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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

15/02/17

Totò Renzi


 


“Ragionie’: ragionamme!”. Ricordate Totò? Matteo Renzi è un po’ così. Fa mille conti, ma si dimentica poi il “ragionamento”. Quello, tanto per capirci, così caro a Ciriaco De Mita, che insisteva con quel suo modo dolce di avellinese a confondere le “t” con le “d”. Ma Renzi non ha un briciolo di Magna Grecia in sé: tutta furbizia toscana e assalto alla baionetta alle cariche più importanti. Il sogno già sognato è quello della vetrina internazionale, delle pacche sulle spalle a Francois Hollande e del bacino complice ad Angela Merkel. Con quale risultato pratico, si è visto. Alla fine, l’immodesto aspirante all’eredità dei Medici si è trovato addirittura a minacciare il veto sul bilancio europeo, per ridare l’udito ai finti sordi di Commissione e Germania. È proprio vero che le aspirazioni del poeta naufragano in Patria! Perché, in fondo, l’ircocervo Partito Democratico non si è mai evoluto, rimanendo quello delle origini: mezzo Dc “de sinistra” e metà ex Pci storico con i suoi rottamati che si riconvertono alla bisogna in “rottamatori del rottamatore”, in perfetta continuità con lo stile infido e sulfureo del vecchio e mai troppo rimpianto Comitato centrale.
Tutti dicono che Matteo sia un po’ agitato da quando insegue nevroticamente sogni di rivincita. In realtà ciò accade perché, appunto, non sa far di conto. La prima delle addizioni sbagliate è quella di considerare come un suo bottino personale di consensi il 40 per cento (che, guarda caso, è l’aliquota maggioritaria residuata dalla legge elettorale emendata dalla Corte costituzionale) di coloro che hanno votato per il “Sì” il 4 dicembre scorso. L’altra somma incerta, non meno strategica della prima, gli direbbe che divisi e scissi si conquistino più consensi di quelli che otterrebbe un Pd litigioso su tutto, tenuto assieme con gli spilli da snervanti compromessi e trattative interne che, come si sa, da quelle parti durano lo spazio di un mattino. Matteo del resto fa i conti con il “dopo”: se la sinistra vuole governare non ci sono alternative (soprattutto in regime proporzionale) a una coalizione sinistra-centro. Quindi, avanti tutta con il vaporetto che brucia olio nel motore. Dato per perso il maggioritario (inutile in un sistema tripolare, una volta amputato del ballottaggio), non resta che un ritorno al Nazareno.
Prima, però, occorre di nuovo sellare il somaro recalcitrante del suo Pd. E lo si può fare solo chiedendo un ultimo, disperato sforzo ai militanti: Congresso per la scelta del nuovo segretario e primarie per quella del candidato leader alla guida del Governo. Separando per sempre, tuttavia, le due cariche. In base all’ultimo giro di giostra della recente direzione Pd, si farà il congresso prima del voto con i tempi che deciderà l’assemblea del Pd. Poiché Renzi ha dichiarato che con la sua segreteria si conclude un ciclo, la conseguenza ovvia e inevitabile sono le sue dimissioni da segretario. Poi, infine, un altro calcolo fallato: aver insediato un supposto Re Travicello (Paolo Gentiloni), rivelatosi ben più solido e sponsorizzato del suo da parte dei “poteri forti”. Impossibile chiedere al gentile conte di farsi discretamente da parte, se non mettendolo alle corde con una sfiducia parlamentare che sarebbe un suicidio per la credibilità di governo del Pd. Intanto, Beppe Grillo gioca con la frizione del “voto anticipato sì; anzi no”, creando scompiglio nelle sempre più inquiete file renziane e in quelle del tribuno Matteo Salvini.
Ma, in realtà, poiché da qui a un anno si andrà comunque al voto, il popolo italiano aspetta la sua classe politica screditata al rimbalzo del gatto morto della legge elettorale. O la politica ritroverà in merito un sussulto di dignità, o il Paese cadrà nella paralisi e nel caos. E non sarà di certo colpa dei cittadini!

di Maurizio Bonanni - 15 febbraio 2017


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