A
febbraio Abdel Majid Touil entra in Italia su un barcone, poi
l'espulsione. A marzo l'attentato a Tunisi. Ad aprile è di nuovo in
Italia per reclutare jihadisti
A
febbraio Abdel Majid Touil entra in Italia su un barcone, poi
l'espulsione. A marzo l'attentato a Tunisi. Ad aprile è di nuovo in
Italia per reclutare jihadisti
Il marocchino 22enne arrestato dalla Digos di Milano a Gaggiano per l’attentato del museo del Bardo di Tunisi si chiama Abdel Majid Touil.
Era già stato identificato nel febbraio 2015, un mese circa prima dell'attentato, a Porto Empedocle dopo essere arrivato, insieme ad altri novanta immigrati, a bordo di un barcone.
Qualche giorno dopo gli era poi stato notificato il decreto di
espulsione. Qualcosa, però, non ha funzionato perché, dopo la mattanza
di Tunisi, Touil è riuscito tranquillamente a rientrare in Italia e
trasferirsi nel Milanese, dove vivono la madre e il fratello.
Touil ha partecipato all’attentato commesso, che il 18 marzo scorso ha fatto 25 vittime, tra cui quattro italiani, "sia nella fase di pianificazione sia in quella esecutiva".
Su di lui, secondo le norme tunisine, pende una serie di accuse che
vanno dall’omicidio volontario all’adesione a organizzazione
terroristica, dall’incendio alla cospirazione contro la sicurezza
interna dello Stato. Non si sa con precisione quando sia rientrato in
Italia. Ad metà aprile, e quindi un mese dopo l’attentato al Museo del
Bardo, la madre del marocchino è andata alla stazione dei carabinieri di
Trezzano sul Naviglio per denunciare la scomparsa del passaporto del
figlio. Touil è, quindi, rientrato una seconda volta in Italia da
clandestino dimostrando quanto siano farraginose le nostre frontiere e,
soprattutto, che sui barconi che attraversano il Mediterraneo viaggino anche pericolosi terroristi.
Nel
corso della perquisizione a Touil, soprannominato "Abdallah", la Digos
di Milano ha sequestrato del materiale, tra schede e appunti, che
costituisce un ulteriore spunto di approfondimento delle indagini. Di
sicuro, per le autorità tunisine, Touil non è solo un terrorista
operativo ma anche un organizzatore degli attentati e, come si legge
nelle carte trasmesse da Tunisi all’Italia, un reclutatore di jihadisti. "Non
risultava che in Italia frequentasse moschee vicine al fondamentalismo -
ha detto il capo della Digos, Bruno Megale - e per noi, prima della
segnalazione dell’intelligence e delle autorità
tunisine, a parte il decreto di espulsione, era uno sconosciuto. Se
dalle verifiche incrociate sui database all’attività operativa siamo
riusciti a catturarlo, allora vuol dire che i controlli funzionano.
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