Attenzione: lo scontro fra Trump e l’establishment americano ha
raggiunto livelli inimmaginabili. Mentre la maggior parte dei media
europei in queste ore titolano su Trump che avrebbe riconosciuto che la
Russia è dietro gli hacker”, anfatizzando un’ammissione che in realtà è
generica e chiaramente recalcitrante ( Trump ha ammesso che anche
la Russia ha svolto attività di hacking negli Usa, sai che novità!,
cosa ben diversa dall’ammettere che dietro tutte intercettazioni ci
fossero i russi allo scopo fosse di farlo vincere), la vera notizia di
ieri è la scoperta che le prove dei legami “indecenti” fra il
neopresidente e il Cremlino è un falso clamoroso.
Un falso che i servizi segreti americani hanno certificato e
trasmesso volontariamente alla stampa, in circostanze degne di un film
di Hollywood. Riassumo brevemente.
Ieri il sito buzzfeed
ha pubblicato il rapporto Top Secret di 35 pagine che era stato
consegnato a Obama e a Trump nei giorni scorsi. La lettura di questo
documento è interessante anche perché emerge come Trump abbia rifiutato
le lucrative proposte di business formulate dal Cremlino. Ovvero: se
davvero c’è stato un tentativo di corruzione non è andato a buon fine
per stessa ammissione dei servizi americani. Non è un dettaglio
secondario, ma quasi nessuno lo ha evidenziato.
L’aspetto che invece ha attirato l’attenzione dei media è, come era
facile immaginarsi, quello più boccaccesco. Eh sì, Trump sarebbe stato
fotografato e filmato in una stanza di un hotel di Mosca con diverse
prostitute mentre si prodigava in attività sessuali estreme, da
pervertito, come quella della “pioggia dorata”. Accuse, si precisa nel
rapporto, proveniente da una fonte attendibile.
Lo scoop di Buzzfeed è stato ripreso dalla Cnn ed è diventato
istantaneamente mondiale. E che scoop: roba da Guerra Fredda. Il Kgb che
filma la sua preda nella stanza dell’albergo e lo ricatta! Peccato
trattasi di una fregnaccia.
La fonte attendibile è un ex agente britannico, nel frattempo è uscito
anche il nome, Chris Steele. E dove ha pescato la notizia? Da un
infiltrato nell’intelligence russa? Da un testimone oculare del fatto?
Macché, ha ripreso un commento pubblicato su 4chan
un sito, molto conosciuto, sulla cui bacheca gli internauti si
scambiano messaggi anonimi. Peccato che quella “notizia” in realtà fosse
una bufala scritta da un “troll” che, come ammesso ieri, non immaginava potesse andare così in alto.
E Steele cosa fa? La trasmette niente meno che a John McCain, ex
contendente di Obama alle presidenziali di Obama nel 2004 e da sempre un
pezzo grosso del Partito Repubblicano, il quale candidamente ammette:
“Ho ricevuto queste delicate informazioni l’anno scorso, e le ho passate
al direttore dell’FBI in quanto incapace di valutarne l’accuratezza”,
omettendo, però, un dettaglio importante. Steele era stato incaricato di
preparare un dossier da alcuni nemici di Trump, verosimilmente
repubblicani (il New York Times
parla di un misterioso miliardario). Secondo il principe dei
giornalisti americani Carl Bernstein, uno dei due autori dell’inchiesta
del Watergate, i mandanti sarebbero altri e trasversali. Scrive che
“l’ex agente britannico del MI6 a Mosca, assoldato da una ditta di opposizione politica a Washington, che faceva le ricerche per [smerdare] Donald Trump sia per i candidati democratici, sia per quelli repubblicani ostili a Trump”
come ricorda un giustamente indignato Maurizio Blondet nel suo blog.
Chiunque sia il mandante, il fatto gravissimo è che una bufala sia
stata recepita e autenticata senza ulteriori riscontri dai servizi di
sicurezza americani, inclusa l’Fbi, i cui i vertici hanno incontrato nei
giorni scorsi Trump e Obama per metterli al corrente dell’imbarazzante e
delicatissimo dossier.
Così delicato, così segreto che Obama e/o i capi dei servizi non
hanno mancato di passare ai media, secondo le tecniche di spin che
descrivo da tempo ovvero usando come canale principale un sito popolare
ma non del tutto autorevole come Buzzfeed, subito ripreso dalla tv che
da 30 anni ha il potere di farsi ascoltare in tutto il mondo: la Cnn.
Da qui l’attacco durissimo di Trump che ieri in conferenza stampa ha
attaccato la Cnn accusandola di produrre fake news, parlando di “metodi
nazisti in America”.
E per dimostrare che a passare le informazioni alla stampa sono stati l’intelligence o l’attuale Casa Bianca, nella notte ha rivelato
di aver tenuto per sé i contenuti del briefing con Obama e i vertici
della Sicurezza. Nemmeno la sua assistente storica ne era al corrente.
Dunque è provato che le dritte sono state pilotate dalla stesse agenzie
di intelligence o dalla Casa Bianca.
Dossieraggio, finti scoop pilotati, accuse di usare metodi nazisti.
Non stiamo citando House of Cards e nemmeno frangenti di una campagna
elettorale, che è finita da un pezzo. Assistiamo a qualcosa di molto più
grave, a una vera e propria faida all’interno delle istituzioni degli
Stati Uniti d’America. Per la precisione, come ha scritto Glenn
Greenwald, un giornalista di sinistra e famoso per aver trasmesso al
mondo le rivelazioni dell’ex agente Snowden, il Deep State, lo
Stato Profondo, ha dichiarato guerra al presidente eletto. Greenwald non
è certo un simpatizzante di Trump e ne dffida ma il suo giudizio è
perentorio.
In un articolo
appena pubblicato, ricorda il famoso discorso di commiato di
Eisenhower, in cui l’allora presidente denunciava l’influenza
dell’apparato militare industriale, affermando che :
Nei concili di governo, dobbiamo guardarci le spalle contro l’acquisizione di influenze, prive di garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa di tali poteri esiste e persisterà in futuro.
Greenwald avverte che a voler fermare Trump è proprio quell’apparato,
con la complicità del Partito democratico e di ampie partiti di quello
repubblicano.
L’ho già scritto
e lo ribadisco: è una crisi senza precedenti nella storia recente degli
Stati Uniti, in cui per la prima volta da molti decenni, un presidente
osa sfidare il più influente dei centri di potere del Paese, a cui egli,
pur essendo “di destra” non appartiene. E la sua non è una battaglia
solitaria. Con lui ci sono molti alti funzionari che non si riconoscono
più in quell’establishment.
Solo considerando questo aspetto, che è fondamentale e che in questi
frangenti sovrasta qualunque altra considerazione, ad esempio sulle
nomine di Trump (a mio giudizio non tutte coerenti e men che meno
convincenti) si può capire la portata del momento storico che sta
vivendo l’America e dal cui esito dipenderanno i destini del mondo.
Non finisce qui, temo.
di Marcello Foa - 12 gennaio 2017
fonte: http://blog.ilgiornale.it
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