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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

08/05/14

BLOCCATI IN INDIA - Il nuovo corso dei marò: ora rischiano di tornare in bocca ai loro aguzzini








Richiesta dallo Stato del Kerala per riportarli in prigione a Kochi. Dovrà decidere la Corte Suprema di Delhi. Ma solo dopo il 29 giugno



Sono bloccati in un inferno giudiziario da 808 giorni e ora, proprio quando il governo italiano annuncia un «nuovo corso», rischiano di finire dalla proverbiale padella nella proverbiale brace. Quella dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sembra essere una storia infinita. Attualmente si consumano in una interminabile attesa nell’ambasciata italiana di Nuova Delhi, ma proprio mentre a Roma i parenti e Il Tempo preparano una mega-manifestazione per riportarli a casa, dallo Stato del Kerala, dove sono stati arrestati con l’inganno e messi in prigione, cercano in tutti i modi di riprenderseli.
È stato formalmente registrato presso la Corte Suprema indiana, alcuni giorni fa, l’esposto che richiede il ri-trasferimento nello Stato del Kerala del processo contro i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il Kerala è uno Stato dell’India meridionale, che occupa una stretta striscia della costa sud-occidentale. Al largo delle sue coste, in acque internazionali, è avvenuto lo scontro a fuoco nel quale hanno tragicamente perso la vita due pescatori indiani il 15 febbraio del 2012. Della morte di quei due pescatori, senza ancora un atto formale di incriminazione, sono accusati Latorre e Girone. I due militari arrivarono nel Kerala, nel porto di Kochi, a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie, dove si trovavano in missione internazionale di pace antipirateria. Furono attirati con la scusa di dover collaborare ad un riconoscimento e poi arrestati. Il governo di Delhi li portò via da quello Stato che non aveva e non ha alcun diritto di giudicarli, ma ora è ufficialmente arrivato sui tavoli dei giudici di Delhi l’esposto di Freddy John Bosco, proprietario del peschereccio St. Antony, sul quale si trovavano i due pescatori uccisi. Secondo Usha Nandini, l’avvocato che ne ha seguito l’iter, questa petizione «mira a portare la causa nel suo luogo naturale, il Kerala». Se pure la Corte Suprema ha stabilito che il Kerala non ha giurisdizione per intervenire nel caso, mentre tale giurisdizione è dello Stato indiano, «è evidente che il Kerala è parte di questo Stato e che è naturale che il processo possa svolgersi in un luogo il più vicino possibile a dove è avvenuto l’incidente».

Nello Stato natale dei due pescatori uccisi tutta la vicenda è stata utilizzata per fini chiaramente elettorali (in India le elezioni politiche sono attualmente in corso) e proprio qui, nel Kerala, i due fucilieri di marina hanno subito la detenzione nel carcere ordinario, assieme ai criminali comuni. Il ricorso è stato messo agli atti, ma ha poche possibilità di essere esaminato prima dell’inizio, il 12 maggio, delle vacanze estive del massimo tribunale indiano. Come ha confermato Usha Nandini non è escluso che la Corte Suprema indiana si pronunci immediatamente sul ricorso, ma i tempi sono molto stretti e la cosa più probabile è che tutto scivoli dopo la fine delle vacanze giudiziarie prevista per il 29 giugno. I tempi si allungano, e intanto i nostri militari che, ancora, dopo due anni, non sono stati formalmente accusati di nulla, restano nell’ambasciata italiana di Delhi.

Antonio Angeli- 7 maggio 2014

fonte: http://www.iltempo.it/esteri

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