Renzi pronto a portare i due fucilieri alla parata del 2 giugno Ma non spiega i ritardi nel ricorso all’arbitrato internazionale
Noi siamo felici noi siamo contenti, Salvatore Girone aspettiamo
riverenti. Ci permettiamo di riadattare un verso di un celebre,
trivialissimo poemetto della tradizione goliardica per sintetizzare la
giornata di ieri da quando, all’ora del caffè, le agenzie hanno battuto
il via libera della Corte Suprema indiana al ritorno di Salvatore Girone
in Patria. Che è stato il segnale su cui si è scatenato un gaudioso
inferno di comunicati, tweet, post su facebook. È il sinistro party
tricolore del politicamente corretto con una vaga sfumatura di
ipocrisia. C’eravamo lasciati, l’altra sera, con il ministro della
Difesa Pinotti che ammoniva: «i Marò non vanno coinvolti nella campagna
elettorale». Il bussilis era l’appello lanciato da Giorgia Meloni, sulle
orme di una campagna del Tempo , per far sfilare i due fucilieri
alla parata del 2 giugno. E ci siamo risvegliati al primo tweet di
Renzi che annuncia: «Diamo il bentornato a Girone che sarà con noi il 2
giugno». Poche parole che fanno da detonatore alla santabarbara del
giubilo, che conosce un solo bagliore: il merito è tutto del governo.
L’antologia è piuttosto lunga. Il ministro degli Esteri, Paolo
Gentiloni, affida anch’egli a twitter la sua esultanza: «premiato
impegno governo con sostegno del Parlamento. Sempre al lavoro per
affermare ragioni dei nostri due fucilieri». Più morigerata la sua
collega Pinotti, forse in coerenza con l’appello della sera prima:
«siamo contenti - ha detto - È una soddisfazione per tutti».
Dichiarazione avulsa da qualsiasi intento propagandistico e sull’onda
dell’equilbrio. Talmente equilibrio che per tutta la giornata cliccando
sul sito del suo discastero saltava fuori un pop-up, cioè una finestra a
scomparsa, con la scritta: «Salvatore Girone tornerà in Italia.
Riconosciuto il lavoro delle istituzioni italiane». La fantasia al
potere, e soprattutto la ricchezza lessicale visto c’è una ripetizione
in appena due frasi.
Poi c’è anche chi non si è contenuto proprio. Ad esempio il ministro
dell’interno Angelino Alfano: «È una giornata di grande soddisfazione,
il governo questa volta ha fatto le cose per bene». Nicola Latorre,
Presidente della Commissione difesa del Senato, verga una nota che
ricorda certi cinegiornali di gloriosi tempi andati: «La condotta saggia
e tenace del nostro Paese, grazie soprattutto all’accortezza e alla
determinazione con cui il governo ha sviluppato la propria iniziativa
sempre sostenuta dal Parlamento...». Solo che questa «condotta saggia e
tenace» del nostro governo è in realtà legata a un numero: 486. Sono i
giorni che l’Esecutivo Renzi ha impiegato prima di attivare la procedura
di arbitrato dando così una svolta alla vicenda. Già, perché è vero,
come ha osservato Renzi più volte, che l’assurda storia di Latorre e
Girone è stata ereditata e si è trascinata per ben tre governi. Ma è
altrettanto vero che l’ultimo di essi ha fatto trascorrere quasi un anno
e mezzo in buchi nell’acqua. Un elemento, a questo, lo aggiunge Forza
Italia, che ieri mattina, in una conferenza stampa alla Camera con
Brunetta, Vito e Fontana, ha invocato l’istituzione di una commissione
d’inchiesta. Il Capogruppo degli azzurri ha ricordato che già nel 2014
da loro arrivò la richiesta di intraprendere la via dell’arbitrato
internazionale, con una mozione approvata all’unanimità. «Solo un anno
dopo - ha proseguito Brunetta - il governo Renzi ha deciso di seguire
questa strada».
Ma non fa niente, nel giorno della felicità sui dati si posano le
stelle filanti. E così a Bari, città di Girone, il sindaco Decaro è al
settimo cielo: «Voglio ringraziare il governo per tutto ciò che ha
fatto. Sembrava veramente difficile, è stata una vicenda complicata, ma
finalmente si è risolta». Michele Emiliano, Presidente pugliese, la
butta sull’evangelico: «non vedo l’ora di abbracciare Salvatore e di
mangiare con lui spezzando il pane». E poi riconosce: «è stato un lavoro
molto complicato quello che i governi che si sono succeduti hanno fatto
per riportare a casa Salvatore Girone». Ma nelle apulie c’è anche chi
va cauto, come il deputato Pd Dario Ginefra: «prima di trattarli da
eroi, attenderei con serietà e serenità l’epilogo della vicenda
giudiziaria». Posizione che non intacca il mantra della giornata:
«grazie al nostro governo e alla diplomazia italiana, i due fucilieri di
Marina attenderanno a casa il giudizio che li vede imputati», scrive
ligio Ginefra.
Ma la vera emozione la danno i centristi. Sì, proprio quelli eletti con
Scelta Civica, il partito voluto dal Mario Monti all’ennesima potenza
che, quando era premier, rispedì in India i Marò per ben due volte.
Oppure quelli che all’epoca lo sostenevano strenuamente dall’Udc, poi
comunque convogliato nella lista di Scelta Civica per il Senato.
Librandi sprizza gioia con «viva l’Italia». Lorenzo Cesa esprime la sua
«emozione incontenibile» riconoscendo (ovviamente) al governo «l’impegno
che, con il sostegno del Parlamento e grazie al lavoro del nostro corpo
diplomatico, ha portato a questo importante risultato». Pierferdinando
Casini è certo: «il governo ha lavorato bene».
A sera grazie a Dio le dichiarazioni sciamano e la festa del governo
finisce. Ora non resta che attendere il 2 giugno. Magari vedremo
scendere dal cielo Latorre e Girone con una mongolfiera a Piazza Venezia
tipo James Brown in Rocky 4. O magari Renzi li trascinerà in un
comitato per il sì. Perché in fin dei conti, Latorre e Girone ieri sono
apparsi sempre un po’ prigionieri, loro malgrado. Per carità non sarà
l’India. Però...
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