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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

10/03/15

LIBIA - '' Sarko-Gheddafi, una storia forse inconfessabile ''



È il grande mistero di Nicolas Sarkozy e forse il grande segreto dietro la caccia spietata e la fine miserabile di Muammar Gheddafi, ucciso come un cane il 21 ottobre 2011 in uno scolatoio di cemento sulla strada della sua Sirte. Unico despota arabo ammazzato peggio di un qualunque Ceausescu quando le «primavere» non avevano ancora rivelato la loro natura equivoca né erano giunte ai loro esiti paradossali. 

Perché il 19 marzo 2011 Nicolas Sarkozy, il più «gheddafiano» tra i presidenti della République, ha lanciato i suoi bombardieri contro Tripoli, tre ore prima di avvertire gli alleati - come raccontato nel libro di Hillary Clinton «Hard choices» - e con al fianco il solo David Cameron? 
Un’azione che ha provocato una quasi rottura nella Nato e l’ira di Silvio Berlusconi. E condizionato tutta la campagna libica con gli esiti devastanti che ora conosciamo.  
 
Parigi aveva certamente buone ragioni geopolitiche persino culturali per entrare in quello che appariva un sommovimento epocale. Dietro questa guerra libica c’è però anche un altro scenario che emerge dalle inchieste della magistratura ed è quello di un interesse personale di Nicolas Sarkozy nel menare una campagna che doveva portare alla distruzione delle prove di un suo grande e inconfessabile segreto: aver ricevuto un ricchissimo finanziamento da Gheddafi. Si dice addirittura 50 milioni di euro. 

Ma il punto non è nemmeno la cifra – pur colossale – è che se tutto questo fosse vero significherebbe che un presidente della République sarebbe stato eletto grazie al contributo di un altro Capo di Stato (e che capo e di quale Stato...) essendone teoricamente ricattabile o semplicemente, come si dice in francese, «sous influence». Un marchio di vergogna e disonore storico per Nicolas Sarkozy. 
A questo punto va detto che Sarkozy non è indagato. Siamo dunque a uno scenario suggestivo tra l’indiziario e il giornalistico. Ultimo atto - sabato - il fermo giudiziario di Claude Guéant, ex capo di gabinetto di Sarko ministro dell’Interno, poi segretario generale dell’Eliseo, poi a sua volta ministro dell’Interno. «Il cardine della sarkozye», rimesso in libertà con l’accusa di frode fiscale e riciclaggio. Guéant ha ricevuto 500 mila euro nel 2008 che lui attribuisce alla vendita di due quadri del seicentesco fiammingo Van Eervelt, appartenenti alla famiglia della moglie (ora deceduta), a un avvocato malese. Dettagli che non hanno trovato riscontri così puntuali a cominciare dal fatto che autore e quadri non giustificano una somma così elevata. 

Guéant è stato l’uomo chiave della ragnatela di rapporti tra Sarkozy e Gheddafi che si infittisce a partire dal 2005, due anni prima della presidenziale vittoriosa, e che emerge cinque anni dopo, nel 2012 – a pochi giorni dal ballottaggio per l’Eliseo vinto da Hollande – dal sito «Mediapart» con le rivelazioni dell’uomo d’affari Ziad Takieddine un faccendiere libanese di fiducia del Sarko, arrestato a Bourget con un milione e 500 mila euro in contanti e subito molto loquace con i giudici. 

Gheddafi è stato nel bene e nel male un personaggio chiave per Sarkozy: prima alleato, anche di immagine all’inizio della sua presidenza. Fu infatti alla moglie (poi separata) Cécilia che il colonnello regalò il ruolo di liberatrice delle infermiere bulgare detenute a Tripoli in un caso di spionaggio che sembrava insolubile. Il colonnello fu poi accolto con tutti gli onori (e i conseguenti imbarazzi) all’Eliseo con il solito contorno folkloristico di amazzoni e della tenda beduina impiantata nei giardini dell’hotel di Marigny. Fino al repentino voltafaccia che Gheddafi timbrò in quei giorni con questa sinistra profezia: «Un grave segreto provocherà la caduta di Sarkozy». Più esplicito il figlio Saif al-Islam a raid iniziati: «Abbiamo finanziato noi la sua campagna elettorale e ne abbiamo le prove». 

Tutto questo precipita in un’attualità politica dove l’unica costante è ormai il consenso a Marine Le Pen e dove François Hollande – viste le divisioni della destra repubblicana guidata da Sarkozy – punta a diventare l’unico baluardo contro la vittoria possibile del Front National. La strada per il 2017 è ancora lunga e sicuramente avvelenata.



Cesare Martinetti - 9 marzo 2015
fonte: http://www.lastampa.it





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