Spigolando notizie da giornali e tivù degli ultimi giorni, mi
sono confermato nell’idea che l’Italia avrebbe proprio bisogno del
partito che non c’è: un partito liberale cavouriano ed einaudiano,
realista machiavelliano, patriottico risorgimentale, che, in quanto
tale, non è né Destra né Sinistra, ma Conservatore alla Churchill e alla
Thatcher e Rivoluzionario alla Jefferson e alla Madison. Ho letto
dichiarazioni del presidente del Consiglio e del presidente emerito
della Repubblica, di un senatore capo partito e di un industriale di
grido, le quali testimoniano quanto la nazione sia lontana da questi
ideali e perché gli italiani li sentono poco o punto. Il presidente
Napolitano, tardivamente convertitosi ad un liberalismo di maniera, mal
compreso e peggio assimilato, ha parlato alla “scuola di formazione
politica del Pd” trasmettendo agli allievi questo “formativo” concetto:
“Con questa riforma costituzionale si riabilita il ruolo del Parlamento,
che tornerà degno (sic!). Per nove anni ho ricevuto gruppi delle
opposizioni che lamentavano un Parlamento ridotto ad uno straccio
(sic!)”. Dunque Napolitano ammette che il Parlamento che lo ha eletto e
riconfermato alla suprema carica della Repubblica è indegno? Se sì,
perché non lo ha sciolto? Dunque la riforma costituzionale
improvvidamente e sfacciatamente sponsorizzata da Napolitano
reintegrerebbe il Parlamento nella perduta dignità? E come potrebbe,
visto che la riforma stessa lo mortifica ancora di più, facendolo
“eleggere” con artifici e raggiri, e mettendone a cuccia ai piedi del
presidente del Consiglio sia la maggioranza che la minoranza?
Per parte sua, il presidente del Consiglio, degno, lui sì, pupillo ed
emulo di cotanto padre delle riforme (parole di Matteo Renzi), ha
dichiarato: “È vero, io ho sbagliato a giocare il futuro del governo
sulla riforma costituzionale, ma ho sbagliato in buona fede”. Quale
avrebbe potuto essere la malafede? La verità taciuta è che non se ne
andrà, se non cacciato con la sfiducia palese. E, quanto alla legge
elettorale, effettuando una piroetta degna, essa sì, del più grande
acrobata, ha aggiunto: “Entro ottobre ci sarà una proposta di modifica
della legge elettorale”. Ma l’Italicum, rectius il “renzino” o, meglio,
il “ronzino”, non era “la migliore legge elettorale, che tutta l’Europa
avrebbe copiato”? La legge perfetta sarà perfezionata?
Il senatore Denis Verdini si è abbandonato a giudizi da querela sul
Governo, che pure sostiene, e sul ministro dell’Economia: “I bilanci
dello Stato sono falsi”, oltre che sui suoi colleghi di gruppo
parlamentare: “Sto con degli imbecilli ma ci prenderemo il Paese”. Il
presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, ha baldanzosamente
motivato il voto a favore della riforma sostenendo che “riporta la
promozione del turismo al centro delle competenze dello Stato”. Dunque
bisogna sfasciare lo Stato per incrementare il turismo, e così i bilanci
Alitalia, forse. Infine, il capo economista dell’Ocse nientemeno ha
sentenziato: “Le riforme costituzionali sono la chiave per sostenere la
crescita dell’Italia”. La riforma della cuccagna!
Ecco, il partito che non c’è dovrebbe essere l’antitesi di questo che ci governa, con propaggini anche all’estero.
di Pietro Di Muccio de Quattro - 04 ottobre 2016
fonte:http://www.opinione.it
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