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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

24/03/15

L’altalena Libia tra frottole giornalistiche e fantasie della politica parlante


I bombardamenti del generale Haftar che minacciano l'accordo. L'interferenza estera in Libia non solo Isis

L’ultima notizia ci dice di un possibile un governo di unità nazionale entro la settimana in Libia. Lo afferma il mediatore Onu a Bruxelles. Stessa agenzia stampa ma dal campo, ‘battaglia finale per la conquista di Tripoli. Militari alla periferia. E l’appello niente vendette’. Fessi noi o loro?
La versione ‘bruxellese’, quindi disinfettata e astratta: “Le cose progrediscono bene e c’è una possibilità di formare un governo di unità nazionale entro la fine della settimana”. Lo afferma il mediatore dell’Onu per la Libia, Bernardino Leon, arrivando all’incontro con i sindaci delle città libiche organizzato a Bruxelles da chi si dovrebbe occupare di politica estera. “Questo incontro dà l’opportunità di mostrare ai libici che ci possono essere benefici anche prima di un accordo finale”, dice Leon aggiungendo che “Tra Misurata e Zintan è già cominciato lo scambio di prigionieri”.

bombing Tripoli esplosione sito

Finalmente qualche notizia che rincuora, soprattutto noi italiani che avevamo subito dovuto subire inconsulte voglie militari: “In Libia -sostiene Federica Mogherini con uno sgarbo personale alla ex collega ministra Roberta Pinotti – non c’è nessuna opzione militare’. Poi le solite inutili ovvietà. Tipo, ‘O la Libia riparte ed è in grado di affrontare unita la sfida della sicurezza e del terrorismo, o non resta così: andrà peggio’. Considerazione alla Catalano, ma ciò è tutto quanto offre la politica estera a rimorchio della Unione europea. Che ai sindaci libici dona ‘caramelle’ e tre milioni di euro.

Dalla commedia alla tragedia dalla parti di Tripoli. Questa volta le frottole e gli inganni vengono sparati. Imminente presa di Tripoli da parte dell’esercito di Tobruk, raid aerei e movimenti di truppe che minacciano il negoziato Onu per la soluzione della crisi libica. Ma, attenti al ‘ma’, su tutte le parti libiche in conflitto incombe la minaccia dell’Isis che vuol (vorrebbe) trasformare Sirte ‘in un inferno come Falluja’. Pensare che la giornata (ieri) si era aperta con l’annuncio dello Stato maggiore libico secondo il quale ‘la liberazione della capitale sarebbe avvenuta nelle prossime ore’.

L’inventarsi vittoria inesistenti non è solo della politica ma anche dei generali buffoni. Per capirci qualcosa occorre mettere a confronto le fonti per cercare la più credibile: ‘Abbiamo visto una serie di dichiarazioni che arrivano da personalità in Libia che, assieme ad alcuni movimenti militari sul terreno, rappresentano una seria minaccia che condizionerà il dialogo negoziale in corso’, aveva avvertito la sera prima l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Leon mettendo in guardia da un vero attacco a Tripoli: ‘Se c’è una grande operazione (se non sono balle), ci sarà un impatto sul dialogo’.

A consigliare un accordo nella guerra tra i due governi e i due parlamenti libici, è il pericolo dagli affiliati locali allo Stato islamico che controllano Derna e da oltre un mese parte della città natale di Muammar Gheddafi, Sirte. Ovviamente anche in questo caso esistono versioni catastrofiste e altre verità meno allarmistiche. Gli ‘interventisti’ insistono col Califfato già sulla sponde mediterranee, pronto a sbarcare a Lampedusa. La propaganda jihadista aiuto, e i catastrofisti di casa rilanciano: ‘Misurata sarà la nostra Mosul’, prevede un video prospettando una conquista della terza città libica.

Il ministro degli esteri italiani, tornato pacifista, e ribadisce l’ovvio e l’inutile. Viva l’accordo tra i belligeranti. Contatti continui con Leon. ‘Pronto Bernardino, sono Paolo, come va?’ ‘E lasciami lavorare, cavolo!’. Oltre ‘parlo quindi esisto’, pare ci sia anche qualche cosa di serio: la definizione del nuovo governo di unità nazionale con un’intesa sulla lista dei nomi, ultima stazione di una road map condizionata al cessate il fuoco, e, nelle parole di Leon, dall’avvio di una stagione di unità politica. Perché la vera minaccia alla stabilità del Paese arriva dallo Stato islamico, nemico di tutti’.

Bombing Tripoli salva

Ma non sono soltanto quelli dell’Isis a volere il fallimento delle trattative. Risulta evidente che nella variegata composizione delle forze di Tobruk, dove si riunisce l’unico Parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale, c’è chi teme che in caso di successo del dialogo in corso in Marocco possa perdere potere in una Libia con un governo unitario. E’ il sospetto per i bombardamenti delle forze armate di Khalifa Haftar, il ‘generalissimo’ libico forte del sostegno di alcune capitali arabe nemiche dichiarate dei Fratelli Musulmani. In realtà l’interferenza estera in Libia non è soltanto quella di Isis.

Ennio Remondino - 24 marzo 2015
fonte: http://www.remocontro.it

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