Sono bastate poche settimane a dimostrare quanto fossero del tutto
ingiustificati i toni trionfalistici con cui il mese scorso gli ambienti
governativi italiani avevano celebrato il coinvolgimento di ONU e UE
nella crisi libica e in particolare nelle annunciate iniziative militari
contro i trafficanti di esseri umani tese a bloccare i flussi migratori
incontrollati verso l’Italia.
La richiesta di Federica Mogherini alle Nazioni Unite di sostenere
con un ampio mandato un’iniziativa militare europea non è stata
concretamente presa in considerazione, almeno fino a oggi. Il Palazzo di
Vetro non si è ancora espresso in proposito raccomandando ancora una
volta un improbabile accordo tra le diverse fazioni libiche che, se
anche dovesse concretizzarsi sulla carta (ma in tempi biblici), non
avrebbe alcuna speranza di trovare applicazione concreta considerando la
presenza di centinaia di milizie e la crescente influenza dello Stato
Islamico.
Certo
la Mogherini non era sembrata molto credibile nel chiedere sostegno
internazionale a una missione militare che vorrebbe colpire i
trafficanti, affondare i barconi ma ufficialmente non respingere gli
immigrati clandestini. Termine quanto mai appropriato per la stragrande
maggioranza di quanti arrivano in Italia, come ha riconosciuto lo
stesso direttore dell’agenzia europea Frontex, Fabrice Leggeri, che
parla di “migranti economici che possono e devono essere rimandati a
casa loro”.
Anche le intese (a parole) con i partner europei sull’accoglienza a
quanti avrebbero diritto all’asilo si sono rivelate ben poco solide.
Tutti vogliono ridefinire le quote di rifugiati (che sono una minoranza
rispetto alle ondate di migranti) da accogliere ma nessuno vuole saperne
di accettare i migranti economici, cioè i clandestini che sono la
stragrande maggioranza. Inoltre nessun Paese europeo si è ancora
sbilanciato sulla partecipazione alla missione Eunavfor- Med che
dovrebbe venire autorizzata dal vertice dei leader della Ue del 26
giugno ma che a dispetto di piani militari abbastanza bellicosi emersi
grazie a Wikileaks nelle scorse settimane non sembra godere di un reale
mandato politico.
In
pratica nessuno sa ancora se esisterà una flotta Ue né cosa potrà o
vorrà fare contro i trafficanti, ammesso che venga autorizzata a fare
qualcosa in più che raccogliere clandestini da sbarcare in Italia e
affondare i barconi su cui viaggiavano.
Anzi, pare che i britannici intendano ritirare presto la nave da
assalto anfibio Bulwark (nella foto a sinistra) che finora ha trasferito
in Italia oltre mille immigrati clandestini, ma il Primo ministro David
Cameron si è impegnato con Matteo Renzi a inviare l’intelligence di sua
Maestà in Sicilia (i britannici partecipano spesso a missioni
internazionali con assetti intelligence) per cooperare con i servizi
segreti italiani contro i trafficanti.
Non è chiaro quale contributo potranno fornire in Sicilia gli 007 di
Londra (forse con sistemi di intercettazione delle comunicazioni) ma se è
questo il reale contesto di “cooperazione europea” tanto vale farne a
meno e tutelare da soli i nostri interessi nazionali senza ingombranti
alleati che, tra l’altro, ben difficilmente porrebbero le loro forze
sotto il comando italiano. E’ già accaduto durante la guerra in Libia
del 2011 quando le navi francesi e britanniche operavano in totale
autonomia rispetto alla flotta NATO a guida italiana.
L’Italia
paga l’errore di non aver mai scoraggiato con robusti respingimenti
l’immigrazione clandestina che arricchisce i criminali mentre il governo
Renzi paga la mancanza di coraggio e l’ingenuità di aver chiesto a
organismi sovranazionali autorizzazioni non necessarie dal momento che
la gestione dell’immigrazione ricade tra le responsabilità dei singoli
Stati.
In base a questo principio Malta e Bulgaria non accettano immigrati e
l’Ungheria costruirà un muro ai confini serbi per non far passare i
clandestini che transitano da Balcani e Turchia. Oggi appare quindi
evidente che l’Italia continuerà ad essere sola (o quasi) nella gestione
di questa crisi e che spetterà a Roma assumersi la responsabilità di
far cessare una “invasione” che ormai rappresenta un problema non solo
sociale ma anche sanitario e di ordine pubblico non più giustificabile
né tollerabile se vogliamo mantenere un minimo di credibilità nazionale.
