L’oligarchia che si autoprotegge con le leggi elettorali
ispirate al porco mira a confinare il popolo nello stabbiolo. Ma non
basta. Cerca di rafforzarsi pure con una Costituzione che mette nelle
sue mani anche il catenaccio. La pseudo riforma, che gl’Italiani sono
chiamati a bocciare, non rafforza lo Stato, che è di tutti, ma il
Governo, che non è della vera maggioranza del popolo, ma di una
maggioranza truccata, cioè di una minoranza gonfiata con gli ormoni
della tecnica elettorale.
Oh Italiani, non vi viene il sospetto che la modifica costituzionale
promossa e imposta dal Governo in carica possa essere esclusivamente a
beneficio del Governo in carica? Perché mai il Governo in carica
dovrebbe volere il bene di tutti gl’Italiani a preferenza del suo stesso
bene? Dimenticate che il bene del Governo è un bene di parte, tanto che
chiamiamo democrazia il sistema politico che consente di deporre
pacificamente il Governo sgradito? Il Governo (parola derivata dal
latino “gubernator”, che significa timoniere, pilota della nave) non è
il padrone dello Stato, ma il temporaneo guidatore. La nave è del
popolo, che gliela affida a tempo e a scadenza per fargliela condurre,
non per modificarla nel cantiere. Basta il sospetto indotto dalla
protervia con la quale due governanti, Matteo Renzi e Maria Elena
Boschi, perorano la loro causa a mettere sull’avviso gli elettori
consapevoli e prudenti.
Oh Italiani, avete notato quanto sia formale e tiepida la propaganda
degli altri ministri? La freddezza, fino al silenzio, con la quale tanti
ministri accompagnano la forsennata campagna del presidente Renzi e
della ministra Boschi, somiglia ad una presa di distanza
dall’incaponimento di costoro, dai loro propositi, dominati
dall’ostinazione immotivata e irragionevole di perseguire la salvezza
dell’Italia attraverso una revisione costituzionale mal concepita, mal
scritta, male indirizzata. Questi altri ministri, il loro silenzio
connivente e perciò doppiamente colpevole, sono tuttavia la prova che
perfino al Governo manca la piena, unanime, convinzione di fare la cosa
giusta.
Oh Italiani, di presidenti del Consiglio mediocri, inconcludenti,
vantoni e persino ladri, ne avete visti tanti, ma di un presidente che
proclami la sua revisione costituzionale un bene in sé e che se ne
faccia esclusivo viatico, come una presuntuosa divinità pagana, non
avevate visto l’eguale. Tale è l’albagia del Premier da condurlo a
profferire frasi da semeiotica medica, del tipo “se votate contro la
riforma, poi non mi venite a cercare più”. A parte che il popolo non lo
ha cercato, ma è stato insediato da un’oligarchia con una manovra di
palazzo con il suo sleale contributo, perché mai il popolo dovrebbe
ricercarlo, cioè cercarlo di nuovo, dopo avergli bocciato l’atto
principale del Governo? Egli e la sua ministra hanno legato alla riforma
la loro sorte governativa e addirittura politica, spacciando la cosa
per serietà personale. Ma la serietà, in politica, consiste nella
coerenza dell’azione. Se l’attore della causa dice che il libello non
suffraga la domanda oppure che le richieste saranno completate in una
seconda causa oppure che le pretese sono difettose e formulate in modo
imperfetto, il giudice rigetta la domanda e, seppure un giudice generoso
non lo condanni per lite temeraria, gli accollerà la responsabilità del
processo e le spese. Domani gl’Italiani così dovranno giudicare la
domanda di Renzi e farne una causa persa rispondendo “No”.
di Pietro Di Muccio de Quattro - 03 dicembre 2016
fonte: http://www.opinione.it
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