- Ali Mohammed al-Nimr, condannato alla crocifissione, è stato accusato di aver partecipato a manifestazioni di protesta vietate e di detenzione di armi da fuoco – nonostante ci sia una totale mancanza di prove riguardo a quest'ultima accusa, e gli è stata negata la possibilità di essere assistito da un avvocato. Inoltre, a quanto asserito dai gruppi per i diritti umani, Al-Nimr è stato torturato e poi costretto a firmare una confessione mentre si trovava in carcere.
- Non solo le autorità saudite si preparano a crocefiggere– nel 2015 – qualcuno che hanno torturato per costringerlo a confessare, ma si preparano a crocefiggere qualcuno che era minorenne al momento dell'arresto.
- Purtroppo, non passa settimana senza che l'Arabia Saudita dimostri al mondo perché gode della reputazione di essere una delle maggiori fogne dei diritti umani al mondo.
- La crocefissione è una pena di morte che, a quanto pare, non è solo conforme alla sharia, ma anche a Ginevra.
Il Consiglio per i diritti umani della Nazioni Unite (UNHRC) a
Ginevra è un'organizzazione contro cui si possono facilmente muovere
critiche, ma che difficilmente può essere oggetto di satira. Se si
dicesse a qualcuno che in Svizzera c'è un posto dove la concezione dei
diritti umani da parte del Sudan, dell'Iran e delle altre peggiori
dittature mondiali e di coloro che violano tali diritti viene accolta
con rispetto e deferenza, si potrebbe pensare che il copione sia stato
scritto dai Monty Python [un gruppo comico britannico, N.d.T.], dove a
un certo punto farebbe la sua comparsa Idi Amin per condividere le sue
idee su come migliorare la parità di trattamento fra uomini e donne sul
luogo di lavoro. E potrebbe anche spuntare Pol Pot per castigare quei
paesi in cui il tenore di vita non è stato debitamente alzato in
conformità alle medie globali.
Su quanto accade a Ginevra non si può ironizzare. Ma la settimana
scorsa anche gli standard delle Nazioni Unite si sono dimostrati
vergognosi. È saltato fuori, grazie all'eccellente organizzazione UN
Watch che l'Arabia Saudita è stata scelta per presiedere
un importante gruppo dell'UNHRC. Questo panel seleziona gli alti
funzionari che condividono gli standard internazionali in materia di
diritti umani e hanno il compito di segnalare le violazioni dei diritti
umani nel mondo. Il gruppo di 5 ambasciatori, guidato dall'Arabia
Saudita, è conosciuto come Gruppo consultivo e ha il potere di scegliere
i candidati che devono ricoprire più di 77 posizioni chiave in seno al
Consiglio per i diritti umani. Sembra che la nomina dell'inviato saudita
all'UNHRC, Faisal Trad, sia avvenuta prima dell'estate, ma che i
diplomatici di Ginevra abbiano mantenuto il silenzio a riguardo.
Il fatto che si sia saputo della nomina a distanza di mesi, non
esclude la possibilità che il Consiglio per i diritti umani delle
Nazioni Unite, contrariamente a quanto si pensi, di fatto, provi un
senso di colpa. Se non fosse così, perché non gridare ai quattro venti
che l'Arabia Saudita ha ottenuto questo incarico prestigioso? Perché non
diffondere un comunicato stampa? Dopo tutto, l'Arabia Saudita – e per
estensione l'UNHRC – non ha nulla di cui vergognarsi, vero?
Purtroppo, non passa settimana senza che l'Arabia Saudita dimostri al
mondo perché gode della reputazione di essere una delle maggiori fogne
dei diritti umani al mondo. Nel corso dell'ultimo anno, l'Arabia Saudita
potrebbe aver decapitato più persone dell'Isis, ma solo raramente
qualcuno di questi casi ha ottenuto più di un barlume di attenzione
internazionale. Di tanto in tanto, un caso viene cavalcato dall'opinione
pubblica, come quello del blogger Raif Badawi,
condannato a 10 anni di carcere e a 1000 frustrate per aver "offeso
l'Islam". La situazione difficile di Raif Badawi, che ha già ricevuto le
prime 50 frustrate ed è ancora in prigione in attesa del resto, ha
raccolto l'attenzione e ha ricevuto il biasimo di Riad. La reazione del
Regno è stata quella di denunciare fermamente "la campagna mediatica
sollevata intorno al caso".
