Ieri l’altro l’Italia dei “buoni” si è ritrovata a Lampedusa per commemorare la “Giornata del migrante”.
La data del 3 di ottobre non è stata scelta a caso: ricorda il
naufragio avvenuto tre anni fa nel quale persero la vita, davanti alle
coste di Lampedusa, 368 immigrati. Da quel tragico giorno del 2013 le
cose però non sono cambiate. Anzi, se possibile sono peggiorate. I
clandestini continuano a mettersi in mare e in tanti continuano a
morire, nonostante gli improbi sforzi degli uomini della nostra forza
navale che fanno quello che possono. E anche oltre. E il Governo? Il
“Palazzo” si concede alle commemorazioni con l’intento di
autocelebrarsi. Per parlare bene di se stesso ha inondato i media e
l’opinione pubblica di una quantità straordinaria di melassa buonista.
Che spettacolo penoso quel ministro dell’Interno ritratto in posa
nell’atto di lanciare in mare una corona di fiori! Roba da anni
Cinquanta, da cinegiornale Incom. Piuttosto che autoincensarsi,
dovrebbero andare a nascondersi per la vergogna questi nostri
governanti. Vogliamo dirla tutta? L’implementazione del soccorso in mare
nel Canale di Sicilia si è trasformata nel più efficace spot per gli
affari criminali dei trafficanti di corpi e di anime. Già! Perché il
miraggio del salvataggio appena salpati dalle coste africane è costato
la vita a 11.400 persone negli ultimi tre anni. Soltanto nel 2016 i
morti in mare sono stati 3.498, stando ai dati forniti dall’Unhcr per il
Sud Europa. Sono numeri da conflitto bellico, eppure nessuno di quelli
che occupano la stanza dei bottoni sembra preoccuparsene.
Evidentemente, nella macabra contabilità di questo dramma dei nostri
tempi gli annegati vengono considerati danni collaterali sostenibili. Ci
siamo sentiti ripetere fino allo sfinimento che al flusso incontrollato
di clandestini non c’è rimedio: non si possono alzare muri in mezzo al
mare. Ma si tace della possibilità di fermare questo traffico di morte
alla fonte, sulle coste africane. Fino a qualche tempo fa la sinistra
compagnia che ci governa si faceva scudo del pretesto che la Libia fosse
nel caos e quindi nessun accordo avrebbe potuto essere validamente
stipulato con le autorità locali. Ora anche questo sbilenco paravento è
crollato. Il governo italiano ha riconosciuto il governo di unità
nazionale insediato a Tripoli. Lo ritiene talmente legittimo come
interlocutore che manda uomini e mezzi per installare a proprie spese un
ospedale da campo destinato ad assistere e curare i combattenti feriti
dell’area di Misurata. Roma si prodiga per aiutare la ripresa libica ma
non trova la forza per imporre una soluzione sulla questione del
traffico dei clandestini? Non può o non vuole? Comunque sia è grave che
non si provveda.
Codici alla mano, si commette reato anche solo omettendo di agire
quando le circostanze lo imporrebbero. Gli occupanti dei “sacri palazzi”
del potere vanno a fare passerella a Lampedusa? Se fossero persone
serie dovrebbero andare a costituirsi nella prima caserma dei
carabinieri perché quelle morti in mare le hanno sulla coscienza. Mentre
il teatrino buonista andava in scena ieri l’altro, nelle stesse ore
venivano soccorsi dalle navi in servizio nel Canale di Sicilia oltre
6mila immigrati. È come se un intero paesino della nostra provincia
fosse nato in una notte. Esageriamo? Niente affatto. I numeri dicono che
i comuni italiani con una popolazione inferiore a 5mila abitanti sono
il 69,82 per cento del complesso delle municipalità. Con le frontiere
settentrionali sbarrate, dove li metteremo i nuovi arrivati? Mica
l’Italia ha l’estensione della Groenlandia. E non si tiri fuori la
fregnaccia dell’accoglienza diffusa perché a furia di distribuire ospiti
in accoglienza forzata tra qualche tempo saranno gli italiani a doversi
cercare una qualche riserva indiana in cui rinchiudersi per non
estinguersi. Che bella prospettiva ci attende!
di Cristofaro Sola - 05 ottobre 2016
fonte: http://www.opinione.it
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