"Virus - Il coraggio delle idee", l'unico talk show trasmesso sulla RAI che potevamo definire "di opposizione" al Conducător di Rignano, chiuderà il 2 giugno: non per mancanza di ascolti ma perché sgradito al regime. Nicola Porro è stato epurato.
Non chiamatelo editto bulgaro 2.0, però. Casomai ukase piddino di
Piddinia, capirete nel prosieguo perché. Non attendetevi nemmeno la
solidarietà delle presstitutes che si stracciarono le vesti di fronte al
rogo di Santoro, della Guzzanti, di Biagi e di Luttazzi sotto il regno
di Silvio I.
Porro non è un compagnuccio della parrocchietta, quindi "che si fotta".
Infatti il silenzio è assordante. Anzi, rispetto ad allora si sentono
piuttosto le urla del popolaccio infame che, brandendo i forconi,
inveisce contro l'epurato e il suo programma: "Hanno fatto bene a
chiuderlo! Perché ha fatto disinformazione!"
Quest'accusa che ho sentito rivolgere a Porro sui soccial mi ha
incuriosito da morire. In effetti il retrogusto di questa storia, ad
approfondirla, è succulento.
La puntata del programma andata in onda lo scorso 12 maggio pare abbia fatto scandalo.
Non l'ho vista perché non mi faccio più di talk show, sono pulita ormai
da mesi, ma ne ho recuperato qualche brano a titolo di documentazione
per questo post.
Tra gli argomenti si discuteva di vaccini. Capisco. Come dire: parliamo
della verginità della Madonna o della sposa bambina di Maometto. Roba
insomma da guerra di religione, da accusa di eresia e del suo odore di
rogo, di crociata contro gli Albigesi, di ordalia ed Inquisizione
spagnola.
Lo scandalo è scaturito dal fatto che, prendendo spunto dall'ideuzza
della Regione Emilio-Sovietica di obbligare i bimbi che frequentano i
nidi emilio-sovietici a sottoporsi alle vaccinazioni già obbligatorie
(un obbligo al quadrato, in pratica), nella solita messa in scena
guelfo-ghibellina che crea l'illusione della par condicio e della
libertà d'espressione, a parlare di vaccini contro il professorone del
San Raffae' erano stati invitati Red Ronnie - colui che rischiò di perdersi nello spazio come Major Tom ai Tre Ponti alle Bassette ed Eleonora Brigliadori. Praticamente due scudi umani.
Quando si parla di vaccini, ovvero di un affare globale da miliardi, la
terra trema. Sia che si pensi siano la salvezza della nostra salute, sia
che il loro scopo, uso ed efficacia vengano messi in alcuni casi in
discussione.
Il vaccino sarebbe in teoria e lo era in origine un oggetto scientifico,
un prodotto della razionalità, ma se diventa un affare di miliardi non
può più, per definizione, esserlo. Nel mondo dove l'Uno è il Mercato, il
suo prodotto, l'oggetto di consumo, diventa oggetto di culto, totem,
incarnazione del sacro.
Nel mondo dove, per dirla con Costanzo Preve:
"La Scienza è concepita non come una legittima ideazione umana per la conoscenza della Natura (e solo della Natura, intellettualisticamente pensata come esterna e precedente la Comunità umana), ma come unica forma conoscitiva valida del mondo, tribunale supremo ed inappellabile di qualsiasi pretesa di valutazione sociale delle cose."
In un mondo dominato dalla Scienza votata alla conoscenza della Natura
il dubbio sarebbe la regola, verrebbe accettato e stimolato.
La nostra invece è una realtà che, definendosi continuamente
scientifica, di fatto sostituisce il metodo scientifico (che non
stabilisce infallibilità ma probabilità e mai certezza e le cui leggi
sono vere fintanto che non vengono smentite da altre in grado di
falsificarle) con l'infallibilità del dogma ideologico-religioso.
Per cui la descrizione del totem, dell'oggetto di culto, non può
permettersi di essere scientifica, comprendendone il calcolo dei costi e
benefici, ma deve diventare pronunciamento di verità dogmatica. Verità
infallibile, pronunciata sull'altare mediatico dal sommo sacerdote che
appartiene, altra metafora previana, al "clero universitario".
A questo punto il vaccino, come del resto tanti farmaci moderni,
assolutamente inutili e potenzialmente dannosi ma venduti come
"indispensabili", viene svuotato del suo significato primigenio e
diventa solo un mezzo per riaffermare, con un atto di imperio, il
primato del profitto sull'Uomo. Il vaccino non solo fa bene ma deve
essere obbligatorio. Non importa se un giorno diventerà "il marchio
sulla mano destra e sulla fronte". La sua bontà e necessità dovrà essere
dichiarata e celebrata - contro ogni logica scientifica, è questo il
bello - sotto forma di infallibilità, con le stesse armi di persuasione
di massa con le quali si vendono altri oggetti di culto come le monete
uniche, le unioni continentali, i rimescolamenti etnici. Culti imposti
con il guanto di velluto della suggestione e il pugno di ferro della
paura.
