VERSO LE EUROPEE
L’ammiraglio Nardini: «L’Ue scorda i marò. Ma ci chiede di partecipare alle missioni»
«Non andrò a votare, domani, per le Elezioni Europee. Un segno di
protesta contro l’Unione che non sta facendo nulla per Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone, da 27 mesi ingiustamente reclusi in India»:
parola dell’ammiraglio Guglielmo Nardini, presidente del Gruppo
Nazionale Leone di San Marco-Marina Militare. E con lui si asterranno
dal voto i marinai in pensione del Gruppo.
Ammiraglio Nardini, perché questa protesta così dura?
«Non ci sono ancora evidenze concrete dell’internazionalizzazione del
caso dei nostri marò né dell’arbitrato internazionale unilaterale.
L’Unione Europea continua a latitare sul caso e l’Italia continua a
profondere le sue migliori energie nelle missioni internazionali,
esponendo i suoi figli al rischio di venire coinvolti in vicende simili a
quella che stanno vivendo Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e le
loro famiglie: non possiamo assolutamente accettare che si continui a
temporeggiare e a sperare nella buona volontà e nella solidarietà degli
altri».
Cosa chiedete?
«Vogliamo capire quali azioni reali e concrete sono state o saranno
intraprese per riportare in Patria i nostri marò. È ormai più di un mese
che si sente parlare di internazionalizzazione del caso dei fucilieri
di marina. Quanto ancora dobbiamo attendere per pretendere il rientro
dei nostri fratelli ingiustamente detenuti in India? Non sono bastati
ventisette mesi di trattative per capire che ormai la vicenda è
diventata intrattabile? Quindi, subito arbitrato internazionale
obbligatorio, come affermato da esperti di diritto di grande rilievo,
come la professoressa Angela Del Vecchio, docente alla Luiss di Roma,
che, speravamo, fosse stata coinvolta nel team di studio per la
risoluzione della vicenda da parte del governo. E bisogna fare presto
perché questa situazione mette in pericolo tutti i militari italiani
impegnati in missioni all’estero».
Lei si riferisce all’immunità funzionale?
«Sì, l’immunità funzionale è quella cosa per la quale i militari in
missione internazionale non rispondono in prima persona di quello che
fanno. Rappresentano lo Stato e lo Stato risponde del loro
comportamento. Certo, poi le singole persone possono essere giudicate
dallo Stato, ma dal loro Stato, non da altri».
Un esempio?
«Ce ne sono moltissimi. Alcuni anni fa, durante una missione in Africa,
un battaglione di sikh indiani che faceva parte di una forza di pace fu
accusato, perché quei militari si divertivano proprio con le ragazze
che dovevano difendere. Sono stati rimandati in patria. Un altro esempio
potrebbe essere quello noto del Cermis. I piloti del Prowler che
tranciò il cavo della funivia, furono giudicati negli Stati Uniti».
I marò perciò rappresentano il nostro Paese?
«Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rappresentano l’Italia, sono
due professionisti altamente preparati e qualificati che hanno dedicato
vent’anni della loro vita alle missioni. Non è da ieri che fanno questo
mestiere. Sono come la bandiera italiana, che va difesa, fino alle
estreme conseguenze. Così oggi stiamo permettendo ad uno Stato straniero
di giudicare la nostra Nazione, una cosa assolutamente inaccettabile».
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