Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email all'indirizzo edomed94@gmail.com Saranno immediatamente rimossi. L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.


Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

23/03/15

MARO' - '' L’incoerenza e l’indifferenza italica: da Isis ai due Marò ''



Il nostro sistema politico ci ha ormai abituati a forti dichiarazioni interventiste, condite con roboanti annunci mediatici, dall’ISIS ai 2 Fucilieri di Marina, ma seguite inevitabilmente da frettolose quanto immotivate retromarce, sempre e comunque giustificate da razionali incomprensibili per il normale cittadino che non può che restare intontito, talvolta anche disgustato, da simili comportamenti. L’incoerenza prevale sulla ragione e sul comune buon senso, ponendo seri dubbi sulla reale competenza e autorevolezza degli attori in gioco. E tale ambiguità nell’etica si riverbera negativamente in tutti i campi, confermando la natura ondivaga dei nostri governi, a prescindere dai colori politici, e la scarsa considerazione che ne deriva anche nella comunità internazionale per la scarsa, se non assente, coerenza fra “il dire e il fare”.
Da lì alla scarna attenzione per l’ormai flebile sovranità nazionale, e alla residuale reputazione sul piano internazionale, il passo è breve, e tutto pare perdersi nell’indifferenza generale, nell’assunto nichilista che tali elementi valoriali  evidentemente fanno parte della rottamazione delle nostre tradizioni.  Non bastano certo gli annunci, le battute insulse e le vergognose ritirate per riparare dei danni sociali che fanno venire la rabbia e la malinconia alla gente perbene; ma davvero il popolo italico non merita nulla e deve accumulare sconfitte morali e reputazionali a livello globale?
Non credo e non voglio crederci, ma tant’è!
Nelle ultime settimane, dopo i nefasti fatti in Libia e le minacce dell’IS mirate all’Italia, i nostri ministri della Difesa e degli Esteri sono intervenuti, l’uno dando disponibili 5000 uomini e l’altro affermando con toni enfatici che “ l’Italia è pronta a combattere”, salvo essere smentiti subito dopo dal premier che ha flemmatizzato la situazione sostenendo che “non è ora il caso di un intervento militare”. Pur senza entrare nel merito della specifica questione ISIS,  la quale sostiene di essere alle porte di Roma, e che viene denunciata apertamente anche dai nostri Servizi, sempre assai prudenti, che invece hanno ammesso  “l’Italia non è mai stata così in pericolo” , cosa dobbiamo ancora attendere per tutelare al minimo i nostri interessi e la nostra sicurezza nazionale? Se sono “inaccettabili” i rapimenti e le uccisioni di cristiani in Siria, le minacce nei confronti degli italiani in Libia, oltre alle stragi recenti di Tunisi in cui proprio verso gli italiani è stato affermato che “i crociati vanno schiacciati”, dobbiamo fare una guerra mediatica oppure tentare di tutelare la nostra sicurezza attraverso lo strumento della Difesa? La differenza sostanziale è che loro agiscono, ammazzano e sequestrano, oltre a fare una guerra di propaganda, mentre a noi bastano le chiacchiere e gli annunci, spesso incoerenti. Loro sono sicuramente dei feroci aguzzini che hanno uno scopo ben preciso dettato dall’Islam, che sia fondamentalista o meno sono solo semantiche sciocche, mentre noi mettiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi per non vedere, per non agire, per il “quieto” vivere momentaneo. Soprattutto  ci si chiede se l’Italia ha una politica estera, se dispone di Forze Armate, oppure  se il mantenimento di tanti soldati con un livello di efficienza ed efficacia che hanno, pur nei loro limiti, sempre dimostrato anche nei teatri di crisi, serve solo a non fare la guerra ma a compiere missioni umanitarie, e per compiti  non propri se non in emergenza, come le infinite Strade sicure, le guardie ai termovalorizzatori, ora con 4800 soldati a guardare punti sensibili, per finire con il recente varo di Mare sicuro: cioè Forze Armate che fanno compiti routinari che non competono loro, dimenticando che l’addestramento per il loro effettivo impiego  è ben altra cosa e richiede una specifica professionalità. Che va mantenuta e supportata con adeguati fondi, che mancano o  