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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

25/09/15

È stato tutto un bluff. Nei consigli provinciali si mangia come prima. La legge Delrio ha tolto gli stipendi. Ma coi gettoni di presenza si fa cassa







Siamo a Nuoro. Fabio Fancello era consigliere provinciale prima che l’ente venisse messo in liquidazione, come previsto dalla riforma di Graziano Delrio. Aveva ricevuto più soldi di quanto gli spettasse per un calcolo sbagliato degli uffici tecnici in merito al conteggio dei gettoni di presenza. Per l’esattezza 3.700 euro in più. Fancello, però, voleva restituire la somma indebitamente ricevuta. Ma non gli è stato possibile. Un caso paradossale, ma che racconta adeguatamente la realtà dell’Italia post-riforma Delrio.
IL TRUCCHETTO
La legge, però, parla chiaro: non sono previste indennità per le cariche provinciali. Peccato però che i vari consigli provinciali hanno pensato bene di dissanguare le già esigue casse, godendosi e collezionando gettoni di presenza. A Bergamo, per esempio, nel periodo gennaio-aprile 2014, c’è stata una corsa incredibile alle commissioni. Sedute su tutto per collezionare quante più presenze possibili, tanto che, alla fine, i consiglieri si sono divisi 85 mila euro, più i ben 10 mila per i viaggi istituzionali. Ma c’è anche chi ha fatto meglio di così. Siamo a Sassari, in Sardegna. Qui per ogni presenza in commissione o in aula, l’ente sgancia gettoni da 116 euro. Detta così, non sembra una gran somma. Ma, fatti i dovuti calcoli, ecco che in un mese non sono pochi coloro che riuscivano a portarsi a casa anche più di 4 mila euro. Non male per chi ha rinunciato allo stipendio in nome di un taglio ai costi della politica. Un andazzo, questo, che alla fine – deo gratias – si è deciso di tagliare, ponendo un tetto alla collezione di gettoni. Incasso massimo mensile: 1.518 euro. Che comunque, però, comporta una spesa potenziale di oltre 50 mila euro. Meglio ancora è stato fatto a Reggio Calabria: prima che l’ente a fine anno lasci il passo alla città metropolitana, si lavora a più non posso. Addirittura in agosto, mese nel quale le commissioni si sono riunite ben 18 volte, per una spesa totale di 22.610 euro, ripartiti tra 23 consiglieri. Ma il nostro viaggio tra i continui costi degli enti provinciali non finisce qui. Andiamo ora a Campobasso. Secondo i dati disponibili sulla sezione “amministrazione trasparente”, ecco che scopriamo che nel 2014 il presidente della provincia Rosario De Matteis ancora ha ricevuto indennità piena, più rimborsi vari, collezionando oltre 70 mila euro. Né sono stati da meno i quattro assessori e il vicepresidente che, insieme, sono costati altri 200 mila euro. Curioso il rimborso, poi, concesso all’assessore Alberto Tramontano a cui l’ente ha restituito la cifra supergalattica di 3,80 euro. Troppo per chiedere a Tramontano di pagare con i soldi suoi. Anzi nostri. Nonostante abbia collezionato 41 mila euro nel 2014.
UN ESERCITO
Per non parlare, ancora, della marea di consulenti e dipendenti che popolano gli uffici. Prendiamo la provincia di Isernia: 82 dipendenti e 81 collaboratori che costano oltre 4 milioni di euro. A Gorizia sono 186 dipendenti e 23 collaboratori (8 milioni) che costano, per ogni friuliano, oltre 500 euro. Una vera e propria tassa.
di Carmine Gazzanni - 25 settembre 2015
fonte: lanotiziagiornale.it

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