Solo il sommo sacerdote del culto è tenuto a nominare l'oggetto o, al
limite, potranno farlo qualche altro volonteroso diacono e diacona
votati alla causa. Gli altri, che siano essi personaggetti poco
qualificati o professionisti al di fuori del mainstream sanitario
dominato dall'Uno mercato, che tacciano o verranno esposti al pubblico
ludibrio. Infatti, prima dell'epurazione di Porro, questa sera durante
la puntata vi sarà un'apposita novena di riparazione, dove il
professorone del San Raffae' potrà confutare l'eresia antivaccinale.
Immagino senza disturbatori, visto che parla la Verità.
Chiunque potrebbe domandarsi a questo punto perché, se la bontà dei
vaccini o di qualunque altro presidio medico è veramente così
dimostrata, vi sia bisogno del frame apposito per difenderli? Di
utilizzare la minaccia, la paura e la censura nei confronti dei
miscredenti per imporne la non discutibilità?
La reazione sui soccial alla puntata di "Virus" è stata significativa
della non serenità di poter affrontare l'argomento personalissimo della
propria salute divenendo esso ormai sempre atto collettivo di fede.
Gente che ripeteva parola per parola il vangelo del frame come reazione
pavloviana alla bestemmia pronunciata dagli eretici (in realtà solo
comparse) nel tempio: "Non si scherza con la vita delle persone",
"salvano la vita", "gli anziani rischiano di morire se non li fanno",
"meglio rischiare che prendersi la malattia", "di morbillo si muore",
ecc. ecc.
E' stata meravigliosa la vicepresidenta della regione Emilio-Sovietica, l'impareggiabile Gualmini, intervistata dal programma,
quando ha difeso il progetto di obbligo di vaccinazione (quindi che
faranno, inoculeranno i bambini a forza?) affermando che, come
amministratori pubblici, loro si preoccupano per la comunità. Certo, e
che dovrebbero preoccuparsi del diritto del singolo individuo
all'autodeterminazione? Si fa per giuridicamente parlare, s'intende.
Alla domanda su chi siano i dissidenti ribelli che non vaccinano i figli la risposta è entusiasmante:
"Si assiste al paradosso che i figli degli immigrati vengono
assolutamente vaccinati e quindi le persone che arrivano nel nostro
paese si rivolgono in maniera massiccia presso gli ambulatori per le
vaccinazioni sia obbligatorie che raccomandate."
Il frame nel frame. Il fogno nel fogno, come in "Inception". Vedete come
sono bravi i migranti? Non penserete mica che ci (ri)portino le
malattie, visto che si vaccinano tutti ubbidienti.
Io invocherei un lievissimo fact-cheking su queste affermazioni della
Gualmini, che mi paiono altrettanto discutibili di quelle del Red Ronnie
o della Brigliadori di turno. Qualche cifra, magari. Qualche altro dato
sulle quarantene mancate, sulla sottovalutazione, parlando di tutela
della collettività, delle tubercolosi, delle meningiti, delle scabbie e
delle sieropositività da HIV. Non è razzismo, è epidemiologia.
Poteva mancare, dopo l'adorazione del migrante, la nota di classe? Continua infatti la vicepresidenta nell'intervista: "Notiamo che il calo della tendenza a vaccinare si registra proprio tra le classi medio-alte."
Eccoli, questi borghesi di merda che sperano di sterminarci con le loro copertine infette dalla difterite e dal vaiolo.
Ho notato, tra parentesi, che i piddini vanno pazzi per i vaccini. Se ne
fanno anche tre, quattro, cinque in una volta. Sono quelli del "meglio
rischiare che prendere le malattie" nonostante soffrano di menopeggismo,
la malattia incurabile, sclerosante e subacuta della sinistra.
Giunti a questo punto sarete convinti che Porro sia stato epurato perché
ha osato nominare i vaccini invano. Eppure io non ne sono affatto
persuasa. No, quello è stato solo il pretesto. Auto-inflitto, per altro.
Riascoltiamo l'ultima frase della Gualmini dall'intervista:
"Se lasciamo correre, i virus poi non perdonano, eh! Si infilano nelle pezze e nei buchi lasciati liberi."
Nicolì, ma che mi hai combinato? Ti sei infilato apposta, dritto dritto,
nel trappolone alla vaccinara? Lo sai che aspettavano solo il Red
Ronnie e la bevitrice di pipì per fartela pagare?
Tempo fa, durante un'altra puntata, in febbraio, ( guardatevi il video), emerse questo fatterello:
Potenzialmente un'atomica nel tempio delle vacche sacre di Piddinia. Io pensai: "Alé, ora gli chiudono il programma". Raramente mi sbaglio.
Porro debellato dal vaccino quindi? Niet, il "Virus" è stato sconfitto da un altro virus. Quello che non tollera il contagio delle idee ma non solo. Quello che, appunto, "non perdona".
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