Toni Capuozzo poi, che i marò li conosceva personalmente, più di una volta ha contribuito a dipanare la cortina di disinformazione che avvolge questa vicenda affermando che “sono in molti ad aver fatto carriera sulla pelle dei due marò”. Ma voi forse direte che la loro permanenza sia stata “dorata” all’interno di un’ambasciata dello stesso Paese che loro servono con onore. Avremmo dei dubbi in merito visto che l’ambasciatore ha mandato una nota spese alla Farnesina nella quale chiedeva un rimborso di 400 euro per aver provveduto a ridipingere la recinzione della sua dimora, rovinata dai fili usati dai marò per stendere la biancheria. E, a detta del Fatto Quotidiano, il signore in questione guadagnerebbe 20mila euro netti al mese.
A dire il vero ci ha provato Girone durante i collegamenti a dire quello che pensava. Cosa è successo dopo, quali effetti abbia sortito il messaggio, e quale fosse (se ci fosse) il significato recondito delle sue parole nessuno lo sa. Fatto sta che, se uniamo i puntini, emerge un quadro squallido fatto di incapaci e di carrieristi. E se questa è la classe dirigente non osiamo nemmeno immaginare cosa possa essere il popolo che per definizione è “bue”. E allora forse ci vuole coraggio, dopo quello che si è passato, a dire ancora che l’Italia è un grande Paese e che gli italiani siano un grande popolo, a stringere la mano o abbracciare, in preda ad una sorta di Sindrome di Stoccolma, chi ha risolto la questione usando un colpevole attendismo che guarda caso giunge al favorevole epilogo un minuto prima delle consultazioni elettorali. Come ci vuole coraggio a dire che gli italiani siano un grande popolo quando ancora oggi possiamo trovare sui social dichiarazioni di gente e di rappresentanti di piccole realtà comunali che li irridono o li scherniscono.
di Vito Massimano - 31 maggio 2016
fonte: http://www.opinione.it
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