Nelle 8 cartelle lette dal presidente della Repubblica
Sergio Mattarella c’era davvero di tutto: dall’emergenza lavoro, agli
italiani esemplari come Bebe Vio, dall’incubo terrorismo allo scontro
politico che si trasforma in odio. Il discorso di fine anno di Mattarella
è sembrato un compitino un po’ adusato, un cahiers des doleances dei
mali italiani che Checco Zalone avrebbe potuto descrivere sicuramente
con più realismo e strappando magari qualche sorriso.
Tra i detto e i non detto però c’è un fattore che è stato completamente
tralasciato dal Capo dello Stato. Ed è il fattore Famiglia. Nessun
accenno dall’inquilino del Quirinale al collante fondamentale che ha
tenuto uniti gli italiani durante la seconda guerra mondiale favorendo
la ricostruzione del Paese. Un collante che in questi anni l’Italia
politica ha lentamente sfilacciato e reso senza forze. Non è un caso che
il 2016 che si è appena chiuso sia stato l’anno in cui la famiglia
fondata sul matrimonio sia stata picconata mortalmente con
l’approvazione delle Unioni Civili attraverso la cosiddetta legge
Cirinnà. Ingenuo aspettarsi dunque da Mattarella, che è stato eletto da
una maggioranza che sostiene lo stesso governo che le ha portate in dote
al popolo italiano, parole in controtendenza.
Si dirà che sono discorsi da accademia e paludati in
attesa di stappare la bottiglia dello spumante. Eppure qualche altro
capo d Stato non la pensa così. Sentite che cosa ha detto il presidente
russo Vladimir Putin in occasione del discorso alla nazione in occasione
del Natale: “La ricchezza fondamentale della Russia è il capitale
umano. Per questo i nostri sforzi sono indirizzati al sostegno dei
valori tradizionali e della famiglia, ai programmi demografici, al
miglioramento della situazione ambientale e della salute pubblica e allo
sviluppo dell'istruzione e della cultura. La crescita naturale della
popolazione continua. Nel 2013 il coefficiente di natalità in Russia è
stato l'1,7, cioè più alto che nella maggior parte dei Paesi europei.
Nel 2015 il nostro coefficiente di natalità sarà ancora superiore:
all'1,78”.
Nelle parole dello zar c’è la presa di coscienza drammatica dell’urgenza
di politiche demografiche che possono essere messe in opera solo se la
famiglia fondata sul matrimonio viene valorizzata. E non è un caso che
appena prima Putin abbia accennato ai 100 anni dalla Rivoluzione
d’Ottobre per “imparare dagli errori del passato”. Proprio quella
Rivoluzione infatti, parafrasando le parole della Madonna di Fatima, ha
sparso i suoi errori in tutto il mondo. Primo fra tutti, appunto, la
distruzione sistematica della famiglia, attraverso politiche, scelte e
stili di vita e altri mali del mondo moderno.
Putin ha riconosciuto che la famiglia è un cemento indispensabile
per il capitale umano della Russia. Ma non è il solo. Anche il re di
Spagna Felipe, durante il medesimo discorso rivolto al Paese, ha avuto
per la famiglia accenni importanti, in una terra come la Spagna dove la
scristianizzazione e la distruzione della famiglia hanno coinciso con
una serie impressionante di leggi che l’hanno fortemente indebolita.
Felipe ha riconosciuto “il valore che ha nella nostra società la famiglia,
che ha permesso a molti di superare i peggiori momenti”. Il re si
riferiva alla lancinante crisi economica che il Paese ha attraversato
negli ultimi dieci anni e che l’ha portata ad essere uno dei paesi a
maggiore tasso di disoccupazione. Eppure ha detto di aver conosciuto
lavoratori e professionisti, uomini e donne che con il loro sforzo
durante questi lunghi e difficili anni, senza cedere né rassegnarsi
hanno sostenuto con grande dignità e coraggio la loro famiglia”.
Si potrebbe rimproverare a Felipe che la Spagna a
cui parla è la stessa che dal governo Zapatero in poi ha esportato un
modello sociale antagonista a quello che vede nella famiglia la cellula
della società. Però è anche vero che il messaggio di un capo d Stato non
è un programma politico, ma dovrebbe essere uno sguardo con profondità e
disincanto sulle urgenze e le prospettive del Paese. In Spagna le sue
parole potrebbero dare forza a costruire un progetto politico che si
basi davvero sulla famiglia come prisma in cui si riflettono tutti i
bisogni di uno Stato.
In Italia invece siamo ancora all’anno zero. E di
famiglia dunque diventa superfluo parlare. Il Capo dello Stato mostra
così di non essere minimamente toccato dalla vera emergenza del Paese
che è quella del suo capitale umano, un Paese nel quale oggi vengono
propagandanti dalla tv di Stato forme di unione che non portano nessun
frutto economico o sociale al Paese. Ma Mattarella è un prodotto, da un
certo punto di vista, del suo tempo.
Un frutto di quel cristianesimo sociale che,
abbandonato ogni riferimento al Magistero perenne della Chiesa, ha
inventato una dottrina sociale a uso e consumo del "Principe", sposando
idee e filosofie di altre forme politiche, prima quella marxista, per
abbracciare un potere che ancora oggi detiene con la presenza di governi
ed esponenti nei posti chiave orientati a quella visione di impegno
cristiano nella società. Un impegno che oggi si mostra fragile e non
pienamente rispondente ai bisogni del Paese. Quasi sterile, a patto che
non serva la mera ambizione personale di potere di qualche fortunato
cattolico adulto, che ormai costantemente fa capolino al governo del
Paese, portando acqua ai valori del laicismo politico e rendendosi di
fatto complice quando non autore, di leggi profondamente in contrasto
con la Dottrina sociale della Chiesa.
02-01-2017
fonte: http://www.lanuovabq.it
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