Dati relativi alla Francia, rapporto diretto con la UE (dati ufficiali Commissione Europea):
Superficie: 632 833,6 km2
Popolazione: 65 856 609 (2014)
Popolazione in % della popolazione totale dell'UE: 13% (2014)
PIL 2,060 trilione di euro (2013)
La Francia ha 74 deputati nel Parlamento europeo.
A) Rapporti finanziari della Francia con l'UE nel 2013:
Spesa totale dell'UE per la Francia: 14,239 miliardi di euro
Spesa totale dell'UE in % del RNL (reddito nazionale lordo) della Francia: 0,68%
Contributo complessivo della Francia al bilancio dell'UE: 21,874 miliardi di euro
Contributo della Francia al bilancio dell'UE in % del suo RNL: 1,04 %
Dati relativi all’Italia, rapporto diretto con la UE (dati ufficiali Commissione Europea):
Superficie: 302 073 km2
Popolazione: 60 782 668 (2014)
Popolazione in % della popolazione totale dell'UE: 12% (2014)
PIL: 1,560 trilione di euro (2013)
L'Italia ha 73 deputati nel Parlamento europeo.
B) Rapporti finanziari dell'Italia con l'UE nel 2013:
Spesa totale dell'UE per l'Italia: 12,554 miliardi di euro
Spesa totale dell'UE in % del RNL (reddito nazionale lordo) dell'Italia: 0,81 %
Contributo complessivo dell'Italia al bilancio dell'UE: 15,748 miliardi di euro
Contributo dell'Italia al bilancio dell'UE in % del suo RNL: 1,02%
FRANCIA E ITALIA, L’UNA PER L’ALTRA.
Partner
economici, con circa 70 miliardi di euro di scambi nel 2014 (200
milioni di euro di scambi quotidiani). L’Italia è il secondo cliente
della Francia e la Francia il secondo fornitore della penisola.
L’Italia
è il quarto importatore di prodotti agroalimentari francesi e
costituisce uno dei mercati privilegiati per le automobili francesi (l’
8,1% delle esportazioni francesi si realizzano in Italia) e i prodotti
metallurgici (9,5%).
La Francia è il primo
investitore in Italia, 1/5 degli investimenti internazionali in Italia
(42 miliardi di euro) è di provenienza francese.
L’Italia
è il quinto investitore in Francia, dopo gli Stati Uniti, la Germania,
il Regno Unito e la Svizzera. In totale, quasi 1.300 filiali italiane
hanno base in Francia impiegando oltre 80.000 dipendenti. Per quanto
riguarda i progetti di creazione di posti di lavoro in Francia,
l’Italia è il terzo paese al mondo dopo gli Stati Uniti e la Germania.
Forte
è la presenza francese in Italia che risale a molto tempo fa,
considerato che alcune aziende si sono stabilite nella penisola più di
cento anni fa.
In termini settoriali, i servizi
che rappresentano i tre quarti del totale degli investimenti, le
banche e le assicurazioni rappresentano più del 30%. Le aziende francesi
sono fortemente rappresentate anche nel settore della grande
distribuzione italiana, nell’energia (il 10% degli investimenti
francesi) e nell’industria (in particolare nei beni strumentali, i beni
intermedi, e i trasporti).
Riassumendo: La
Francia è il secondo investitore in Italia: più di 1600 filiali francesi
in Italia, che occupano più di 200 000 addetti.
Riassumendo:
L’Italia è il quinto investitore in Francia: quasi 1300 filiali
italiani in Francia, con oltre 80 000 dipendenti.
Oltre
ai grandi gruppi, non si deve prescindere dalla presenza in entrambi i
paesi di centinaia di Pmi, sia imprese italiane in Francia, sia imprese
francesi in Italia, che, da entrambe le parti delle Alpi, rappresentano
una fitta rete di siti di produzione, di centri decisionali e di punti
di vendita.
La Francia e l’Italia possiedono
nel campo delle tecnologie di punta, competenze riconosciute a livello
mondiale : aerospaziale, industria dei componenti automobilistici,
chimica, meccanica, telecomunicazioni e informatica, industria
farmaceutica e biotecnologica. I due paesi concordano sul ruolo centrale
dell’economia digitale e della collaborazione delle imprese francesi e
italiane in questo campo, in particolare per l’attuazione delle Smart
City (città intelligenti).
Per la Francia è
determinante rendere più dinamica la relazione economica
franco-italiana, progetto sviluppato e in evoluzione dal vertice
bilaterale tenutosi a Lione nel dicembre 2012. A questo fine, per
coinvolgere il più strettamente possibile le imprese in questo processo,
sono stati creati un Consiglio d’affari presieduto da Jean-Laurent
Bonnafé (BNP Paribas) e Gabriele Galateri di Genola (Generali),
incaricato di proporre delle soluzioni di miglioramento delle relazioni
economiche bilaterali e un Consiglio economico, presieduto
dall’Ambasciatore.
A livello amministrativo
sono stati attivati un gruppo di lavoro bilaterale sulle questioni
commerciali e industriali (GTCI) e un polo di diplomazia economica, che
sotto l’autorità dell’Ambasciatore e del servizio economico
dell’Ambasciata, analizza le istanze destinate a strutturare e
vivacizzare la nostra relazione economica.
