Incontrare
Mario Giordano, direttore del TG4, da lui totalmente rinnovato tanto da
aver ripreso smalto, leggerezza e credibilità, non è sicuramente cosa
da poco. Il Direttore rappresenta la comunicazione a tutto tondo. Carta
stampata, libri, televisione, web… Una carriera in costante mutamento
che ha sempre tenuto conto della necessità della gente comune di
conoscere la verità. Quella che spesso viene rivestita dell’abito
chiassosamente variopinto dell’impressione e del giudizio personale.
Direttore, quanti italiani La contattano quotidianamente sperando di trovare tramite Lei la soluzione ai propri problemi?
“Tanti,
tantissimi. E questo è un problema serio: quando la Tv o un giornale
diventano l’unica speranza per la risoluzione di un dramma vuol dire che
le istituzioni hanno fallito”
Quanto è OFF, oggi, dare voce alla piazza piuttosto che alle tribune abbondantemente popolate di presunti vip televisivi?
“E’ molto off. E proprio per questo mi piace farlo”
C’è stata mai un’occasione nella quale Mario Giordano sia stato OFF? Se sì, quale?
“Mi
sento sempre un po’ off. E anche un po’ off limits. Però se essere on
significa partecipare alla Leopolda, beh, preferisco essere off”
L’Italia
sta cambiando volto, divenendo forzatamente multietnica e, di
conseguenza, multi culturale. Come cambia l’informazione quando deve
soddisfare così tante esigenze?
“L’informazione
è nell’occhio del ciclone di mille trasformazioni: tecnologiche,
economiche, strategiche, culturali. Però io credo che la questione del
multiculturalismo non riguardi tanto il mondo dell’informazione, ma il
mondo in sé. Cioè la nostra civiltà. E dobbiamo chiederci se anziché di
fronte all’integrazione non siamo di fronte a un’invasione, se anziché
costruire una società multietnica stiamo distruggendo le nostre radici…”
Scegliere l’Italia e gli Italiani sembra sia diventato sinonimo di razzismo e xenofobia. Il contrario non sarebbe una resa incondizionata all’invasione?
“Oggi
si usa l’espressione “razzista” (ma anche xenofobo, demagogo, populista,
etc) quanto mai a sproposito. L’Italia non è un Paese razzista, gli
italiani non sono razzisti. Si fanno semplicemente alcune domande che io
ritengo legittime. Ogni buon padre di famiglia, del resto, prima di
invitare a cena sconosciuti, pensa a sfamare i suoi figli, no? E perché
invece lo Stato italiano non lo fa?”
E
se un giorno una classe politica a maggioranza non italiana riuscisse a
cambiare totalmente la Costituzione, dove andrebbero a finire gli ultimi
secoli di indipendenza e lotta per la democrazia?
“Credo che quello che ha raccontato Houellebecq in Sottomissione possa trasformarsi in una tragica realtà”
Amare l’Italia sta diventando OFF?
“Se ci
pensa lo è sempre stato. Non è un caso che i più ferventi sostenitori
del multiculturalismo e dell’integrazione vengono dall’esperienza degli
anni Settanta in cui la parola “Patria” era bandita e censurata (insieme
a Dio e famiglia, altre due radici della nostra civiltà che stiamo
progressivamente distruggendo)”
L’Unione
Europea sembra aver deluso i sogni, le aspettative, i progetti di tutti
i suoi popoli. C’è chi ne è già uscito, chi lo spera, chi si sta
organizzando per farlo. Lei si sente ancora cittadino europeo?
“Non
mi sono mai sentito europeo. Sulla costruzione dell’Europa è stato
sbagliato tutto in modo ormai, io ritengo, irrimediabile. L’unica
soluzione è tornare indietro”
Il
premier e il governo stanno cominciando a prendere le distanze dalla
politica europea sull’immigrazione. Si tratta di una manovra politica,
prereferendaria, oppure di una presa d’atto del collasso di tutto il
sistema d’accoglienza?
“Si
cerca di scaricare altrove anche le proprie colpe. Per mesi e mesi a
ogni nostra osservazione ci rispondevano: “Ci penserà l’Europa…”. Ma non
era difficile immaginare quello che sarebbe successo”
Da
pochissimo tempo è iniziata per Lei una nuova avventura editoriale, la
collaborazione con Maurizio Belpietro sul neonato quotidiano La Verità.
Cos’è la verità e quanto vale?
“La verità è una ricerca quotidiana. Vale la vita”
Conclusioni finali…
“Una conclusione ha senso solo se è un inizio”
(fonte)
(fonte)
di Mario Giordano
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