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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

10/11/16

Trump e la stampa: e poi si lamentano che nessuno compra più i giornali





usa 2016


Qualche punto fermo dopo questa giornata storica, che ricorderemo sempre col felice hashtag #SbarackObama.

1. Non è vero che nessuno aveva previsto l’ascesa e il trionfo di Trump, e non lo diciamo per sottolineare che l'Occidentale, invece, non solo l'aveva previsto, ma ha fatto il tifo, fornendo un' informazione senza censure. Non è vero che i giornali e i media e il mainstream sono lontani dalla gente, e per questo non hanno capito che Trump avrebbe vinto. Non è vero, come si legge nel mea culpa de New York Times, che “i media non si sono accorti di quello che accadeva intorno a loro” , come ha scritto il giornalista Jim Rutenberg. Insomma: non è vero che non hanno saputo vedere la realtà, piuttosto non hanno voluto vederla. Chi doveva dare le notizie non ha voluto dare alcuna notizia, ma si è impegnato fin dall’inizio, a testa bassa, in un’azione di pura propaganda, con ogni mezzo, per distruggere quello che intuiva potesse essere un pericoloso avversario per la Clinton e il sistema di potere che lei rappresentava.

2. Lo spiegamento impressionante di forze contro Trump – tutti i giornali, nessuno escluso, tutti i canali TV, e giornalisti, intellettuali, attori, personaggi dello spettacolo, personaggi pubblici in generale, e aggiungiamo Google, Facebook, Twitter -  ha esercitato sulla verità una violenza uniforme, costante e continua. Anche contro tutte le leggi della statistica, per cui almeno qualche testata di media importanza, qua e là, a suo sostegno, avrebbe dovuto esserci. E invece, contro di lui, un muro compatto.

3. Colpa dei sondaggi sbagliati? Vogliamo credere anche a questa sciocchezza? Siccome i sondaggi li sfornano le agenzie che fanno questo per mestiere, e siccome non mi pare che per tutte le altre indagini abbiano mai fatto errori tanto grossolani e ostinati, perché altrimenti avrebbero chiuso da un pezzo, è evidente che quei sondaggi erano un po' "aggiustati". Come la CNN, che faceva a Trump le domande fornite dallo staff della Clinton. Nella migliore delle ipotesi alcune indagini erano costruite per avere risposte di un certo tipo. Lascio a voi immaginare la peggiore, delle ipotesi. Abbiamo assistito a un carosello enorme di menzogne appositamente elaborate e sparse a piene mani, da parte di gente – sondaggisti, economisti, giornalisti, intellettuali, compresi quelli italiani – che mentiva sapendo di mentire. Fino all’ultimo: bastava vedere la notte del voto, in tutti i canali tv italiani, nonostante fin da subito fosse chiaro che alla Clinton non stava andando bene, come quasi tutti si ostinassero a ribadire e commentare la vittoria della Clinton, negando l’evidenza dei numeri che loro stessi stavano comunicando. E anche il racconto della lunghissima campagna elettorale è stato continuamente falsato. E poi si lamentano perché nessuno compra più i giornali!

4. C’è qualcuno che dice che i sondaggi erano sbagliati perché chi votava Trump non lo diceva, per vergogna: in parte è vero, ma allora è ancora peggio. Vuol dire che c’è un clima intimidatorio diffuso, tanto che la gente ha paura di parlare persino sapendo che il sondaggista proteggerà l'anonimato di chi parla.

5. In sintesi, la vittoria travolgente di Trump ha scoperto quello che è un enorme problema dei nostri tempi: la libertà di espressione e di pensiero. Che oggi non c’è, o è a rischio. Stiamo vivendo in un’epoca di impressionante dittatura del pensiero unico, che ha due caratteristiche ben precise: è politically correct e laicista. E dispone di una potenza enorme, mediatica e economica: solo uno che dispone di grandi mezzi propri, come Trump, può farcela.

6. Il che la dice lunga sulla reale rappresentanza popolare di certe lobby agguerrite che imperversano: l’esempio per eccellenza è quella LGBT, che sul politically correct ha fatto la sua fortuna. Una lobby prosperata sull’Obama pensiero – Love is love, ricordate? Ma adesso, Vote is vote. Obama è stato il massimo rappresentante della potenza e della pervasività di questo pensiero unico, e la Clinton ne sarebbe stata la perfetta continuatrice. Per questo motivo quella per Trump è stata una battaglia per la libertà, e la sua vittoria è stata quella della libertà. E la sconfitta della Clinton è stata anche quella di Obama.

7. A proposito di lobby LGBT, faccio sommessamente notare che i politici che inseriscono i matrimoni gay nelle legislazioni, fanno tutti, ma proprio tutti, invariabilmente, la stessa fine: perdono le elezioni. Sempre molto sommessamente, suggerirei che forse questa lobby molto influente non è poi altrettanto numerosa, visto che alle elezioni di voti pare non ne porti granchè. E quindi: God bless America! E, soprattutto, concludiamo fiduciosi: #Renzistaisereno.

di Assuntina Morresi - 10 Novembre 2016

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