I poliziotti francesi continuano da una settimana a protestare contro il governo e l’apparato giudiziario anche se in Italia i media quasi non se ne occupano, forse per non mettere in ulteriore imbarazzo la “gauche” di governo che da Parigi è impegnata a convincere i partner europei che si tratta solo di alcuni agenti al soldo del Front National di Marine Le Pen.
Invece la situazione è molto più grave e foriera di drammatici sviluppi,
come dimostra di aver compreso anche il presidente Francois Hollande
che nelle prossime ore dovrebbe incontrare sindacati di polizia e i
rappresentanti degli agenti che manifestano in tutte le città
d’Oltralpe.
I poliziotti hanno respinto la proposta di un aumento salariale di 100 euro al mese,
un penoso tentativo di comprarne il silenzio e il rientro nei ranghi, e
chiedono più mezzi per combattere la piaga della criminalità dilagante
nelle periferie urbane ormai dominate da bande di delinquenti, spesso
minorenni, in gran parte arabi e islamici. Nella notte di lunedì
centinaia di poliziotti in borghese sono tornati a manifestare per le
strade di Parigi, a Place de l'Opera e in altre zone della capitale,
incluso davanti alla statua di Giovanna d'Arco. In molti hanno intonato
la marsigliese. Alcuni volevano protestare davanti al ministero della
Giustizia, in Place Vendome, ma sono stati bloccati dai gendarmi (la
Gendarmerie è un corpo di polizia ma a statuto militare, come i
Carabinieri in Italia).
Il corteo notturno degli agenti della Police Nationale è finito intorno a mezzanotte e mezza.
Alcuni sindacati hanno invitato i poliziotti a protestare ogni martedì
davanti ai palazzi di giustizia della Francia. E' inoltre prevista una
"marcia di rabbia di poliziotti e cittadini" per oggi, proprio quando il
presidente Francois Hollande ha previsto un incontro con gli esponenti
delle forze dell'ordine.
In una settimana la protesta è dilagata ormai in tutta la Francia:
centinaia di agenti con il volto coperto, in borghese, inquadrati da
colleghi con la fascia arancione al braccio, sfilano, gridano la loro
rabbia, cantano a squarciagola la Marsigliese. La rivolta è scoppiata
per l'aggressione con le bombe molotov a quattro agenti l'8 ottobre a
Viry-Chatillon, banlieue meridionale di Parigi. Un episodio di
quotidiano teppismo sul quale la magistratura ha aperto un'inchiesta per
"tentativo di omicidio in banda armata". Due molotov sono state
lanciate nell'abitacolo di due auto. Jenny e Vincent, due giovani
poliziotti, sono rimasti feriti molto gravemente. L'uomo di 28 anni ha
ustioni su tutto il corpo e resta all’ospedale Saint Louis e sotto le
finestre un gruppo di colleghi manifestanti arriva ogni sera per
cantargli la Marsigliese. "Ridurre la questione a un aumento di
effettivi significa gettare benzina sul fuoco”, ha dichiarato un
sindacalista.
Gli agenti in divisa chiedono equipaggiamenti, nuovi veicoli protetti
e armi ma soprattutto maggior rigore, severità e pene certe da parte
della magistratura nei confronti di chi aggredisce i poliziotti. Di
fatto la Police Nationale vuole potersi difendere contro gruppi che
assomigliano sempre di più a milizie combattenti che a bande di giovani
delinquenti e vorrebbe che una volta arrestati, i criminali che cercano
di uccidere i poliziotti restassero in galera per anni invece di venire
liberati dopo poche ore. Di fatto oggi intere periferie urbane sono
fuori dal controllo delle autorità francesi e sono off-limits per la
polizia.
Dopo il tentativo fallito di calmare la protesta da
parte del ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve, che ha avuto parole
di apprezzamento per gli agenti lasciando intendere che non saranno
puniti quelli che partecipano ai cortei notturni non autorizzati, tocca
ora ad Hollande. Il presidente, ormai in caduta libera nei sondaggi per
le presidenziali di primavera, ha definito “importantissimo che si possa
dare una prospettiva e una risposta immediate, e che i poliziotti
sappiano che il governo e il presidente della Repubblica sono in una
logica di dialogo".
Domenica 500 poliziotti hanno sfilato al Trocadéro,
davanti alla Torre Eiffel, 800 a Lione, altre centinaia in tutte e
principali città. Il governo socialista, in imbarazzo, strumentalizza il
sondaggio che registra come la metà degli agenti di polizia sarebbe
pronto a votare per il Front National di Marine Le Pen; ma è
chiaro che l’orientamento politico di molti poliziotti e di molti
cittadini francesi è la conseguenza (non certo la causa) del caos
determinato da una politica disastrosa che ha fatto esplodere il bubbone
dell’immigrazione illegale unito a quello della rivolta di un’ampia
fetta di giovani, figli di immigrati per lo più nordafricani che non
solo non si sentono francesi ma combattono i simboli della “Republique”.