FRANCIA-ITALIA, AGRICOLTURA E UE
Riguardo
i fondi all’agricoltura da parte dell’UE (PAC – politica agricola
comune) mentre l’Europa tagliava su questa voce i fondi dell’11% (10,8
miliardi), Italia e Francia sono riuscite a farsi aumentare i fondi:
l’Italia dell’1,4% (128 milioni a prezzo costante in sette anni), i
cugini d’Oltralpe del 14% (1,1 miliardi).
A
prezzi costanti (del 2011) possiamo disporre di 9,266 miliardi, a cui
dovranno corrispondere altrettanti fondi di Stato e regioni.
Passiamo ora ad esaminare la questione libica che coinvolge interessi comuni sia di Italia sia di Italia.
LIBIA E I FATTI
La
Libia, è stata considerata 'Stato canaglia' per il sostegno al
terrorismo palestinese che ha colpito e colpisce anche l'Europa,
tuttavia questo non ha impedito agli occidentali di tessere affari con
il Colonnello Gheddafi. Roma e Parigi (in eterna competizione) si sono
strappate concessioni attraverso l’intervento sul campo dei rispettivi
eserciti del petrolio: Suez, Gas de France, Edf ed Edison, sul fronte
francese, Eni, Enel, Saipem su quello italiano. Sia Sarkozy sia
Berlusconi hanno riverito Gheddafi (l’impresentabile!), il pagamento da
parte di Francia e Italia per le forniture di petrolio libico sono state
sempre sotto forma di tecnologia bellica e armi.
L’anomalia
è che a decidere la politica internazionale (rapporti dei due cugini
con il dittatore libico) sono i stati i colossi dell’energia e non i
governi di cui fanno parte le varie industrie energetiche.
Nel
2010 Eni, Saipem ed Enel hanno strappato una serie di contratti per i
nuovi giacimenti di gas in Algeria, un Paese che la Francia ha sempre
considerato, al pari di tutte le sue ex colonie, come il “cortile di
casa”. A questo si è aggiunta la batosta finale del referendum italiano
che ha impedito il riavvio del nucleare (si sarebbe sviluppato un
accordo presunto con tecnologia francese), in più oltre il danno anche
la beffa ai danni ancora della Francia per mano dell’Italia; Sonatrach
(potente compagnia energetica statale d'Algeria), ha stretto accordi con
Roma per un gasdotto (cancellato dopo la guerra libica del 2011)
finalizzato a portare il metano in Sardegna e in Toscana.
Nonostante
i rapporti del Colonnello con la Francia (Sarkozy avrebbe ricevuto
proprio dal Colonnello per sostenere la propria campagna elettorale del
2007 diversi milioni di euro), minacciato dall'Italia negli interessi
strategici nazionali in nord Africa, la Francia di Sarko sarà la prima a
premere il grilletto contro l'ex “fratello arabo”.
L’”anomalia”, anche dopo l’eliminazione di Gheddafi,
ha proseguito: le compagnie energetiche (e non i governi) di Roma e di
Parigi hanno cominciato a fare affari con le milizie, con il risultato
che oggi l'estrazione di gas e petrolio da inviare in Italia e Francia
continua. Tuttavia il fragile equilibrio è stato rotto dal terzo
incomodo, l'Isis, che è arrivato a stanziarsi su quei territori senza
trovare troppa resistenza da parte delle milizie stremate. E questo è e
sarà sempre di più, un grosso problema sia per Roma sia per Parigi.
Il
Califfato, oggi, vende il petrolio che sottrae agli emiri del Golfo
Persico o lo immette nel mercato nero. Bahrein, Kuwait ed Emirati Arabi,
sono i principali acquirenti del petrolio-Isis.
GESTIONE ECONOMICA MIGRANTI E RIFUGIATI
Le
conseguenze di questi nuovi equilibri geo-politici e geo-economici,
sono che Roma si trova a gestire un flusso enorme di rifugiati, mentre
tutti e due i governi (Francia e Italia) temono che un altro grande
fornitore e giocatore dello scacchiere energetico, ovvero la Russia (per
giunta partner energetico privilegiato della Germania), possa inserirsi
e usare il gas come arma di guerra e di ricatto per l’Occidente. Per
questo motivo il ministro Gentiloni ha sottoscritto l’ipotesi di poter
intervenire “ufficialmente” anche con gli eserciti in Libia. Intanto la
Francia si sta vendicando dell’Italia, chiudendo la frontiera ai
migranti passanti per l’Italia! Un bel rebus, molto emblematico e
paradigmatico di una situazione ambigua che si trascina da troppo tempo.
Probabilmente
la Francia coltiva l’obiettivo di rimettersi seduta al “tavolo di
famiglia”, pianificando una nuova spartizione fra Eni e Total delle
concessioni non appena la guerra in Libia sarà finita.
E’ una questione “diplomatica” fra “cugini coltelli”.
Luca Lippi - 17 giugno 2015
fonte: http://www.intelligonews.it/
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