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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

13/02/17

La “patata bollente” ai Raggi X



 


Confessiamo che, dopo aver visto il titolo di “Libero” e letto l’editoriale di Vittorio Feltri, abbiamo una certa difficoltà a prendere penna e calamaio per vergare in maniera efficace un pezzo di carta riempiendolo di contenuti che aggiungano qualcosa. Succede spesso che il direttore di “Libero” tiri fuori dal cilindro una genialata di quelle talmente scorrette politicamente da far incazzare tutti, ma proprio tutti. Il personaggio è così: o lo ami o lo odi. Noi lo amiamo perché riesce a mettere in crisi le funzioni epatiche proprio di coloro i quali ritengono di avere il monopolio della libertà di pensiero e che s’indignano solo quando l’inchiostro irridente macchia (nel caso di specie) la loro patata. Quando si tratta delle patate altrui, quella è libertà di critica, è diritto di cronaca sancito solennemente dalla Costituzione italiana. Quando Enzo Biagi e Daniele Luttazzi vengono allontanati dalla Rai, allora è un editto bulgaro meritevole di ogni attenzione e tutela, mentre se Luigi Di Maio si presenta all’Ordine dei giornalisti con la lista dei giornalisti cattivi, qualcuno lo fa pure entrare.
Qui però, rimanendo in tema, l’affare si ingrossa perché da Laura Boldrini a Pietro Grasso, al presidente dell’Ordine dei giornalisti, fino alle massime cariche del Partito Democratico, tutti si sono sentiti in dovere di condannare il gesto sessista e volgare di Libero e dare solidarietà a Virginia Raggi. Sarebbe troppo facile a questo punto evocare quanto detto e scritto su Silvio Berlusconi in questi anni (nell’indifferenza più totale) o quella volta che Beppe Grillo chiamò “vecchia puttana” Rita Levi Montalcini. E infatti non lo faremo.
Ironia della sorte però, proprio nello stesso giorno in cui si è consumata la vicenda della patata bollente, un’altra donna – Giorgia Meloni – è stata volgarmente attaccata da Asia Argento (una stipendiata dal servizio pubblico), fatta oggetto di apprezzamenti meschini come donna, come mamma e come politico. Nessuno che si sia sentito in dovere di spendere una parola in difesa della Meloni (la quale si è difesa da sola e con molta classe), nessuno che si sia scandalizzato facendo le barricate come nel caso del sindaco di Roma.
Cosa significa tutto ciò? Significa che, alla fine, del sessismo o della sensibilità delle donne non frega niente a nessuno perché dipende molto da chi è la donna fatta oggetto delle invettive. Significa che lo scandalo montato sul titolo di Libero è ipocrita e mediaticamente costruito per motivi che per ora ci sfuggono ma che si paleseranno quanto prima. Fossi in Virginia Raggi mi ricorderei di ciò che Virgilio fece dire a Laocoonte: timeo Danaos et dona ferentes. Poi mi preoccuperei immediatamente di spiegarne il significato a Di Maio (temo i Greci, anche quando portano doni). Ad ogni modo, fa bene Vittorio Feltri a frugare tra le mutande di Virginia? Ha ragione quando paventa una commistione tra gli uffici del sindaco e le di lei vicende personali? Questo non lo sappiamo e sinceramente preferiamo continuare ad ignorarlo, convinti come siamo che sia inutile sbandierare le polizze perché tanto ci sarà sempre un integralista pentastellato pronto a negare anche la verginità della Madonna pur di corroborare la tesi precostituita del complotto contro i grillini. L’attacco personale, fondato o meno, serve a compattare la base che li reputerà così puri da essere sgraditi al sistema e invisi ai poteri forti (onde poi prenderli nel loro staff?).
Noi crediamo nel tempo perché spesso è galantuomo e crediamo negli atti amministrativi che proveranno molto presto l’inconsistenza del sinallagma a Cinque Stelle: dateci il voto affinché noi si supplisca alla politica corrotta con l’onestà e la competenza che contraddistinguono ogni appartenente alla società civile.
Roma è paralizzata come nemmeno ai tempi di Ignazio Marino e, patate o non patate, i fatti sono lì a dimostrarlo. Il tempo ci dirà se abbiamo torto e noi saremo lì a fare pubblica ammenda se del caso. Per ora risparmiateci il perbenismo a corrente alternata e smettetela di indignarvi per un titolo ben riuscito. Ma forse il problema è proprio questo.

di Vito Massimano - 11 febbraio 2017

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