Ma il clamore dell'opinione pubblica internazionale evidentemente
disturba le autorità saudite – e di questo bisogna tenerne conto. E non
si può dire che non abbiano nulla da nascondere. È di questa settimana
la notizia di un altro caso che dovrebbe ottenere la stessa attenzione
riservata alla vicenda di Raif Badawi.
Ali Mohammed al-Nimr
aveva 17 anni quando venne arrestato dalle autorità saudite nel 2012,
durante la repressione di una serie di proteste antigovernative, nella
provincia sciita di Qatif. Il ragazzo fu accusato di aver partecipato a
manifestazioni di protesta vietate e di detenzione di armi da fuoco –
nonostante ci sia una totale mancanza di prove riguardo a quest'ultima
accusa. Negatagli la possibilità di essere assistito da un avvocato, a
quanto asserito dai gruppi per i diritti umani, Al-Nimr è stato
torturato e poi costretto a firmare una confessione mentre si trovava in
carcere. Secondo gli attivisti, pare che il giovane sia stato preso di
mira dalle autorità perché nipote di Sheikh Nimr al-Nimr, il 53enne
[religioso sciita, N.d.T.] oppositore del regime saudita. Anche lo
sceicco è stato dichiarato colpevole e condannato a morte. Dopo la
confessione e il "processo", il nipote è stato giudicato colpevole da un
tribunale penale speciale e condannato a morte. Il processo non è
riuscito a osservare in alcun modo gli standard internazionali. Al-Nimr
si è appellato contro la sentenza, ma questa settimana la richiesta di
appello è stata respinta. Ora, è quindi probabile che zio e nipote
saranno giustiziati. Poiché le accuse mosse includono reati riguardanti
il sovrano saudita e lo Stato stesso, sembra che entrambi saranno
crocefissi.
I due dissidenti sauditi detenuti in carcere Raif Badawi (a sinistra) e Ali Mohammed al-Nimr (a destra).
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Se questo causasse un briciolo di preoccupazione tra gli altri
partecipanti alla farsa dell'UNHRC in corso a Ginevra, beh, essi
avrebbero almeno una qualche consolazione. In Arabia Saudita, la
crocefissione non è più come un tempo. Prima la vittima viene decapitata
e successivamente crocefissa, per essere esposta al pubblico. Questa è
una pena che, a quanto pare, non è solo conforme alla sharia, ma anche a
Ginevra.
Naturalmente, Ali Mohammed al-Nimr era un ragazzo al momento
dell'arresto, pertanto, non solo le autorità saudite si preparano a
crocefiggere – nel 2015 – qualcuno che hanno torturato per costringerlo a
confessare, ma si preparano a crocefiggere qualcuno che era minorenne
quando è stato arrestato. Forse le autorità dell'UNHRC a Ginevra si
vergognano di aver incaricato i funzionari sauditi di presiedere i
gruppi del Consiglio Onu per i diritti umani. Ma questo non sembra
influenzare la loro condotta. Proprio come le autorità saudite pensano
che il problema sia "l'attenzione internazionale" e non la fustigazione a
morte o la crocefissione inflitta dopo la decapitazione, così l'UNHRC
sembra ritenere che il problema sia costituito dalla consapevolezza
pubblica dei suoi incarichi grotteschi e non dalle stesse nomine.
L'attenzione internazionale per il caso di Raif Badawi non ha ancora
permesso il suo rilascio, ma è riuscita a rinviare la prossima sessione
di frustrate. Il che sta a indicare che le autorità saudite hanno la
capacità di provare un po' di vergogna. Questo dovrebbe essere a sua
volta motivo di speranza tra coloro che hanno a cuore i diritti umani.
Dovrebbe anche ricordare a tutti di aumentare l'attenzione globale sul
caso di Ali Mohammed al-Nimr e di altri come lui che soffrono a causa di
un governo e di un sistema giudiziario che dovrebbero assolutamente
fare vergognare il mondo al di fuori di Ginevra, se non possono farlo le
Nazioni Unite.
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