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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

10/04/16

VICENDA MARO' - «Giusta reazione col Cairo, umiliati da New Delhi»

 DUE PESI E DUE MISURE

Parla angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale all'università Luiss di Roma

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Del caso marò «all’umiliazione subita dall’India quando limitò le immunità diplomatiche del nostro ambasciatore nel marzo 2013», fino all’atto compiuto dal governo italiano richiamando l’ambasciatore al Cairo per il caso di Giulio Regeni: relazioni diplomatiche e dignità nazionale sono al centro di una conversazione con la professoressa Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale all’università Luiss Guido Carli.

Professoressa, che rilevanza ha richiamare per consultazioni l’ambasciatore?
«Italia ed Egitto non hanno chiuso le relazioni. Il nostro governo ha richiamato a Roma l’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari».

È una misura che segna l’incrinarsi dei rapporti?
«Il richiamo per consultazioni è una misura frequente. Significa che nei rapporti tra due stati ci sono delle difficoltà rilevanti. Nel caso dell’Egitto la una situazione è complessa».

Il rientro dell’ambasciatore Massari...
«Non è una misura particolarmente grave. L’ambasciatore viene richiamato e si consulta alla Farnesina con il ministro degli Esteri: riferirà a Paolo Gentiloni sulla situazione legata al caso Regeni».

Per lanciare un messaggio più forte che strumenti ci sono?
«La rottura delle relazioni diplomatiche. L’ultimo caso si è registrato dopo l’attacco degli islamisti al consolato americano a Bengasi, con la morte dell’ambasciatore Usa in Libia, Christopher Stevens. Come reazione Washington ha interrotto le relazioni con la Libia. Un messaggio politico».

Torniamo all’inchiesta Regeni.
«L’Italia è insoddisfatta dei rapporti con l’Egitto, le istanze del governo hanno difficoltà ad essere recepite dalla controparte, al punto che è stata avanzata un’altra rogatoria internazionale per accertamenti e prove. Mentre il governo egiziano non ha richiamato il proprio ambasciatore a Roma».

Nella contesa con l’India per i marò, l’Italia poteva essere più incisiva?
«Nel caso di Latorre e Girone bisognava fare ben altro. Nel marzo 2013 abbiamo subito una offesa gravissima con la limitazione delle immunità diplomatiche dell’ambasciatore Mancini, un provvedimento che non si applica nemmeno in tempo di guerra. Lì sarebbe stato significativo richiamare il nostro diplomatico».

Perché?
«Si tratta di un caso che si studia nelle università e rappresenta un’umiliazione unica per la dignità nazionale di un paese. La libertà di movimento di un diplomatico è una immunità riconosciuta che risale addirittura alla Repubblica Veneta».

Il governo di Mario Monti cosa avrebbe potuto fare?
«Doveva convocare a Roma l’ambasciatore. Se il rientro di Mancini in Italia fosse stato impedito dall’India, l’Italia doveva ricorrere alla Corte Internazionale di Giustizia, per una violazione delle norme sulle relazioni diplomatiche più antiche che ci sono».

L’immobilismo dell’esecutivo ha avuto conseguenze con l’India?
«Certo. La Corte suprema di Nuova Delhi e il ministero dell’Interno indiano hanno ritirato il provvedimento ma l’Italia è rimasta immobile, una posizione molto debole».

Il silenzio di Roma...
«Ha indebolito la posizione italiana. Siamo rimasti inermi di fronte a violazioni gravi del diritto diplomatico e consolare. L’India ha pensato di poter essere meno rispettosa nei nostri confronti. L’Italia non è apparsa né forte né dignitosa».

Il 13 aprile c’è una nuova udienza della Suprema corte indiana: si deciderà della proroga del permesso di Latorre.
«C’è da attendersi che si prosegua nel blocco di ogni procedura giudiziaria per i fucilieri di Marina, stante la procedura arbitrale».

Si attende anche il responso del Tribunale de l’Aja sulla richiesta italiana di rimpatrio di Girone.
«Difficile fare previsioni. In Olanda i magistrati decideranno secondo il diritto internazionale».

Michele De Feudis- 10 APRILE 2016
FONTE: http://www.iltempo.it

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