vengono regolarmente sottratti alla Difesa per altre esigenze di questo governo: la Difesa  pare proprio essere diventata un bancomat per le diverse esigenze sociali, che via via si presentano, a detrimento continuo delle proprie risorse assegnate che dovrebbero avere almeno il carattere della certezza e della continuità. Anche qui si palesa un misto di incoerenza e di indifferenza della nostra classe politica, dovuta  forse  a cause culturali ma anche di non conoscenza dei reali compiti delle FFAA che non si possono stravolgere, né riaggiustare all’occorrenza: paradossalmente quando si tratta di pescare risorse si taglia alla Difesa i fondi delle manutenzioni e del funzionamento per l’esercizio, così come per il comparto Sicurezza si chiudono le stazioni di carabinieri e polizia!                                                                    I presupposti per un “armiamoci e partite” assai pericoloso ci sono tutti, ma dopo le nefandezze  ed efferatezze fatte dallo Stato islamico, con l’attacco deliberato pure ad una nostra Unità navale della Guardia Costiera, ci voleva così tanto coraggio a schierarsi a fianco degli egiziani, agli aerei F-16 di al-Sisi, per dare una sonora lezione agli apprestamenti del Califfato presenti a Derna e a Sirte? Se non altro per inviare un messaggio concreto a quei farabutti dell’ISIS! Noi, invece, attendiamo la coalition che non c’è, la risoluzione dell’ONU che non esiste, l’intervento dell’alleanza NATO o di una fantomatica dell’UE che non si sostanzia; fra parole e promesse vane non ci si rende conto che il tempo è scaduto per fronteggiare la feroce determinazione dell’islamismo, della sua forza di penetrazione nei nostri confronti: la politica attende anziché prepararsi a difendere con la forza necessaria i propri interessi vitali, nazionali.
Non ci si può cullare sul fatto che poi l’ONU, la NATO, l’UE e la ‘ectoplastica coalizione’ si muoveranno in prima linea contro un problema che è alle nostre porte; abbiamo sperimentato con l’immigrazione quanto interessi alla comunità internazionale ed europea: il rischio di non intervenire ora, magari in modo chirurgico, è quello di dover combattere dopo, una sorta di controguerriglia da soli, sul nostro territorio, contro nuclei dell’ISIS che sono arrivati a sud di Roma! Noi, anche  la guerra mediatica, intesa nel senso del politically correct, l’abbiamo già persa.
Fra le comunicazioni a effetto di ieri, c’è quella dello stop alle missioni antipirateria delle nostre Navi nelle missioni NATO e quella di impiegare i NMP, i nuclei militari di protezione, a bordo di nostri mercantili che incrociano nei mari a rischio pirateria; sulla decisione di dare un segnale forte alla NATO non si può che concordare e “meglio tardi che mai”, mentre quella di prevedere mercenari civili al posto della protezione fatta dal personale del San Marco sembra una mossa politica più che sostanziale. Si trattava di meglio chiarire le procedure per evitare situazioni tipo quella che ha visto i nostri 2 FCM arrestati e detenuti per tre anni, impropriamente dagli indiani, ma chi non capisce che non c’è paragone fra una protezione fatta dal San Marco, rispetto a quella di mercenari?
L’unica vera  e giusta ragione sta nella richiesta del Parlamento al Governo  “di riesaminare la nostra partecipazione alle attività di contrasto alla pirateria in relazione allo sviluppo nella vicenda dei 2 FCM”, e siccome la situazione di Latorre e Girone, ben lungi dall’essere risolta, ha riservato ulteriori colpi di scena anche a livello politico  per nulla accettabili, tale azione -già prefigurata tre anni or sono- appare del tutto adeguata per una giusta sensibilizzazione almeno nei confronti della NATO. Potrebbe essere attuata anche nei confronti della missione UE Eunavfor Atalanta, vista la scarsa attenzione finora mostrata dalla comunità europea nei confronti del caso dei 2 “Marò”.  Prima però di guardare “la pagliuzza negli occhi dei nostri Alleati, dobbiamo vedere la trave nei nostri”: i problemi risiedono, fin dall’inizio di quell’interminabile odissea, negli errori  e nell’ignavia italiana, più che nell’atteggiamento falso e arrogante indiano, e nella trascuratezza dei nostri amici alleati europei, della NATO e dell’ONU.