Le dichiarazioni del premier e di alcuni ministri circa l’attuazione
di un Piano B lasciano ben sperare circa una rapida evoluzione
dell’atteggiamento del governo italiano cui potrebbe (e dovrebbe) far
seguito un rapido cambiamento d’impiego delle forze armate ponendo fine
a una situazione senza precedenti che vede l’Italia unico Stato nella
Storia ad aver impiegato le forze armate per far oltrepassare i suoi
confini non a persone bisognose ma solo a chi arricchisca criminali e
terroristi islamici.
«L’Europa,
se non darà seguito alla propria responsabilità e solidarietà si
troverà di fronte un’Italia diversa: noi non siamo più disponibili ad
accettare che ci sia un’Europa che invece fare solidarietà fa egoismo,
invece di prendersi per mano l’un Paese con l’altro, si prende a pugni.
La situazione per noi è diventata inaccettabile» ha detto il Ministro
degli Interni, Angelino Alfano, che poche settimane or sono sbandierava
come un successo personale il coinvolgimento della Ue nella crisi.
In questo contesto di probabili imminenti cambiamenti avrebbe dovuto
suscitare maggiore attenzione l’intervento del Ministro della Difesa,
Roberta Pinotti, alla Festa della Marina Militare il 10 giugno scorso.
Attualizzando le gesta della Marina nella Prima Guerra Mondiale il
ministro ha parlato dei trafficanti di esseri umani usando i termini
“guerra” e “nemici” definendo l’Italia “in prima linea”.
Parole, soprattutto le prime due, che non si erano forse mai uditi da un ministro della Repubblica e che certo non sono apparsi per caso nel discorso di Roberta Pinotti.
Parole, soprattutto le prime due, che non si erano forse mai uditi da un ministro della Repubblica e che certo non sono apparsi per caso nel discorso di Roberta Pinotti.
Del resto l’Italia potrebbe non avere alternative all’agire da sola
contro i trafficanti e per fermare un’immigrazione clandestina e ormai
fuori controllo, di fronte a una comunità internazionale distratta e a
un’Europa ormai moralmente, simbolicamente e forse anche concretamente
(specie se la Grecia ne uscirà) a pezzi.
Per il governo italiano una svolta è necessaria anche per
riguadagnare la fiducia dei cittadini poiché è evidente che lo Stato
cessa di esistere e di venire percepito come tale se non si occupa
prioritariamente dei suoi cittadini, degli interessi e della sicurezza
nazionali.
L’accoglienza per tutti, anzi solo per coloro che pagano il pizzo
alla criminalità, attuata fino a oggi non è solo immorale e illecita ma
costituisce un insulto ai tanti italiani che versano in gravi difficoltà
economiche e viene persino criticata dai partner europei.
Non
è un caso che nei giorni scorsi il ministro tedesco degli Interni,
Thomas de Maizière, abbia subordinato la disponibilità di Berlino a dare
asilo a una quota di persone al rimpatrio degli immigrati economici che
non hanno diritto allo status di rifugiati.
Una disposizione quanto mai necessaria perché in caso contrario i
flussi migratori non avranno mai fine ma anche per evitare che il mondo
intero si convinca, come molti italiani, che la nostra classe politica
sta consentendo il più massiccio esodo migratorio illecito via mare
della Storia solo perché sui fondi pubblici per l’assistenza speculano e
ingrassano gruppi d’interesse legati alla malavita ma anche a tutti i
carri politici del Belpaese, come è stato evidenziato dalle recenti
vicende giudiziarie.
Sul piano militare le opzioni per combattere i trafficanti possono
variare in base alle capacità operative messe in campo, agli alleati
disponibili, al mandato e alle eventuali intese con qualche “autorità”
libica che consentano anche una dimensione terrestre all’intervento
armato
Non c’è dubbio però che nessuna di queste avrà mai successo senza il
respingimento dei flussi migratori, senza un’operazione simile a
“Sovereign Border” attuata con successo e senza vittime dalla Marina
Australiana.
Senza i “respingimenti assistiti” sulle coste libiche degli immigrati
clandestini e l’immediato rimpatrio (in Libia o nei Paesi di
provenienza) di quanti sono già arrivati illecitamente in Italia.
Un’iniziativa che Analisi Difesa promuove fin dall’avvio dell’
operazione Mare Nostrum ma che ci pare utile riproporre anche oggi (vedi la scheda),
non solo perché da allora la situazione è decisamente peggiorata ma
anche perché non ci sembra siano emerse proposte più efficaci in
un’Italia sterilmente e ideologicamente divisa tra il buonismo (non
certo disinteressato) dell’accoglienza per tutti e un “blocco navale”
privo di senso perché non danneggerebbe i trafficanti.
Foto: Difesa.it, Marina Militare, Royal Navy, Australia.gov
di Gianandrea Gaiani- 18 giugno 2015
fonte: http://www.analisidifesa.it/
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