Dopo l’Angelus di Domenica 15
gennaio, papa Francesco ha voluto ricordare la Giornata Mondiale del Migrante e del
Rifugiato, dedicata al tema “Migranti
minorenni, vulnerabili e senza voce”.
E ha esordito dicendo:
“Questi
nostri piccoli fratelli, specialmente se non accompagnati, sono esposti
a tanti pericoli.”
Primo errore. Non
è possibile sostenere che i minori non accompagnati siano dei
“migranti”, ed è colpevole non ricordare la verità: e
cioè che questi minori vengono mandati allo sbaraglio da qualcun
altro che, non solo paga il loro viaggio clandestino, votandone tanti a
morte certa, ma li catapulta in questa nostra terra ormai invasa
perché sa perfettamente che questi “minori” non seguiranno la
trafila più o meno ufficiale e verranno immediatamente inseriti
in centri di assistenza eccezionali: protetti e trattati come fossero
dei connazionali… anzi meglio, perché i nostri “minori” non li
aiuta nessuno, nessuno li toglie dalla strada e dai pericoli della
criminalità, né dà loro un lavoro e una
sistemazione “in famiglia”… nemmeno le “caritas” vaticane, che hanno
occhi e soldi solo per i clandestini.
“E
vi dico che sono tanti! È necessario adottare ogni possibile
misura per garantire ai minori migranti la protezione e la difesa, come
anche la loro integrazione.”
Secondo errore. Non si
può parlare di integrazione, se prima non si parla di
inserimento nel tessuto sociale. E il primo l’elemento di inserimento
è la conversione alla vera religione e l’educazione alle nostre
leggi e ai nostri costumi. Diversamente, con una “integrazione” sui
generis, non si farà altro che crescere dei disadattati e quindi
dei potenziali terroristi.
Che le cose stanno così è confermato dal seguito della
concione papale:
“Rivolgo
un saluto speciale alle rappresentanze di diverse comunità
etniche qui convenute. Cari amici, vi auguro di vivere serenamente
nelle località che vi accolgono, rispettandone le leggi e le
tradizioni e, allo stesso tempo custodendo i valori delle vostre
culture di origine.”
Terzo errore. Qualcuno,
che non sia un demagogo, dovrebbe spiegarci come si fa a rispettare le
leggi e le tradizioni (!?) di un luogo che ti accoglie e “allo stesso
tempo” custodire le proprie “culture di origine”. O si sta parlando
dell’uso di mettere o non mettere il peperoncino nella minestra, o si
sta enunciando una corbelleria.
Qualunque uomo della strada sa che quasi tutti i “migranti” che vengono
da noi sono cresciuti in “culture” lontanissime dalle nostre “leggi e
tradizioni”, com’è possibile, dunque, che “allo stesso tempo” un
migrante “rispetti” le nostre leggi e tradizioni e custodisca la sua
“cultura d’origine”.
Se non è demagogia pura, ci troviamo al cospetto del tentativo,
anche maldestro, di confondere le idee e quindi di propagandare il
falso e seminare la confusione e la discordia.
“L’incontro
di varie culture è sempre un arricchimento per tutti!”
Quarto errore. Che se lo
si pronuncia una volta è possibile che sia tale, ma se lo si
ripete in continuazione, come fa Francesco, è certo che è
una menzogna strumentale, mirante a far passare lucciole per lanterne.
Facciamo solo qualche veloce esempio: quando i Romani vollero
arricchirsi con la decrepita “cultura” greca, il risultato fu la
decadenza dell’Impero. Quando poi l’Impero venne invaso da tutte le
“culture” barbare, nonostante la tolleranza romana il risultato fu la
caduta dell’Impero. Che si risollevò, in parte, solo con
l’evangelizzazione cristiana, l’affermazione della Cristianità e
l’assorbimento delle diverse “culture” che, piuttosto che “arricchire”,
vennero “cristianizzate” e rese innocue.
Dire il contrario, come fa il politicamente corretto voluto dal Nuovo
Ordine Mondiale, significa votare il cattolicesimo alla corruzione e
alla scomparsa, Dio permettendo; e significa altresì lavorare
per il nemico, ossia tradire.
“Quante
volte nella Bibbia il Signore ci ha chiesto di accogliere i migranti e
i forestieri, ricordandoci che anche noi siamo forestieri!”
I versetti 31-46 del capitolo 25 del Vangelo di San Matteo, bisogna
leggerli tutti per cogliere il senso completo del monito di Nostro
Signore; e tuttavia non bisogna dimenticare che la Chiesa ha sempre
annoverato tra le sette opere di misericordia corporale: “alloggiare i
pellegrini”; accompagnando questa quarta opera con la seconda opera di
misericordia spirituale: “insegnare agli ignoranti”, che significa
“evangelizzare”.
Da qui il quinto errore. Il
Signore, e la Chiesa, non hanno mai parlato di “migranti”, ma di
“forestieri” e “pellegrini”, la prima categoria più generica
della seconda, ma entrambe escludenti i facente parte di un flusso
migratorio guidato e sovvenzionato, mirante ad imbastardire
l’identità dei popoli cristiani. E’ colpevole confondere le
cose, ed è ulteriormente colpevole dimenticare volutamente che
è dovere del cristiano “ammaestrare” e “battezzare”, “insegnando
ad osservare tutto ciò” che il Signore ha comandato (cfr. Mt. 28, 19-20).
E’ evidente che Bergoglio, appoggiandosi strumentalmente ad una parte
del Vangelo, esalta la figura del moderno migrante, accomodandosi ai
dettami del Nuovo Ordine Mondiale, mentre vanifica la figura del
forestiero e ancor più del pellegrino, venendo meno ai comandi
del Signore. Non solo, ma parlando solo di “migranti” da assistere e
dimenticando di parlare di persone da convertire, fa opera di falsa
misericordia e di corruzione delle menti e dei cuori.
Chi serve costui? Cristo o
Beliar?
Articolo di Belvecchio - gennaio 2917
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