Buonismo e sciatto multiculturalismo che hanno di
fatto garantito l’immunità a molti giovani criminali aumentandone
l’ostilità verso gli agenti e hanno esasperato cittadini e poliziotti
determinando un aumento dei consensi per FN. Del resto anche Alain
Juppé, candidato favorito della destra Repubblicana, ha attaccato il
governo sottolineando che "l'esasperazione delle forze di polizia
raggiunge un livello tale che i poteri pubblici devono reagire". L’ex
presidente Nicolas Sarkozy se l'è presa con il ministro Cazeneuve,
definendolo con disprezzo "colui che ci fa da ministro dell'Interno"
aggiungendo che il governo non fa niente per arginare "l'attuale clima
di anarchia".
L’intero apparato di potere socialista è sotto tiro e
non solo per la gestione dell’ordine pubblico o per la minaccia
terroristica dal momento che anche sui fronti bellici in Iraq e Siria il
governo francese non ha mai attuato quelle rappresaglie militari più
volte evocate da Hollande dopo i numerosi attentati islamici.
La protesta dei “flic” è senza precedenti in Francia
e ha preso in contropiede anche i sindacati, i cui vertici sono stati
sconfessati dalla base, e che oggi cercano di cavalcare l’onda del
malcontento per mostrare di avere ancora un peso. Gli operatori della
sicurezza si sentono abbandonati dalle istituzioni e sotto una continua
pressione a causa della minaccia terroristica, delle bande delle
banlieue, delle manifestazioni contro la nuova legge suo lavoro e, prima
ancora, per garantire la sicurezza ai campionati europei di calcio.
La situazione potrebbe quindi esplodere in modo incontrollato
alla prossima inevitabile crisi o al prossino attacco mortale agli
agenti. La Francia sta incrementando intanto l’impiego dei militari per
l’ordine pubblico interno (operazione Sentinelle). Provvedimento che
potrebbe contribuire a ridurre la pressione sulla polizia ma l’idea di
schierare l’Armée nelle banlieue ribelli apre un ampio ventaglio di
potenziali sviluppi inclusi scenari da guerra civile.
Anche se, in prospettiva, è meglio prepararsi al fatto
che i tanti quartieri delle città europee sottratti alla sovranità dei
singoli Stati dalle comunità che vi abitano potranno essere
“riconquistati” solo con l’uso massiccio della forza. Non è un caso che
negli ultimi anni moli corpi di polizia statunitensi abbiano arruolato
veterani delle guerre in Iraq e Afghanistan e abbiano acquisito mezzi e
armi da guerra da impiegare in caso di operazioni di contro guerriglia
urbana.
Le operazioni per ripulire le decine di Viry-Chatillon presenti in Francia,
se mai qualcuno avrà il coraggio di ordinarle, potrebbero assomigliare
più alla battaglia di Fallujah combattuta in Iraq nel 2004 che a
un’operazione di ordine pubblico.
Meglio poi sgombrare il campo dall’illusione che il disagio dei poliziotti sia un problema solo dei francesi. L’esasperazione delle forze dell’ordine per l’approccio buonista della politica ai temi legati a difesa, sicurezza e immigrazione è un dato di fatto in buona parte dell’Europa Occidentale. In Germania molti poliziotti sono indignati per gli ordini politici di non far trapelare l’ampia mole di reati commessi dagli immigrati clandestini cosiddetti “rifugiati” mentre in Italia il polso della situazione negli apparati di sicurezza è ben evidenziato dalle tante dichiarazioni allamate dei sindacati di Polizia
Meglio poi sgombrare il campo dall’illusione che il disagio dei poliziotti sia un problema solo dei francesi. L’esasperazione delle forze dell’ordine per l’approccio buonista della politica ai temi legati a difesa, sicurezza e immigrazione è un dato di fatto in buona parte dell’Europa Occidentale. In Germania molti poliziotti sono indignati per gli ordini politici di non far trapelare l’ampia mole di reati commessi dagli immigrati clandestini cosiddetti “rifugiati” mentre in Italia il polso della situazione negli apparati di sicurezza è ben evidenziato dalle tante dichiarazioni allamate dei sindacati di Polizia
26 otobre 2016
di http://www.lanuovabq.it
aggiornamento:
29 ottobre 2016 - altra notte di protesta della polizia francese
Gli agenti della polizia francese hanno tenuto un'altra notte di manifestazioni per sfogare la loro rabbia per l'aumento del carico di lavoro e per le attrezzature e normative obsolete che limitano la loro capacità di auto-difesa
PRESSTV.COM
aggiornamento:
29 ottobre 2016 - altra notte di protesta della polizia francese
Gli agenti della polizia francese hanno tenuto un'altra notte di manifestazioni per sfogare la loro rabbia per l'aumento del carico di lavoro e per le attrezzature e normative obsolete che limitano la loro capacità di auto-difesa
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