione di tempo.
La direzione purtroppo è questa, e si
corre il rischio che possa prender piede anche nel resto dell’Europa,
con delle direttive categoriche dell’UE che costringano tutti gli Stati
ad adottare provvedimenti restrittivi sul contante. Seguo con
preoccupazione l’evolversi della situazione in quanto la cartamoneta, il
contante, rappresenta un documento di libertà. La trasparenza è
certamente un valore importante ma essa non va intesa come trasparenza
del cittadino verso lo Stato, bensì come trasparenza dello Stato verso il cittadino.
La vetrina è il posto dello Stato, non del cittadino o del facoltoso. È
lo Stato a dover rendicontare con trasparenza le sue entrate, le sue
tasse, le sue spese. Una società senza contante è sogno e utopia dei
tecnocrati dell’ingegneria sociale. Chi ha a cuore la libertà deve
assolutamente difendere la libera circolazione del contante.
Nessun commento:
Posta un commento