Dalla principale petromonarchia del Golfo, ai golfi italiani non
più solo minacciati ma ormai compromessi, perché ieri il Ministero dello
Sviluppo economico ha dato il via libera alle trivellazioni, contro gli
interessi e le volontà delle popolazioni e degli enti locali. Stesso
disprezzo per la democrazia. Ma è il tour operator del governo italiano.
Che ieri ha segnato la sua storica tappa import-export e innovazione
con il viaggio di Renzi in Arabia saudita. Una puzza di petrolio
e traffico di armi — quello criminale perfino per il papa. Una domanda.
Ma la tanto vantata difesa dei diritti umani? Perché in Arabia saudita
solo un mese fa è stata tagliata la mano a una donna di 55 anni,
Kashturi Munirathinam che, immigrata dall’India, lavorava come domestica
in una famiglia benestante saudita che la maltrattava in ogni modo,
fino a negarle il cibo. Dopo mille sofferenze, ha tentato di fuggire: la
«ribellione» è stata punita con il taglio della mano.
Sempre in Arabia saudita — dove dal 1985 al 2005 sono state eseguite
2.200 condanne a morte e da gennaio ad agosto 2015 ben 130 esecuzioni
capitali — langue in carcere il blogger Raif Badawi
condannato a dieci anni di carcere e a mille frustate — 50 già
comminate davanti ad una folla plaudente — per avere fondato un forum
online di dibattito. E cresce la protesta internazionale per il caso di Ali an-Nimr, il giovane di 21 anni condannato a morte per avere manifestato a favore di un imam sciita incarcerato.
Ma c’è la «ripresa» e bisogna battersi per il made in Italy. Se nel
2006 Gran Bretagna e Arabia Saudita hanno raggiunto un accordo da 19
miliardi di dollari per fornire alla flotta saudita 72 cacciabombardieri
Eurofighter Typhoons, ecco che tra i costruttori dei caccia c’è anche
l’italiana Finmeccanica.
Per Finmeccanica il
valore della commessa è di circa 1,6 miliardi di euro: la quota della
commessa che spetta al gruppo di piazza Monte Grappa è pari a circa il
20% del totale dell’ordine, che raggiunge gli 8 miliardi di euro.
Per la rivista di analisi IHS Jane’s, nel 2014 l’Arabia
Saudita ha superato l’India divenendo il primo paese importatore di
armamenti al mondo per 6,5 miliardi di dollari, con una crescita del 54%
rispetto al 2013.
Nel 2014 il Ministero degli Esteri italiano ha autorizzato
esportazioni militari verso Riyadh per 300 milioni di euro: in
artiglieria, bombe, missili, razzi e velivoli, oltre ai residui di
consegne per i caccia Eurofighter.
Intanto non passa giorno che i raid sauditi non massacrino civili in
Yemen nel silenzio generale dei media occidentali. Senza dimenticare che
proprio i Sauditi — ora passati alla «coalizione dei buoni» — sono
stati i finanziatori delle milizie integraliste jihadiste, dall’Isis
alla qaedista ad Al Nusra in guerra in Siria.
Un’Italia democratica e indipendente almeno protesterebbe.
E invece Matteo Renzi, novello «Pasqualino marajà» della canzone di
Modugno, arriva allegro dal petromonarca a Riyadh a trafficare in
petrolio e in armi.
Tommaso Di Francesco - 10 novembre 2015
fonte: http://ilmanifesto.info
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