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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

23/09/15

Libia: si complicano gli scenari in Cirenaica e Tripolitania

Mentre il generale Haftar annuncia una nuova operazione militare su Bengasi, a Tripoli si spacca Alba Libica, a sua volta in lotta con lo Stato Islamico. Solo l’ONU crede che la fine di questo dramma sia vicina

Libya Dawn fighters fire an artillery cannon at IS militants near Sirte

Mentre a Skhirat, in Marocco, tra giovedì 17 e domenica 20 settembre è andato in scena l’ultimo dei teatrini diplomatici tanto cari alla comunità internazionale – impegnata attraverso la missione ONU in Libia (UNSMIL) a formare un governo di unità nazionale – di tutt’altro tenore si è dimostrato il dramma vissuto in Tripolitania e Cirenaica, nelle stesse ore.

Cirenaica: la nuova operazione di Haftar

Il 19 settembre, il Generale Khalifa Haftar ha annunciato l’avvio di una nuova offensiva militare su Bengasi. L’operazione Hatf (dal nome di una delle potenti spade di Maometto) o Doom (come scrivono i media internazionali, dal significato non meno apocalittico) è volta a colpire tutte le milizie jihadiste presenti in città e prevede una più intensa collaborazione tra le forze di terra e di aria dell’esercito nazionale libico. Un annuncio foriero di nuove battaglie e distruzioni (stime UNHCR contano almeno centomila sfollati provenienti da Bengasi, sui quasi quattrocentomila totali) che stride con le dichiarazioni secondo cui un accordo tra Tripoli e Tobruk è “sempre più vicino”.
L’inviato ONU Bernardino Leon ha infatti congedato domenica, in chiusura dell’ultima sessione del Dialogo Nazionale, i delegati dei due parlamenti libici (rientrati a Tobruk e Tripoli per vagliare la proposta con i rispettivi deputati), con la promessa di annunciare l’accordo finale tra le parti entro le prossime 48 ore. In questo clima, l’operazione di Haftar è stata ovviamente denunciata dalla comunità internazionale come un dichiarato atto di ostilità all’iniziativa di riconciliazione.

Special Representative of Secretary-General for Libya and Head of UNSMIL Leon addresses news conference in GenevaIl mediatore ONU al tavolo di pace


Tripolitania: Stato islamico contro Alba Libica

A osteggiare il Dialogo Nazionale, tuttavia, sono giunti nei giorni scorsi chiari segnali anche da Tripoli: il 17 settembre, durante una seduta del Congresso Nazionale Generale volta a individuare consensi sulla lista di candidati da presentare a Leon, la sede del parlamento tripolino è stata presa d’assalto da uomini armati che hanno interrotto i lavori. Tra i possibili responsabili del sabotaggio, Libya Herald ha citato il fervente oppositore dell’iniziativa di riconciliazione, Salah Badi, già alla guida delle milizie denominate “Alba Libica 2” o “Fronte della Determinazione” (Sumud), nate da una spaccatura interna alle milizie islamiste riunite sotto il cappello di Alba Libica.

Altre fonti ipotizzano la presenza sempre più tangibile nella capitale di milizie legate allo Stato Islamico, che da Derna negli ultimi mesi hanno raggiunto Sirte, che dista 450 km da Tripoli. Il punto di forza della strategia dell’ISIS (che mina fortemente gli esiti del processo di riconciliazione nazionale) sta proprio nell’attrarre il malcontento popolare circa un intervento politico “straniero”, giudicato come un’ingerenza inaccettabile da molti libici. Al tempo stesso, l’organizzazione jihadista di Al-Baghdadi punta a raccogliere adesioni locali nella sua personalissima lotta agli “apostati” di Alba Libica – come vengono definite le milizie islamiste nell’ultimo numero del Dabiq, la rivista ufficiale dello Stato Islamico in lingua inglese – mentre la presenza di ISIS sul territorio libico viene ufficializzata da Abul Mughirah al Qahtani, presentato come responsabile dello Stato Islamico in Libia.

Il 19 settembre, a due giorni dall’attacco al Congresso, un commando armato ha attaccato una prigione che si trova presso l’aeroporto di Mitiga a Tripoli con l’intento di liberare alcuni detenuti. La prigione è gestita dal ministero dell’Interno del governo tripolino di Khalifa Al Ghweil, e controllata dalle milizie di Alba Libica. In questo caso, le fonti hanno parlato di miliziani legati allo Stato Islamico, sebbene non sia da escludere l’ipotesi della spaccatura interna tra le varie anime di Alba Libica, dopo che la formazione ha giurato fedeltà a Salah Badi.

Members of the Libyan army give protection to a demonstration in support of the Libyan army under the leadership of General Khalifa Haftar, in BenghaziL’esercito regolare a Bengasi

Il nuovo Fronte degli esiliati gheddafiani

Giunge intanto dal Cairo la notizia della formazione di un nuovo fronte politico denominato Nidal (“La Battaglia”), costituito principalmente da emigrati libici ed ex membri del regime di Muhammar Gheddafi. Ufficialmente, il gruppo è guidato dall’ex ambasciatore libico in Arabia Saudita, Mohamed Saeed Algashatt, sebbene sia da considerarsi più un prodotto del cugino di Gheddafi e suo fidato responsabile della Sicurezza, Ahmed Qaddaf Al-Dam, il quale oggi risiede nella capitale egiziana.

Nel comunicato programmatico della nuova formazione politica, il Comitato Centrale asserisce di voler costruire una nuova Libia inclusiva, sostenendo l’iniziativa di riconciliazione e suggerendo un’amnistia generale per tutte le conseguenze della guerra civile. Ma non esita a criticare i “traditori”, con chiare allusioni a Francia e Gran Bretagna, che hanno sostenuto la Rivoluzione e contribuito al crollo del Paese.

di Marta Pranzetti @BlogArabaFenice - 22 settembre 2015
fonte: http://www.lookoutnews.it

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