Agli occhi di chi mi conosce bene
sembrerà strano vedermi scrivere in occasione della festa di questa
Repubblica, che molti sanno amo sicuramente meno del concetto di Patria.
Ho sempre visto la prima come un insieme di regole e ideali non sempre
condivisi, considerando invece la seconda il contenitore dell’amalgama
di storia e valori che hanno contribuito a renderci un popolo degno di
chiamarsi tale. L’opportunità è ghiotta però per utilizzare la prima per
richiamarsi ai valori della seconda.
Ci sono simboli comuni fra esse come
Inno e Tricolore, che oggi saranno esibiti abbondantemente per
festeggiare l’istituzione e nella maggior parte delle occasioni a
suonarli, cantarli e portarli saranno gli uomini e le donne migliori che
la Repubblica ha avuto in dono dalla Patria. Una delle principali
differenze fra le due sta però nel fatto che mentre la Patria questi
uomini e donne non li dimentica mai, alla Repubblica capita un po’
troppo spesso di farlo. Se proprio vogliamo dirla tutta, negli ultimi
anni le è capitato di lasciare a se stesso il popolo intero, ma questo è
un’altro discorso.
Avete già capito dove voglio andare a
parare vero: la questione Marò. Normalmente troverei inappropriato
partire da un altro evento per agganciarmi alla loro vicenda. Preferirei
affrontarla andando dritto al punto senza utilizzare stratagemmi
letterari, ma oggi che un po’ ovunque si farà uso di retorica
patriottica a profusione, da “…questa Patria si bella e perduta…” a “Da
Lussin, da Val d’Augusto vien l’odor di Roma al cuore”, non mi sembra
fuori luogo volgere il pensiero a chi, portando i simboli della
Repubblica è stato mandato in missione lontano dalla Patria e non vi può
fare ritorno perché trattenuto all’estero contro la propria volontà.
Badate bene, non voglio contestare
quanto sta facendo questo governo per farli tornare in Italia, non
potrei visto che non è dato saperlo. Per quanto ne sappiamo potrebbero
essere in corso estenuanti trattative con il governo Indiano, in realtà
il danno più grave sono stati altri a causarlo: chi ha deciso di fare
rientrare in porto il cargo con a bordo i due Marò e soprattutto il
precedente governo che ha permesso tornassero in india. Il punto è un
altro, in attesa che il lavoro diplomatico, che speriamo sia in corso,
porti al risultato che ci auguriamo tutti, vorrei che almeno le
istituzioni, a tutti i livelli, li onorassero con la costanza e
frequenza che merita chi per servire con Patria è costretto a stare
lontano da casa.
Purtroppo so già che non sarà così, né
in futuro, né colpevolmente oggi quando a parlare di loro saranno solo
iniziative ispirate sopratutto da loro commilitoni o privati cittadini
che in essi vedono quei valori, come il senso del dovere e il rispetto
della parola data, che vorrebbero ispirassero quelli che formano
l’istituzione repubblicana.
Quindi, scusatemi se anche questa volta
non riesco a festeggiare questa Repubblica così diversa dalla Patria che
amo, nemmeno oggi mi sentirete gridare “viva la Repubblica”, ma come
sempre faccio da quando mi conoscete, non vi negherò un: VIVA L’ITALIA.
Otello Ruggeri - 2 giugnoo 2014
fonte: http://www.lacritica.org
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