L’Unione Europea e l’Italia si giocano (male) le ultime briciole di credibilità residua nella “guerra” all’immigrazione illegale che vede un po’ troppi “collaborazionisti col nemico” da questa parte del Mediterraneo. Quanto accaduto negli ultimi giorni è sintetizzabili in alcune sequenze consecutive.
Nella prima, che potremmo intitolare “le chiacchiere
europee” il presidente del consiglio Ue Donald Tusk pronuncia la
fatidica frase “chiuderemo la rotta libica. Sembrava una svolta
importante con la Ue che, dopo aver chiuso la rotta balcanica in seguito
a un traballante accordo con la Turchia pareva pronta a sostenere
l’Italia per fermare i clandestini e contrastare finalmente i
trafficanti libici. La sequenza poi procede col vertice a La Valletta
dove non hanno deciso nulla. Solo chiacchiere: l’impegno per la
stabilizzazione della Libia, ora “più importante che mai” con l’Europa
che “darà il massimo per contribuire a questo obiettivo”.
Però sui respingimenti in Libia dei clandestini, mai nominati
esplicitamente, nessuno pensa di fare “miracoli”, né ci sono “bacchette
magiche”, spiega il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni:
l’obiettivo è “ridurre il numero degli arrivi”, in modo da rendere il
fenomeno “gestibile” e dare così, evitando “emergenze e tragedie”, una
“risposta all’opinione pubblica”.
Cosa vorrà dire Gentiloni? Li faremo partire un po’ alla volta?
Diremo ai libici di non farli salpare tutti insieme? Forniremo ai
trafficanti barche più sicure e inaffondabili per mandarci i clandestini
in tutta sicurezza? Li andremo a prendere direttamente sulle spiagge
pagando noi l’obolo ai trafficanti per sostenere l’economia libica visto
che il 50 per cento del PIL della Tripolitania è generato dai traffici
illeciti?
La sequenza si conclude con Gentiloni che ripete ancora una volta che
l’Italia si aspetta che i partner Ue si accollino i ricollocamenti dei
clandestini accolti in Italia. Ancora questa barzelletta? E se anche li
accogliessero tutti tra pochi mesi saremmo allo stesso punto se nessuno
chiude “il rubinetto” in Libia. Certo è impossibile poi non notare che
gli stessi governi responsabili dell’accoglienza indiscriminata di
immigrati illegali si dicono oggi favorevoli a bloccarne i flussi,
sposando di fatto le stesse posizioni dei movimenti nazionalisti,
“populisti” o dei paesi del cosiddetto Gruppo di Visegrad.
E’ paradossale che, dopo averlo a lungo criticato, la Ue concordi
oggi con il presidente ungherese Viktor Orban solo perché, come dice lo
stesso Tusk, si è accorta che i flussi migratori illeciti “non sono più
sostenibili”. Il sospetto è che i governi di molti paesi della Ue,
specie quelli dove vi sono elezioni imminenti, abbiano interesse a
mostrare un atteggiamento più rigido sull’immigrazione per contenere i
crescenti consensi dei partiti nazionalisti e identitari.
A Bruxelles poi non soni neppure tutti d’accordo con la nuova linea.
Mentre Tusk parlava di chiudere la ritta libica, Federica Mogherini ha
rilasciato un’intervista in cui afferma che i flussi migratori non si
possono fermare e in ogni caso la Ue ha bisogno di immigrati per
combattere il calo demografico. Invece di immigrati illegali e islamici
non sarebbero meglio asilo nido gratuiti e assegni famigliari dignitosi?
Inutile attendersi risposte da un’Europa che non sa neppure porsi le
domande appropriate.
La seconda sequenza potremmo intitolarla
“chiacchiere italo –libiche” e mostra Fayez al-Sarraj e Paolo Gentiloni
firmare un accordo basato sull’aria frutta che dovrebbe fermare o almeno
rallentare i flussi di immigrati. Scritto in politichese misto a
burocratese, l’accordo non è di facile lettura ma contiene tutto il
repertorio del buonismo nazional popolare.
Si parla di “avviare iniziative di cooperazione per il sostegno alle
istituzioni di sicurezza e militari al fine di arginare i flussi di
migranti illegali” mentre l’Italia fornirà “sostegno e finanziamento a
programmi di crescita nelle regioni colpite dal fenomeno
dell’immigrazione illegale, in settori diversi”. Cioè butteremo altri
soldi al vento donandoli ai governi africani nella vana speranza che
fermino gli immigrati clandestini. A questo dovrebbero servire i 200
milioni annunciati giorni fa dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano?
