Una missione europea nata da emozioni nella “Fase2”, operativa. «Missione 'Sophia'». Nome delicato
Le ultime notizie diffuse da Bruxelles dicevano che l’Unione europea
‘aveva ottenuto il via libera dell’ONU’ all’operazione contro i
trafficanti di esseri umani Eunavfor Med, ‘ma solo nelle acque
internazionali al largo della Libia’. Di fatto l’Onu aveva detto No alle
velleità europee in Libia
Il classico bicchiere a metà, mezzo pieno o mezzo vuoto, come lo
senti o lo vuoi far apparire. E il mezzo bicchiere dell’Euroflotta, già
di contenuto incerto, viene raccontato da Bruxelles come un importante
benestare del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Bicchiere quasi colmo. Il
bicchiere mezzo vuoto narra invece di un negoziato durato mesi che si
conclude con una la risoluzione che autorizza l’azione Ue solo in acque
internazionali.
A fare cosa? Soccorso in mare a nave armata o improponibili
abbordaggi di gommoni o quasi relitti colmi di disperati scudi umani? Di
fatto un bel No tondo alla velleitaria proposta europea. Non è un caso
che anche la Russia ha votato la risoluzione dopo un’accurata revisione
del testo che escludeva interventi in Libia.
E a scanso di equivoci, la precisazione del vice rappresentante
permanente della Russia, ambasciatore Petr Iliichev: «Ci aspettiamo che
chi metterà in pratica quanto previsto nella risoluzione rispetterà alla
lettera le leggi del mare ed eviterà qualunque interpretazione
espansiva», avverte. Tradotto dal diplomatese, ‘non fate i furbi’.
La risoluzione è vincolata del Capitolo 7 della Carta delle Nazioni
Unite che consente l’uso della forza militare, ma solo come risorsa
estrema.
La inutilmente armata flotta, dovrà ‘fermare le organizzazioni della
criminalità organizzata impegnate nel traffico di migranti, e prevenire
la perdita di vite umane’. Come non si sa.
L’impotenza di fatto viene confessata indirettamente dallo stesso
comandante di Eunavfor, l’ammiraglio Enrico Credendino al Comitato
Schengen. Nodo di tutto era la possibilità di intervenire nelle acque e
sul territorio libico. L’ammiraglio dice cosa servirebbe. «Noi
naturalmente auspichiamo che ci si possa arrivare il prima possibile [in
Libia], perché é questo che farebbe la differenza». Dal rigoroso
lessico militare alla lingua corrente, ‘se non possiamo colpire gli
scafisti a terra o sulla costa, non potremo combinare nulla’.
A cercare di salvare l’apparenza di una missione europea nata sulla
spinta di emozioni più che sulla razionalità, Eunavfor Med è ormai nella
“Fase2”.
«Missione ‘Sophia’ Operativa». Nome adeguatamente delicato di sostanziale non belligeranza.
Dal nome della bambina nata su una nave militare tedesca, la fregata
Schleswig-Holstein di Eunavfor Med, lo scorso 24 agosto a largo delle
coste della Libia.
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