Da quel 15 febbraio 2012 sono trascorsi oltre tre anni, da quando la nave E. Lexie, a favore della quale  gli FCM svolgevano un delicato compito di protezione antipirateria-  fu invitata con l’inganno ad entrare in porto a Cochi; è qui che inizia l’odissea e le nostre responsabilità: chi ha  fatto entrare la nave in acque indiane spogliandosi così di quella corazza difensiva costituita dalle tutele del diritto internazionale  e della immunità speciale connessa con i nostri fucilieri comandati in servizi istituzionali anti-pirateria del nostro Stato, con la benedizione di specifiche risoluzioni delle Nazioni Unite? E, ancora; oggi ricorre il biennio da quando, quel 23 marzo del 2013 – una vera disfatta di Caporetto-,  il Governo Monti decise, dopo un tentennamento e voltagabbana tipico italico, di riconsegnare i 2 FCM agli indiani nonostante fosse prevista la pena di morte, mentre la nostra magistratura ha consentito il loro rientro, ovvero una estradizione passiva verso un Paese che prevede la pena di morte, senza avviare quel legittimo processo in Italia. Li abbiamo riconsegnati noi al patibolo indiano, con l’illusoria assicurazione  che la situazione si sarebbe presto risolta, come promesso dall’ineffabile de Mistura, e che ciò sarebbe servito inoltre ad evitare di deteriorare i rapporti economici con l’India!
Un flop su tutti i fronti!!
Sarebbe interessante  capire quali consigli e quali valutazioni siano stati espresse da quei “grandi consigliori” che a partire dal Colle interessano e incidono direttamente sulla Difesa: dall’ingresso della Lexie al rientro in India dopo il permesso pasquale del 2013, comprese le attuali ipotesi di “baratto” nell’attuale contingenza di “riportarli a casa…”, quali suggerimenti al Comandante Supremo delle FFAA, Presidente della Repubblica pro-tempore, oltre alla stranezza di riceverli al Quirinale?  E il tempo passa, ma non al meglio, né per Latorre che soffre i postumi di un pericoloso ictus scatenato sicuramente dallo stress accumulato in oltre 2 anni di detenzione indiana, né per Girone  ostaggio della (in-) giustizia di New Delhi.
Dove sono finite le combattive promesse politiche di risolvere subito e in modo equo la questione, pena l’avvio dell’internazionalizzazione e dell’Arbitrato obbligatorio previsto in casi del genere? Aspettiamo forse che anche Girone ceda e si ammali sotto le pressioni e gli stress psicologici cui è soggetto da tre anni? C’è da inorridire al solo pensiero; ma quali azioni coerenti stiamo facendo per riportarlo sano e salvo a casa? L’ipotesi di “ fare silenzio per non disturbare il conduttore” non basta più ed è divenuta una farsa risibile e inaccettabile sia sotto il profilo umano che istituzionale.
Loro, i 2 FCM, sono stanchi e sfiniti da questa situazione kafkiana; la Marina non merita certo questo trattamento nei riguardi dei suoi uomini che operano con uno spirito umanitario che non ha pari nella massima considerazione per la vita umana di chi opera in mare, di esempio per il valore e la dignità di chiunque si trovi in pericolo; il Paese non merita di essere in balia di una giustizia indiana che non è riuscita a fissare neppure i capi d’accusa nei loro confronti e continua a slittare il processo (per ora a Luglio, ma di quale anno?).
Bisogna riconoscere in tutta questa faccenda, a onor del vero, come riporta il quotidiano “Times of India”, la presa di posizione della Mrs PESC Mogherini che nella proposta di visita del premier indiano  Modì all’UE per questioni commerciali, si è fermamente opposta se non si tratterrà contestualmente anche la questione dei 2 FCM: evviva, finalmente qualcosa si muove, nella giusta direzione, con un po’ di coerenza e di coraggio nella tutela di propri cittadini.
Meno indifferenza  e maggiore coerenza impongono ai nostri capi, se non di fare la guerra  totale all’ISIS  che comunque  è, e resta, una vera minaccia della nostra sicurezza personale e nazionale, almeno di dare attuazione ad un piano di contingenza delle nostre Forze Speciali per riportare Girone a casa, costi quel che costi, per il recupero della  dignità e dell’ onore di questa Nazione.

Giuseppe Lertora - 23 marzo 2015

fonte: http://www.liberoreporter.it

Nessun commento:

Posta un commento