Roma fornirà “supporto tecnico e tecnologico alla guardia di
frontiera e dalla guardia costiera libiche” si impegnerà nel
“completamento del sistema di controllo dei confini terrestri del sud
della Libia, nell’adeguamento e finanziamento dei centri di
accoglienza”. Quindi daremo tecnologie ai libici perché controllino
coste e confini sahariani che non sono però in mano ad al-Sarraj il cui
governo presidia solo la base navale di Abu Sittah. L’intesa prevede la
formazione “del personale libico all’interno dei centri di accoglienza,
sostenendo i centri di ricerca libici che operano in questo settore”.
Qualcuno ha mai sentito parlare di centri di ricerca libici che operano
nel settore dell’immigrazione? Forse ce li hanno i trafficanti per
valutare le te4hdenze del mercato e gestire meglio i flussi.
Facile intuire che da questa montagna di chiacchiere non uscirà nulla
di concreto anche perché al-Sarraj non può prendere impegni di nessun
tipo considerata l’autorità che realmente esercita. Lo pseudo premier ha
però tranquillizzato i trafficanti negando che le navi militari Ue
violeranno le acque libiche.
Quindi saranno le motovedette di Tripoli a riportare a terra i
migranti? In ogni caso ha tenuto a precisare che i clandestini respinti
(l’accordo li chiama “rimpatri umanitari”) non resteranno stabilmente in
Libia ma verranno rimpatriati con ponti aerei. Ma ammesso che si
facciano chi li attuerà? L’Onu? E chi li pagherà? La Ue?
Italia e Libia, prevede ancora l’accordo, proporranno entro tre mesi
“una visione di cooperazione euro-africana più completa e ampia, per
eliminare le cause dell’immigrazione clandestina, al fine di sostenere i
paesi d’origine dell’immigrazione nell’attuazione di progetti
strategici di sviluppo, innalzare il livello dei settori di servizi
migliorando così il tenore di vita e le condizioni sanitarie, e
contribuire alla riduzione della povertà e della disoccupazione”.
Un vero libro dei sogni. “Visioni” a scadenza trimestrale hanno poco
senso ma se non si comincerà già da oggi stesso i respingimenti allora
vedremo nelle prossime settimane salpare migliaia di clandestini dalle
coste libiche. Se quella contro i trafficanti è una “guerra” (così la
chiamò il ministro della Difesa, Roberta Pinotti) le iniziative vanno
annunciate dopo averle assunte non con mesi di anticipo consentendo così
al nemico di adottare contromisure.
Che dire poi dell’obiettivo di Roma di migliorare gli standard di
vita africani per scoraggiare le migrazioni? Ovviamente buttando soldi
nostri che sarebbero meglio spesi per i 4,6 milioni di italiani poveri
censiti dall’Istat.
Ogni euro investito oggi in Africa è buttato al vento poiché senza
una seria campagna di controllo delle nascite il Continente Nero è
destinato ad esplodere. Peccato che nel Sahel la fede islamica impedisca
ogni tipo di controllo demografico mentre l’esodo di migranti aiuta i
governi a liberarsi da giovani arrabbiati e delusi che domami invieranno
a casa valuta pregiata e già da oggi costituiscono per l’Europa un
problema di sicurezza gravissimo.
Migliorare le condizioni di vita del Sahel sarebbe un obiettivo forse
non privo di senso se programmato sui prossimi 30 anni e comunque solo
se non fossero i clepto-governi africani a dominare quelle regioni. Se è
improbabile una nuova fase coloniale è altrettanto certo che in Africa
si continuerà a vivere peggio che in Europa ancora per molti decenni
almeno. Per questo l’immigrazione illegale va stroncata con la forza
delle leggi e nel caso delle armi non buttando soldi e facendoci
prendere per il naso da libici e africani. Del resto, invece di
alleviare la disoccupazione giovanile nel Sahel, Gentiloni farebbe
meglio a combattere quella italiana, oggi al 40 per cento.
La terza è ultima sequenza di questa vicenda
potremmo intitolarla “i fatti concreti” e mostra decine di gommoni e
barconi salpati ieri e oggi dalle solite spiagge della Tripolitania con a
bordo i soliti clandestini africani raccolti dalle solite navi italiane
ed europee, civili e militari, e portati in Italia per arricchire i
soliti enti, associazioni, ong, coop legate ai soliti carri politici.
Sono arrivati in 3mila negli ultimi giorni mentre l’Europa e l’Italia
chiacchieravano di respingimenti e chiusura della “rotta libica”.
Foto: Marina Militare, Ansa e Frontex
5 febbraio 2017 - di Gianandrea Gaiani
FONTE: http://www.analisidifesa.it
Nessun commento:
Posta un commento