La
realtà è un cazzotto in faccia che ci arriva da Mike Tyson e ci lascia a
terra inermi. L’ultimo dossier sulla povertà fa gelare il sangue nelle
vene. Nei centri della Caritas del sud Italia vengono aiutati più
italiani che immigrati. Il rapporto redatto dall’organismo pastorale
della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) lascia poco spazio alla
fantasia, il 66% di quelli che hanno richiesto aiuto recitano italiani
sulla carta d’identità. I dati del 2015 fanno piangere, la nostra gente,
lo dicono anche i numeri, deve essere aiutata e le istituzioni non
possono più far finta di nulla. “A livello nazionale il peso dei
migranti continua a essere maggioritario, con una percentuale che si
aggira attorno al 57%, ma nel Mezzogiorno, gli italiani hanno sorpassato
gli stranieri con il 66,6%”, questo si legge su Il Giornale. I centri
Cartitas presi d’assalto, uomini e donne d’Italia senza un futuro
dimenticati dal governo che brandisce referendum, invocando la crescita
economica ed il rilancio, mentre il popolo è affamato. “Se non hanno più
pane, che mangino brioche”, la frase che fu attribuita a Maria
Antonietta d’Asburgo-Lorena, può essere stata tranquillamente
pronunciata da Matteo Renzi in gita alla Casa Bianca. L’allegria degli
yes man non porta sollievo, porta rancore e rabbia per chi vede crollare
tutto attorno ai propri occhi.
Nello
specifico, sempre sul quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, si
legge: “tra i beneficiari dell’ascolto e dell’accompagnamento prevalgono
le persone coniugate (47,8%), seguite dai celibi o nubili (26,9%). Il
titolo di studio più diffuso è la licenza media-inferiore (41,4%); a
seguire, la licenza elementare (16,8%) e la licenza di scuola media
superiore (16,5%). I disoccupati e inoccupati insieme rappresentato il
60,8% del totale”. Una carneficina, in ginocchio aspettando che il boia
recida la nostra testa. La povertà ha falcidiato questa nazione, l’ha
resa carne da macello e nel mentre gli italiani non ce la fanno più. Il
76,9% di chi chiede aiuto alla Caritas ha gravi problemi di degenza
economica. Ma le amministrazioni comunali, regionali e nazionali
sorridono solo ai clandestini. Con quel sorriso beffardo che umilia i
figli di Dante Alighieri. A volte mi chiedo se i politici leggano questi
dati, se li annusino, se li ascoltino e se ci riflettano. Ridono
indicandoci, siamo allocchi per le loro. Pensano che siamo spacciati,
anzi ci vogliono senza speranze. Saremo, invece, pronti a tutto pur di
non perire.
Quando
parlo con le persone, mi confronto e cerco di portare avanti le mie
tesi, qualcuno mi chiede se il mio pensiero non sia frutto del
complottismo. Come può esserlo rispondo, basta fare un giro tra le vie
delle nostre città e fermarsi a fare la spesa al mercato. Avete provato,
recentemente, a girare tra le bancarelle? La desolazione. Il tramonto
del commercio, i volti che una volta erano gioiosi, che invitavano ad
acquistare sono stati sostituiti da maschere di cera. La gente non ha
danaro, non spende ed il tempo ha visto l’esplosione di ambulanti
stranieri che vendono merce di scarsa qualità a prezzi ridicoli. Questa è
la realtà. La stessa che ci porta a vedere sempre più persone
rovistare, a fine mercato, tra gli scarti dei banchi di frutta e
verdura. Sono italiani ed il nostro tricolore, ogni volta che si
verifica una scena del genere, si affloscia inerme senza vita.
In
una vecchia intervista su Il Foglio, Renaud Camus, padre del concetto
della Grande Sostituzione, ci indica il ricambio che sta subendo il
nostro popolo, ormai imbelle: “La Francia è come una vecchia badante che
alleva i figli di un altro popolo. E devi essere davvero vanitoso, naif
se pensi che questi popoli abbiano la stessa idea di nazione, di
cultura, di civiltà, di identità. Questo ‘sostituismo’, come lo chiamo
io, è la base ideologia della Grande Sostituzione, è una concezione
dell’esistenza. E’ una ideologia della intercambiabilità. E le
condizioni sono la Grande Esculturazione, l’insegnamento dell’oblio,
l’industria dell’ebetudine”. Vittime di noi stessi, marciamo
inesorabilmente verso la fine dei nostri giorni.
Siamo
un giocattolo rotto da buttare via, ma non vogliono dircelo. Il
ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ed il capo del Dipartimento
per l’Immigrazione del ministero dell’Interno, Mario Morcone, mentono
sapendo di mentire. Hanno avuto il coraggio di dichiarare che
l’accoglienza degli immigrati ci costa un miliardo e 200 milioni di euro
all’anno. Anzi, “ampiamente sotto quello che i migranti che vivono nel
nostro paese e lavorano legittimamente ci restituiscono sotto forma di
pil”. Ci trattano come infanti cercando di raggirarci. Per contro
Massimo Blasoni, presidente di ImpresaLavoro, sulle colonne de La Verità
afferma limpidamente, l’aumento “che i costi per la gestione di questa
emergenza – riferito agli sbarchi, ndr – stanno crescendo
esponenzialmente di anno in anno”. Negli ultimi cinque anni, dal 2011,
abbiamo speso 11,7 miliardi di euro per accogliere i clandestini.
Follia. Solo quest’anno 4,115 miliardi che dal 2017 diventeranno 4,175
miliardi. Assurdo. Questo danaro doveva essere convogliato verso i
disoccupati, verso gli anziani, verso le fasce reddituali più deboli, ma
sopratutto verso gli italiani che vengono prima di ogni discorso di
aiuto verso terze persone.
Il
disegno delle lobby mondiali, quelle che gestiscono veramente il
potere, si sta realizzando. Il popolo tricolore sta diventando, piano
piano, sempre più povero e andrà, inesorabilmente, incontro
all’estinzione. L’invasione incontrollata, da parte degli immigrati,
insieme al loro mantenimento, operato in maniera maniacale dal governo
nostrano, ci sta portando alla deriva. Le casse dello Stato sono sempre
più vuote ed il pericolo dell’islamizzazione, come ho avuto modo di
scrivere recentemente, ci porterà verso il punto di non ritorno. Urge
una rivoluzione, perché se non ci ribelliamo saremo destinati a partire
le pene dell’inferno. E per tutto quello che abbiamo dato al mondo e
alla storia non lo meritiamo.
(foto di repertorio)
dal blog Avanti Senza Paura di Anrea Pasini - 23 ottobre 2016
fonte: http://blog.ilgiornale.it
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