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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

17/09/15

CASO MARO' - "Le risposte ai tanti lati oscuri del caso Marò attraverso l'analisi del Generale Fernando Termentini"

Marò; ecco le risposte ai tanti perchè della vicenda. La strategia dei governi italiani è stata quella di tutelare gli interessi con l’India e puntare ad una breve condanna dei fucilieri da scontarsi in Italia.




marò

Molti i lati oscuri del caso Marò. Perché il Governo italiano ha ignorato l’analisi tecnica dell’Ing. Di Stefano e la perizia balistica indiana sul calibro dei proiettili? Perché, nonostante la decisione dell’allora Ministro degli esteri Giulio Terzi, il Governo Monti decise di rispedire i Marò in India in barba ad ogni legge? Perché solo adesso il Governo ha deciso di portare il caso all’Arbitrato internazionale? A tutte queste domande ci ha aiutato a rispondere Fernando Termentini, Generale di Brigata della riserva dell’Arma del Genio dell’Esercito Italiano, che ha svolto missioni di peacekeeping in Somalia, Bosnia e Mozambico, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Fabio Stefanelli, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano per chiarire i lati oscuri della vicenda Marò.

Era già tutto chiaro da tempo… “Dal 12 aprile del 2012 –ha spiegato Termentini- l’ing. Di Stefano ha depositato alla procura di Roma un’analisi tecnica nella quale palesemente smentiva il calibro dei proiettili denunciati dagli indiani, smentiva la successione degli eventi e quant’altro, quindi i fatti erano noti, tanto da essere stati pubblicati in rete. Il 18 febbraio del 2014 io ho mandato al Ministero della Difesa le copie dell’analisi tecnica di Di Stefano, aggiornata a quella data, e il Ministero mi ha risposto ringraziandomi e dicendomi che era stata data all’Avvocatura di Stato che partecipava alla Difesa dei Marò. Ma allora l’avvocatura non l’ha letta, la buttata, perché almeno avrebbe dovuto farla acquisire agli atti. Di Stefano ha ottenuto dal Tribunale di Amburgo la perizia balistica indiana che contraddice l’esame autoptico, dimostrando che i proiettile che hanno colpito i pescatori indiani erano diverse da quelle in dotazione ai nostri fucilieri. Quindi tutto era già molto chiaro da tempo, i media e i politici fanno finta di averlo saputo solo adesso”.

Perché i Marò sono stati rispediti in India in barba a tutte le leggi? “L’11 marzo 2013 –ha affermato Termentini- fu dato un annuncio ufficiale che i due marò non sarebbero rientrati in India. Poi qualcuno (Monti, ndr) ha deciso di rimandarli in India, pur essendoci la pena di morte. Secondo due sentenze della Suprema Corte se in un Paese è prevista la pena di morte nell’ordinamento, l’estradizione è proibita. Dopo il rientro in Italia, il 22 marzo 2013, ho depositato un esposto alla Procura sottolineando l’estradizione illecita e tutti gli altri lati oscuri sull’inchiesta, ma ad oggi ancora nessuno ci ha fatto sapere nulla. Andrebbe costituita una Commissione d’inchiesta parlamentare su questa vicenda”.

La strategia dell’Italia è sempre stata chiara. “Io –ha dichiarato Termentini- non credo che tre Governi siano stati tutti e tre caratterizzati da sprovveduti. Credo che sia gente competente che ha analizzato il problema, valutando i pro e contro. C’è una costante nel governo Monti, in quello Letta e in quello Renzi: dare assicurazioni e poi sfumare nel nulla. A Gennaio 2014, Pierferdinando Casini tornando dall’India disse: “Facciamo subito l’arbitrato”. L’allora vice ministro degli esteri Lapo Pistelli, che guarda caso oggi ricopre un ruolo di prestigio nell’Eni, disse che accettava la competenza a giudicare dell’India e accettava che i Marò fossero condannati anche ad una breve pena colposa e fossero poi restituiti all’Italia in base ad una convenzione bilaterale sottoscritta un anno prima. C’è stata una vera e propria volontà di trattenerli, per interessi che non avevano nulla a che fare con la giustizia”.


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