Il Governo di Matteo Renzi passerà alla storia della
Repubblica come uno dei più longevi, ma anche come quello che ha
lasciato le eredità più pericolose e negative.
Nei tre anni in cui ha guidato il Paese ha distribuito mance
elettorali che non sono minimamente servite ad incentivare i consumi ed a
riattivare la produzione, ha realizzato una riforma del lavoro che ha
corretto le storture del passato ma ha scaricato sui conti pubblici
tutti gli incentivi fiscali e contributivi dati agli imprenditori e ha
provocato un falso aumento di occupazione subito calato quando gli
incentivi sono diminuiti, ha privilegiato i già super-privilegiati
(banche e grandi gruppi industriali internazionali) scaricando i costi
di questi privilegi sul ceto medio e le fasce meno abbienti, ha dato
vita ad una politica estera appiattita sulle posizioni di Barack Obama e
Angela Merkel che ha impedito all’Italia di svolgere un ruolo attivo
nel Mediterraneo e che l’ha resa sempre meno influente all’interno della
Comunità europea.Tutto frutto di incapacità e dilettantismo? Niente affatto. Tutto frutto di uno stile di governo segnato dalla convinzione che nella società della comunicazione e dello spettacolo il subito, qualunque esso possa essere, va sempre preferito al bene. Il ché, tradotto in termini politici, significa governare con la preoccupazione di fronteggiare il contingente senza minimamente pensare alle conseguenze nel futuro. Gli ottanta euro dovevano servire per superare lo scoglio delle elezioni europee, gli incentivi per l’occupazione e tutte le altre misure economiche per convincere gli italiani che la crisi è passata ed il Governo va sostenuto, il sostegno ai privilegiati per garantirsi la benevolenza e la benedizione mediatica dei vip (da Marchionne ai banchieri, da Boccia a Santoro e Benigni), il voto di scambio o voto della frittura per recuperare il referendum considerato in bilico, la paralisi internazionale per avere gli inviti alla Casa Bianca e le pacche sulle spalle della Cancelliera tedesca per trasformare questi riconoscimenti formali e fittizi in effetti speciali per soddisfare il provincialismo italico.
Solo arroganza la scelta del subito a dispetto del bene? Sicuramente no. A determinare questo stile di governo ha contribuito la convinzione di Renzi di non avere alternative e di essere destinato a governare il Paese per un tempo infinito. Il “subito” mal fatto sarebbe stato corretto con comodo!
Gli esempi più clamorosi di questo modo di governare sono la riforma elettorale fatta solo per la Camera, nella convinzione che il Senato elettivo sarebbe stato cancellato dal referendum e la riforma della Rai, che ha tolto al Parlamento il controllo del servizio pubblico per consegnarlo al Governo, realizzata nella certezza che Renzi sarebbe comunque rimasto a Palazzo Chigi all’infinito ed a gestire la Rai sarebbe stato sempre l’Esecutivo renziano ed i suoi uomini. Tra le eredità lasciate da Renzi ora c’è la necessità di realizzare al più presto una legge elettorale per il Senato da conciliare con quella della Camera. E c’è la domanda intrigante se alla Rai, cambiando il Governo, si debba cambiare anche la sua governance operativa.
Il subito è nemico del bene. Soprattutto se fatto con arroganza e dilettantismo!
di Arturo Diaconale - 08 dicembre 2016
fonte: http://www.opinione.it
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