A Tripoli lo pseudo governo di Fayez al-Sarraj resta evanescente, non riesce neppure a insediarsi nella capitale dominata da milizie rivali e perde i pezzi. Si è infatti dimesso uno dei vicepremier, il tuareg Mussa al-Kuni, che ha ammesso il fallimento dell’esecutivo. “Noi tutti membri del governo abbiamo la responsabilità di quanto è accaduto lo scorso anno: i drammi, le violenze, i morti, gli abusi, l’appropriazione indebita di fondi pubblici … qualunque sia la gravità dei crimini, siamo responsabili” ha detto a-Kuni.
Il mancato successo del governo di al-Sarraj, voluto e istituito
dalla comunità internazionale che continua a riconoscerlo, sembra
favorire lo scoppio di nuove ostilità tra le milizie di Misurata e le
forze della Cirenaica fedeli al governo di Tobruk e all’Esercito
Nazionale Libico del maresciallo Khalifa Haftar.
Ieri aerei militari delle forze di Haftar hanno bombardato la base aerea di al- Jufra, controllata dalle milizie di Misurata fedeli al governo di unità nazionale di Tripoli.
Ieri aerei militari delle forze di Haftar hanno bombardato la base aerea di al- Jufra, controllata dalle milizie di Misurata fedeli al governo di unità nazionale di Tripoli.
Secondo l’Esercito Nazionale Libico nel raid è stato colpito un cargo
C-130 che trasportava armi e munizioni per la milizia di Misurata.
Secondo quanto riferito dai media libici, il bombardamento ha provocato
un morto e diversi feriti, tra cui il colonnello Ibrahim Beitelmal,
portavoce del Consiglio militare di Misurata.
Stando ai responsabili media del Dipartimento della difesa aerea di
Misurata il C-130 trasportava una delegazione in visita alla base,
smentendo che a bordo ci fossero armi, come sostenuto dalle forze di
Haftar. Un portavoce dell’aviazione di Misurata, Mohammed Genunu, ha
annunciato che ci sarà una risposta all’attacco.
Il bombardamento è avvenuto all’indomani di scontri scoppiati nella regione che fanno temere un’escalation di violenze nel centro della Libia tra le due principali forze militari del Paese: l’esercito nazionale libico di Haftar, che risponde al governo dell’Est della Libia, e le forze provenienti da Misurata o alleate alla città portuale nell’Ovest, che sostengono il governo di unità nazionale di Fayez al Sarraj e reduci dalla lunga battaglia contro lo Stato Islamico a Sirte.
Sia l’Esercito Nazionale Libico che Misurata dispongono di piccole
forze aeree composte da vecchi Mig 21, Mig 23 e L-39 ereditati
dall’aeronautica di Gheddafi e armati di bombe e razzi non guidati.
Terminata la campagna contro il Califfato, le milizie di Misurata e quelle alleate sembrano intenzionate ad assumere il controllo dell’area petrolifera tra bin Jawad e el-Brega passate dal settembre scorso sotto il controllo di Haftar.
Terminata la campagna contro il Califfato, le milizie di Misurata e quelle alleate sembrano intenzionate ad assumere il controllo dell’area petrolifera tra bin Jawad e el-Brega passate dal settembre scorso sotto il controllo di Haftar.
L’inviato speciale dell”Onu Martin Kobler, senza fare esplicito
riferimento a questo attacco, ha affermato che tutte le parti in Libia
dovrebbero esercitare l’autocontrollo e “affidarsi al dialogo” contro
l’escalation della violenza.
Le tensioni tra le forze della Cirenaica (sostenute militarmente
direttamente da Egitto ed Emirati Arabi Uniti e politicamente anche
dalla Russia) e le milizie di Misurata e Tripoli mettono in imbarazzo
Roma che da mesi ha schierato a Misurata una missione militare sanitaria
(Operazione Ippocrate) con un ospedale da campo che ha già effettuato
oltre 3mila prestazioni sanitarie per lo più a favore di miliziani
rimasti feriti nella battaglia di Sirte.
“Gli italiani sono sempre i benvenuti in Libia, peccato che abbiano
scelto di stare con i nostri nemici” ha detto Khalifa Haftar,
consigliando ai Paesi stranieri di “non interferire con la Libia”, in
una intervista al Corriere della Sera del 3 gennaio. Il maresciallo
precisa che “comunque ci aspettiamo aiuti da tutti per combattere
l’Isis. Saremmo ben lieti di cooperare con la Gran Bretagna, la Francia o
la Germania.
Italia compresa, purtroppo fino a ora il governo di Roma ha scelto di
aiutare soltanto l’altra parte della Libia”. Haftar lamenta che
l’Italia ha “mandato 250 uomini tra soldati e personale medico per
gestire l’ospedale di Misurata. A noi nulla. Negli ultimi giorni ci era
stato promesso l’invio di due aerei per trasportare negli ospedali
italiani alcuni dei nostri feriti. Ma fino a ora non sono arrivati,
forse per il brutto tempo”.
Haftar ha aggiunto che “ci saremmo aspettati maggiore cooperazione” e
“non abbiamo apprezzato il discorso di fine anno del vostro capo di
Stato maggiore in visita a Misurata. Ha detto che l’Italia sostiene le
milizie di Misurata, cosa che va oltre una pura missione medica di
pace”.
Da quanto è stato reso noto in Italia circa la visita a Misurata del
27 dicembre, il generale Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore della
Difesa, ha dichiarato che “le nostre Forze armate continueranno ad
assicurare la missione fino a quando sarà ritenuto necessario dalle
Autorità libiche”.
Una frase che forse ha indispettito Haftar anche perché, durante la
visita, il generale Graziano ha incontrato all’interno dell’aeroporto
militare autorità militari e civili locali.
Pur cercando di mantenersi in equilibrio sostenendo la
riconciliazione nazionale in Libia, Roma ha troppi interessi in
Tripolitania per schierarsi ora con Haftar. Il terminal del gas di
Melitha e le attività dell’ENI sono infatti concentrate nell’ovest della
nostra ex colonia così come è dalle coste della Tripolitania che
salpano i gommoni carichi di immigrati clandestini diretti in Italia i
cui flussi non vengono fermati né dalle flotte italiana ed europea né
sulle coste dalle inesistenti autorità di Tripoli.
Foto: Ansa, AFP e Difesa.it
redazione 5 gennaio 2017
fonte: http://www.analisidifesa.it/
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