L’opzione più ragionevole per far fronte all’emergenza determinata
dai crescenti flussi di immigrati clandestini resta quella dei
“respingimenti assistiti”, sostenuta da Analisi Difesa fin dall’avvio di
Mare Nostrum.
Respingimenti che sarebbero possibili impiegando una mezza dozzina di
unità della Marina Militare a ridosso della costa della Tripolitania
occidentale, da dove salpano i barconi, per soccorrere immediatamente i
migranti appena salpati evitando altre tragedie e naufragi per poi
sbarcarli con i mezzi militari e sotto scorta sulla costa libica.
Un’operazione
gestibile con una nave da sbarco portaelicotteri classe San Giorgio e 5
tra fregate, corvette e pattugliatori con elicotteri, droni
dell’Aeronautica, aerei da pattugliamento marittimo per localizzare
immediatamente i barconi in partenza e qualche centinaio di fucilieri di
Marina.
Assetti peraltro già assegnati ora all’operazione Mare Sicuro che opera però al largo delle coste libiche.
I migranti verrebbero raccolti in mare appena salpati, non sarebbero
quindi provati da giornate di navigazione in condizioni disumane, e
potrebbero venire concentrati sulla spaziosa unità classe San Giorgio e
poi riportati a terra in gruppi ridotti con i mezzi da sbarco e sotto la
scorta dei Fucilieri di Marina.
Questa pratica consentirebbe di trattenere feriti o malati da
sottoporre a cure e fornire generi di prima necessità ai migranti prima
di sbarcarli trattenendo sul suolo libico le truppe italiane solo il
tempo strettamente necessario alle operazioni di sbarco da effettuare in
aree costiere sotto la protezione delle artiglierie navali ed
eventualmente di forze aeree.
L’ideale
sarebbe effettuare gli sbarchi in accordo con almeno qualcuna delle
diverse fazioni libiche ma le forze militari italiane sono comunque in
grado di assicurare un deterrente tale da rendere attuabile l’operazione
anche in assenza di intese.
Il dispositivo necessario per i “respingimenti assistiti” sarebbe
simile o poco più consistente di quello impiegato oggi per l’operazione
Mare Sicuro e avrebbe costi solo di poco superiori, stimabili
probabilmente in 10/12 milioni di euro al mese (contro i 9,5 di Mare
Nostrum).
L’operazione “respingimenti assistiti” consentirebbe di ottenere in
breve tempo concreti risultati: recuperare i barconi e affondarli,
risparmiare migliaia di vite umane, ridurre o azzerare i flussi
migratori (chi rischierebbe la vita e pagherebbe migliaia di euro ai
trafficanti per ritrovarsi in Africa?) e con essi gli incassi dei
trafficanti e dei terroristi islamici coinvolti in questo business.
Inoltre
i “respingimenti assistiti” diffonderebbero il chiaro messaggio che
l’Italia non intende più accogliere migranti che si affidano a malavita e
terrorismo. Un concetto che verrebbe reso più esplicito da una legge ad
hoc che stabilisca che nessuno che si sia affidato al crimine
organizzato per emigrare illegalmente potrà mai neppure in futuro
ottenere un permesso di soggiorno.
I “respingimenti assistiti” inoltre costringerebbero le Nazioni
Unite, restìe a impegnarsi in Libia, a intervenire per aiutare coloro
che avessero diritto all’asilo, assistere e rimpatriare i migranti come
fece nel 2011 in Tunisia attuando un ponte aereo internazionale per
riportare nei loro Paesi d’origine oltre un milione di lavoratori
stranieri fuggiti dalla Libia in guerra.
A differenza delle operazioni di soccorso e accoglienza, destinate a
non avere mai fine, i “respingimenti assistiti” richiederebbero un
impegno navale limitato nel tempo perché scoraggerebbero i flussi
migratori, specie se associati al rimpatrio dei clandestini già arrivati
in Italia.
Foto: Marina Militare, EPA
di *Gianandrea Gaiani - 18 giugno 2015
fonte: http://www.analisidifesa.it
*Giornalista nato nel 1963 a Bologna, dove si è laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 ha collaborato con numerose testate occupandosi di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportages dai teatri di guerra. Attualmente collabora con i quotidiani Il Sole 24 Ore, Il Foglio, Libero, Il Corriere del Ticino e con il settimanale Panorama sul sito del quale cura il blog “War Games”. Dal febbraio 2000 è direttore responsabile di Analisi Difesa. Ha scritto Iraq Afghanistan - Guerre di pace italiane.
www.presseurop.eu/en/content/author/269701-gianandrea-gaiani
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